PER RICOSTRUIRE SI EVITINO SCORCIATOIE GENERAZIONALI.
Il dibattito nel PD tuderte. Un polemico Intervento di Manuel Valentini.

La sconfitta ottenuta dalle forze di centrosinistra e dal Partito Democratico alle elezioni regionali dello scorso 27 Ottobre è, senza alcuna ombra di dubbio, un esito nefasto scritto ormai da anni ed ampiamente prevedibile. Infatti, i segnali di scollamento tra la classe dirigente del centrosinistra (o, almeno, la stragrande maggioranza di essa) e la società umbra sono stati nel corso degli anni molteplici e, per quanto mi riguarda, assolutamente inequivocabili. Superfluo sarebbe elencare qui, per l’ennesima volta, le numerose sconfitte conseguite dal Partito Democratico e dai nostri alleati nelle sfide elettorali, succedutesi nell’arco degli ultimi anni, che avevano ad oggetto il governo di numerose ed importanti città dell’Umbria. Per non parlare poi della totalità dei collegi uninominali persi in malo modo alle elezioni politiche del 2018. Tuttavia, la cosa che più mi ha colpito è stata la completa chiusura di chi aveva in mani le redini del partito nei confronti di quei pochi (io tra questi) che hanno tentato di sottolineare le numerose criticità che stavano emergendo, sempre più ampie e profonde, nella società regionale e che quest’ultima addebitava, non sempre a torto, al ceto politico ed amministrativo del centrosinistra. Arroccata nei palazzi, persa nei soli accordi e accordicchi per mantenere rendite di posizione sempre più esigue, consumata dai giochi tattici (come diceva qualcuno, di sola tattica si muore). Ci sono anche stati dei distinguo tra i maggiorenti del Pd ma sono rimasti troppo isolati e inascoltati. La nostra classe dirigente si è dimenticata della ragione principale che dovrebbe muovere chi fa politica a sinistra: migliorare la società in cui si vive, incidere in maniera positiva sulle condizioni di vita delle persone e lottare per abbattere le disuguaglianze sociali.
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