La polemica sulla legittimità del Consiglio comunale in Videoconferenza.

Katia Massetti, consigliere PD interviene di nuovo sul tema e risponde alle osservazioni di Nulli

La videoconferenza garantisce la funzionalità delle istituzioni.
Vedo che c’è chi tenta di “menare il can per l’aria” anziché rispondere alla semplice proposta che è stata fatta, cioè quella di far funzionare le istituzioni e, quindi, anche il consiglio comunale, nel rispetto delle regole straordinarie entrate in vigore per garantire la salute pubblica. Questa garanzia deve venire anche dalle istituzioni locali, primo presidio democratico della sicurezza dei cittadini. Per funzionare in sicurezza il DL 18/2020 stabilisce che i consigli comunali possono riunirsi in videoconferenza, utilizzando la tecnologia a disposizione di tutti e già utilizzata da altri Comuni. Allora non ha senso tentare di speculare su una richiesta legittima facendola passare per una volontà di sottrarsi ai doveri istituzionali.  Il consigliere Nulli sa bene che concordiamo  sulla necessità di garantire il funzionamento delle istituzioni, ma, visto che si può fare con modalità che garantiscono la salute pubblica perché non metterle in pratica? È inaccettabile che si finga di non sapere che ci sono consiglieri che, legittimamente, non possono partecipare alle riunioni del consiglio perché il loro lavoro gli impedisce di essere presenti o che, in privato, scrivono che la loro partecipazione metterebbe a rischio gli altri partecipanti essendo stati a contatto con contagiati, proprio per il lavoro che fanno. Chiedendo la riunione in videoconferenza abbiamo proposto proprio di garantire il funzionamento delle istituzioni, è bene che non si mistifichi la realtà, allora, e ci si adoperi per fare in modo che le regole vengano rispettate.

Catia Massetti Consigliera comunale PD

Le Province italiane e la Provincia di Perugia nella storia e nell’ordinamento della Repubblica. Parte terza

Prosegue lo studio del dott. Alfonso Gentili sulla storia e sulla normativa delle Province.

Le elezioni politiche del 2006 e 2008 erano state svolte con il nuovo sistema elettorale introdotto dalla legge Calderoli n. 270 del dicembre 2005, il c.d. “Porcellum”, basato sempre, come il c.d. ” Mattarellum” del 1993, su una logica maggioritaria ma questa volta con il diverso metodo del proporzionale corretto da premi di maggioranza differenti tra Camera (con 340 seggi pari a circa il 55% spettanti alla coalizione o lista con il maggior numero di voti a  livello nazionale) e Senato (con premi di maggioranza a livello regionale), tra l’altro anche senza raggiungimento di una quota minima di consenso  complessivo e con soglie di sbarramento applicate ai due livelli. Con tale sistema, nelle elezioni del 2006 (Governo Prodi II,) si era determinata al Senato una maggioranza di soli due voti, mentre nelle elezioni del 2008 (Governo Berlusconi IV) solo l’ampiezza della vittoria del centro-destra aveva evitato squilibri tra i due  rami del Parlamento. Nelle elezioni del 2013 il problema si è aggravato producendo addirittura due maggioranze diverse nelle due Camere  e quindi un Parlamento difficilmente governabile, diviso com’era, al di là delle coalizioni, fra tre forze politiche principali dopo il risultato clamoroso (25% dei voti alla Camera e 24% al Senato) del M5S alla sua prima prova elettorale e che rifiutava a priori qualsiasi alleanza, nonché con il Pd al 25% e 27% e il Popolo delle libertà- PdL al 21% e 22% dei voti. Dopo la rielezione in aprile di Napolitano a Presidente della Repubblica, caso unico nella storia della Repubblica, il nuovo Governo di larghe inteseograndecoalizione Letta (aprile 2013-febbraio 2014-PD, PdL-NCD, SC, UdC, PPI e RI; Ministro per le autonomie G. Delrio) formatosi nell’agosto 2013, subito dopo che la Consulta aveva nel mese di luglio dichiarato l’illegittimità costituzionale della riforma delle Province del Governo Monti, ha presentato il disegno di legge n. 1542 recante disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni dei Comuni, che è stato poi approvato dal Parlamento come legge 7 aprile 2014, n. 56, c.d. legge Delrio (ex Presidente dell’Associazione nazionale dei comuni (Anci) dal 2011) e con già in carica il nuovo Governo di centro-sinistra Renzi (febbraio 2014- dicembre 2016-PD, NCD, SC, UdC, Demo.S-CD e PSI).

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PRONTO SOCCORSO CHIUSO. SUBITO UNA SOLUZIONE. Le richieste di Todi Civica.

IL COMUNICATO DI FLORIANO PIZZICHINI

Condividiamo la preoccupazione dei Sindaci della Media Valle del Tevere per la chiusura del Pronto soccorso dell’ospedale di Comprensorio   a seguito dell’individuazione del nostro nosocomio quale centro di cura del Coronavirus.  Una posizione però che i Sindaci stessi avrebbero dovuto verificare prima che la scelta fosse effettuata e che oggi rischia di lasciare oltre sessantamila persone senza un presidio fondamentale per la salute. Abbiamo accettato e collaborato con spirito costruttivo alle scelte fatte dalla Regione, convinti che in questo momento drammatico ognuno sia chiamato ad un atto di responsabilità, nell’interesse della collettività tutta. Ma oltre al Coronavirus vi possono essere patologie, incidenti, necessità che, in questo momento, vedono un territorio scoperto, tra l’altro, per un tempo che non sappiamo al momento quantificare. Non ci interessa la polemica e respingiamo la retorica di chi, in nome dell’unità di intenti, pensa di poter avallare scelte anche inopportune. Per queste ragioni chiediamo al Sindaco, al di là delle lettere, di verificare da subito, con atti concreti, soluzioni che possano ristabilire un servizio quanto più prossimo a quello chiuso. Anche questa è una necessità a tutela delle persone e riteniamo vada affrontata subito.
Todi Civica

Chiusura del Pronto Soccorso della Media Valle del Tevere, le proposte del PD di Todi.

L’ospedale della Media Valle del Tevere è stato convertito da pochi giorni in  COVID – Hospital, per la gestione dei casi meno gravi.In una logica di sistema, quantomeno regionale, si tratta di una scelta accettabile e immaginiamo ponderata come avranno dovuto fare coloro che portano in questo momento grandi responsabilità sanitarie, sia tecniche che politiche.  La conversione della struttura di Pantalla ha richiesto dei provvedimenti specifici, con la chiusura di unità, reparti e servizi.Tutto è avvenuto in pochissimi giorni, come inevitabile, senza che fosse possibile avere chiarimenti sui servizi sanitari di base che sarebbero rimasti attivi per i 60000 abitanti del territorio. Il Pronto Soccorso dell’ospedale della Media Valle del Tevere è chiuso da ieri. Abbiamo accettato, con senso di responsabilità che l’ospedale venisse riconvertito interamente in COVID Hospital, consapevoli della necessità di fronteggiare un’emergenza di cui non si conoscono ancora appieno i contorni e le conseguenze e pronti a contribuire, ciascuno per la propria parte, con il proprio apporto di mezzi e professionalità. Ma questo non fa venir meno i bisogni sanitari, ordinari o urgenti, di un territorio. E, se su alcune questioni, come – per esempio – quella del punto nascita, si discuterà a tempo debito, sulla chiusura del Pronto Soccorso occorre avere da subito delle garanzie. Giusta la presa di posizione dei Sindaci della Media Valle del Tevere, che hanno chiesto pubblicamente il potenziamento del servizio di  118 sul territorio estendendolo nelle 24 ore, poniamo però un’altra questione che crediamo di rilievo:la chiusura del Pronto Soccorso di Pantalla richiederà, nella maggior parte dei casi di intervento di un’ambulanza nel territorio della Media Valle del Tevere, un tempo più lungo per l’arrivo in un ospedale. Non essendo possibile, infatti, usufruire della struttura di Todi ci si dovrà rivolgere a Perugia, Terni, Foligno, Spoleto, Assisi, solo per fare alcuni esempi.Ogni uscita dei mezzi di soccorso, che dovranno andare e tornare verso e dai punti di Pronto Soccorso più distanti, lascerà scoperte le postazioni del 118 della Media Valle del Tevere più a lungo.Chiediamo quindi che vengano prese misure in grado di garantire una copertura piena del servizio di pronto soccorso sul territorio, perché è lecito attendersi e chiedere un rafforzamento di mezzi e personale del 118 nella Media Valle del Tevere, anche prevedendo il raddoppio delle postazioni.

Partito Democratico Todi, Gruppo consiliare PD Todi

Consiglio Comunale: da Catia Massetti,PD, una proposta alternativa.


PERCHÉ IL CONSIGLIO COMUNALE DI TODI NON SI RIUNISCE IN VIDEOCONFERENZA?

Catia Massetti

La conferenza dei capigruppo, che si è tenuta ieri sera, si è conclusa con un nulla di fatto sulla richiesta dei gruppi di opposizione di rinvio del Consiglio comunale, convocato per l’approvazione del Bilancio preventivo il prossimo 23 marzo. In piena emergenza coronavirus e in una fase di crescita esponenziale dei contagi, nella nostra città e in Umbria, mi chiedo, perché si insiste a voler riunire più di 20 persone, per alcune ore, in un luogo chiuso, quando il decreto “cura Italia” prevede all’art. 73 che “al fine di contrastare e contenere la diffusione del virus COVID-19 e fino alla data di cessazione dello stato di emergenza deliberato dal CdM il 31 gennaio 2020, i consigli dei comuni, delle province, delle città metropolitane e le giunte comunali, che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza, possono riunirsi secondo tali modalità nel rispetto dei criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal presidente del consiglio, ove previsto, o dal sindaco, purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti…. “. Il Sindaco ci ha raccontato che diversi dipendenti comunali svolgono il proprio lavoro da casa, in modalità telelavoro o lavoro agile. Perché non è possibile svolgere le riunioni degli organi collegiali da remoto come stabilisce il decreto? Diversi consiglieri, anche di maggioranza per la verità, hanno manifestato le loro perplessità sulla scelta di non rinviare la seduta nonostante l’emergenza in corso, a tutela della salute propria, della comunità e dei propri cari. Ciascuno di noi ha a casa bambini piccoli da accudire, persone anziane bisognose di cure e assistenza, deve potersi recare a lavoro in sicurezza, senza mettere a rischio la salute degli altri. Può, in questo momento, la Presidente del Consiglio garantirci questo? Può garantire che nessuno di noi sia portatore sano della malattia da coronavirus o che non la stia incubando? È lecito mettere a rischio la funzionalità delle istituzioni, che in questo momento sono assolutamente necessarie in caso debbano assumere decisioni indifferibili e urgenti? La direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della salute ha emanato le definizioni di “contatto stretto”, ce ne sono di diversi tipi, tra questi viene definito contatto stretto quello di “una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri”. Possono la Presidente del Consiglio o il Sindaco certificare la presenza dei requisiti di sicurezza prescritti e, per questo, derogare alla disciplina del D. L. Cura Italia? Se sì possiamo riunirci e stare in più di 20 persone, per qualche ora, dentro alla Sala del Consiglio, a discutere il bilancio, altrimenti si rinvia di qualche giorno la seduta in attesa di poterla svolgere in videoconferenza e in sicurezza. Il Comune di Corciano l’ha appena fatto, perché noi no?  Non valgono, a mio parere, le obiezioni degli amministratori che paventano gravi conseguenze dalla prosecuzione della gestione in dodicesimi cui il Comune sarebbe obbligato fino all’approvazione dell’atto di previsione, per due motivi: il primo è che le amministrazioni pubbliche sono organizzate per garantire la propria funzionalità  anche in caso posticipo del termine di approvazione del Bilancio preventivo; il secondo è che il rinvio potrebbe consentire la revisione del bilancio 2020, visto che lo stesso Sindaco, già una decina di giorni fa, ha ammesso che alla luce dei provvedimenti governativi, che incidono e potrebbero incidere ancora sulla finanza pubblica e, quindi, anche sul sistema finanziario degli enti locali, il bilancio che dovessimo approvare oggi sarà suscettibile di notevoli e, forse, di più di una variazione già nelle prossime settimane. Dunque a che scopo l’approvazione frettolosa della previsione 2020? un po’ di buon senso non guasterebbe!
Catia Massetti Consigliera comunale PD

IL CONSIGLIO COMUNALE, NON S’HA DA FARE! (DI MANZONIANA MEMORIA)

Il PD richiede il rinvio del Consiglio e dell’approvazione del Bilancio 2010. La nota del Capogruppo.

Manuel Valentini, capogruppo PD

Non c’è nessuna necessità di fare il Consiglio Comunale lunedì 23 marzo per il Bilancio di Previsione. Questo è un fatto. Il termine ultimo per l’approvazione del Bilancio è stato, previdentemente, prorogato al 31 maggio, quindi non c’è più l’incombenza della scadenza di fine marzo. Il tema è stato posto durante la Conferenza dei Capigruppo di una settimana fa, ma la Maggioranza di governo della Città, è sembrata essere sorda a questo appello. Non si vede la necessità di discutere il Bilancio, ora, per 2 importanti ordini di motivi.

Il primo motivo, ovviamente, è di ordine Sanitario. Se fossimo tutti presenti (come richiederebbe una discussione così importante), quindi Sindaco, componenti della Giunta, Consiglieri, dipendenti comunali che si occupano della verbalizzazione, della diretta streaming e della portineria già siamo a oltre 25 persone. In più, dovrebbero essere presenti anche i responsabili comunali coinvolti nella redazione della previsione del Bilancio (ufficio tributi, urbanistica, lavori pubblici e ovviamente bilancio). In tempo di covid-19 non è opportuno che 30 persone siano contemporaneamente nello stessa stanza per un lunga discussione, come non è opportuno che la trattazione di un tema così importante per Todi, venga fatta in modo frettoloso. Non possiamo ignorare la probabilità che uno o più partecipanti alla seduta possa essere un contagiato asintomatico, che come ci è stato spiegato in questi giorni, è una possibilità concreta e pericolosa.

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Il PD tuderte chiede garanzie sulla riaperrtura dell’Ospedale dopo l’emergenza.

Il comunicato del Partito democratico: POTENZIARE OSPEDALE DELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE . Ancora dubbi e timori sulle sorti future del complesso di Pantalla.

Il PD di Todi, a fronte dei provvedimenti assunti dalla Giunta Regionale Umbra, che hanno trasformato l’Ospedale della Media Valle del Tevere in presidio Covid19, esprime tutta la sua più grande solidarietà e vicinanza al Personale Medico, Infermieristico, OSS, Tecnico e a tutti coloro che sono coinvolti in questo gravosissimo impegno. Alle Autorità Sanitarie Regionali chiede che tutti i lavoratori della sanità ivi impegnati, siano dotati di tutti i presidi necessari per preservare la loro salute e quella dei loro famigliari e che vengano, quanto più spesso possibile, effettuati i controlli sanitari necessari per scongiurare la diffusione del contagio.

A fronte di questo grandissimo sacrificio, riteniamo indispensabile che tutti gli oltre 50 mila cittadini della Media Valle del Tevere, siano rassicurati, con atto deliberativo ed impegno scritto da parte della Giunta Regionale, affinché, il giorno dopo che sarà proclamata la fine dell’attuale emergenza sanitaria, siano riaperti tutti i reparti attualmente chiusi e che rimanga, anche a mò di riconoscimento per il grande sacrificio fatto da tutti gli operatori sanitari e per i disagi che tutta la popolazione andrà a soffrire per la chiusura di questi servizi, anche la camera intensiva-rianimatoria che per tale situazione è stato comunicato che sarà approntata.

Certi di farci portatori delle preoccupazioni sia di tutto il Personale del nostro Ospedale sia di tutti i cittadini che in questi anni hanno usufruito di tali servizi, invitiamo tutti i Sindaci ad appoggiare tale richiesta.

Partito Democratico Todi

Dal PD tuderte: 5 PROPOSTE PER FAMIGLIE ED ATTIVITA’ ECONOMICHE

Comunicato del Partito Democratico.

Come Partito Democratico di Todi, abbiamo già dichiarato la massima collaborazione con l’Amministazione comunale in questa fase di drammatica emergenza. L’impatto del Coronavirus sul tessuto sociale ed economico va gestito anche a livello locale col massimo grado di coesione e solidarietà. Rinnovando dunque la nostra disponibilità a lavorare di concerto con la giunta per il bene comune della città, sollecitiamo il Sindaco ad interloquire, ragionare con maggioranza, opposizione e parti sociali (mondo delle imprese, del sindacato, del commercio, dell’artigianato e dei servizi) per i provvedimenti da prendere, integrati con le misure del decreto Cura Italia, per alleviare economicamente e socialmente una situazione che si presenta grave. Con il senso di responsabilità e con la cultura di governo che indiscutibilmente contraddistingue il nostro dna di forza riformista, abbiamo perciò pensato di proporre al Comune di Todi 5 semplici misure, tra le altre, pensate per le famiglie e le attività momentaneamente chiuse, poche e semplici proposte, ma sicuramente importanti e che possono essere approntate celermente;

_1 sospensione delle rette degli asili nido per i periodi di inattività;

_2 sospensione delle rette delle mense per i periodi di assenza del servizio;

_3 l’ente effettui il pagamento a vista fattura senza rimessa diretta invece di pagare a scadenza, al fine di andare incontro ai fornitori del Comune di Todi;

_4 posticipo della prima rata Tari ed eventualmente anche delle successive;

_5 posticipo delle bollette di Umbra Acque almeno per le attività economiche costrette alla chiusura temporanea.

5 piccole azioni che però possono portare ad un beneficio per la nostra città, facendo capire che anche il livello di governo locale non lascerà soli i tuderti.

Gruppo Consiliare Partito Democratico

Cosa sta succedendo nel nostro Ospedale di Pantalla: la testimonianza della dott. Carla Vannini.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dalla dottoressa, anestesista nell’ospedale di Pantalla.

Buongiorno,

sono la dottoressa Carla Vannini, anestesista e rianimatrice dell’Ospedale MVT di Pantalla. In questi giorni, in mezzo al bombardamento mediatico, la frase di un collega mi è rimasta impressa ed è ancora scolpita nella mia mente: “Oggi capita che chi scrive sui giornali e parla in tv di un evento, spesso non lo vive direttamente”. Da qui la mia riflessione, per la quale voglio spendere cinque minuti preziosissimi, rubati ad altro, per raccontarvi cosa sta succedendo nel nostro e vostro Ospedale; probabilmente saranno gli ultimi cinque minuti che potrò dedicare a queste considerazioni, visto che la “giostra” ha cominciato a girare ieri sera – 17/03/2020 – con l’accoglienza del primo paziente affetto da Covid-19. A metà della scorsa settimana usciva il decreto regionale che individua l’ospedale Media Valle del Tevere come centro accoglienza Covid. Un ciclone “travolge” tutti gli operatori sanitari di qualsiasi livello e grado. Quel piccolo alveare isolato, spesso criticato e bistrattato, ora è in prima linea per la nostra gente e per lo Stato, in una guerra contro un nemico che sta devastando il mondo intero.

Trepidazione, e legittimi timori nei cuori di tutti noi: il primo pensiero è andato alle nostre famiglie, che avremmo esposto a rischio maggiore. L’affacciarsi delle lacrime agli occhi, un frangente in cui le gambe vacillano. Per poco, lo spazio di pochi secondi; poi un’immagine si è fatta largo… i nostri colleghi: stanchi, prostrati, devastati, che lottano da giorni e non si fermano. Con loro… e per i nostri concittadini, amici, parenti, per i nostri anziani; le stesse persone che ci hanno criticato, a volte insultato o offeso… ma sì: i nostri concittadini, le persone che hanno bisogno del nostro aiuto.Abbiamo alzato i volti, ci siamo guardati e abbiamo detto il nostro doveroso: “Sì, io ci sono!”. Tutti insieme, una unica grande famiglia, un solo corpo.

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Coronavirus: una guida per la scelta e l’uso delle mascherine.

Un contributo scientifico del dott. Carlo Vannini

Mascherina FFP3

Dal Manualito “Il faidate nella Bronchite Cronica”, in via di pubblicazione, parte del Capitolo titolato “Una mascherina è per sempre.
Preciso che tutto ciò che segue è stato insieme ricavato non solo dalla pratica trentennale ma anche dalle attente valutazioni di merito di veri esperti, mentre manca la lettura di studi scientifici longitudinali nel tempo e comparati per il semplice motivo che non sono stati trovati.
Mi ha stupito il fatto che, in materia e durante la epidemia di Covid19, nessun media o social si sia impegnato in una informazione completa ma solo su note episodiche a latere.
Occorre considerare tale questione dal punto di vista squisitamente funzionale, cioè a che cosa servono le mascherine, a quali obiettivi le dobbiamo collegare in senso naso-buccale.
Chiariamo, a seguire, gli Obiettivi che ci dobbiamo porre.
In tempo di epidemia virale quello di non far entrare il virus nel nostro albero respiratorio, sfruttando il bus delle drop let, le goccioline emesse con starnuti e colpi di tosse dai soggetti infetti.
In occasione dei periodi di fioritura o situazioni di inquinamento ambientale non far invadere i bronchi dalle particelle relative.
Impedire l’accesso a batteri ed altri microorganismi non virali, come deposizioni di acari.
Impedire che dalla bocca dei soggetti riconosciuti infetti, sempre tramite drop let, fuoriescano virus, batteri, etc.in presenza di soggetti deboli ed immunodepressi.
Chiamiamoli Obiettivo 1 – 2 – 3 – 4. Quindi la via da tenere d’occhio non è solo quella fuori versus dentro il comparto naso-buccale ma anche la contraria.
Al netto dei fattori imprevedibili, l’uso delle mascherine deve essere connesso chiaramente a quanti e quali fattori impedire l’accesso e ciò si fa, si applica considerando (questo è ciò che dicono gli esperti) e comparando le dimensioni dei microscopici buchini sempre presenti nella loro trama con le dimensioni dei fattori che vogliono farci ammalare: teniamo presente che il diametro virale è, mediamente, di 50 micron, di più quella dei batteri tanto per citare.
Quindi in buona sostanza abbiamo 4 tipologie di sistemi di prevenzione.
La prima è quella delle mascherine di tessuto leggero, di tessuto-non tessuto, tipologia cui appartengono quelle cosiddette chirurgiche di colore verde, poi quelle di colore bianco con contenzione metallica nasale ed infine quelle fatte in casa con la carta per il forno o cartoncini di tela e tenute su con elastici o buchi per le orecchie. Esse servono solo allo scopo 2 – 3 – 4, hanno il vantaggio di poter essere sterilizzate con applicazione al max di flusso caldo del phono. Per avere effetti positivi, solo quelli indicati e non in 1, la applicazione dovrebbe essere per 12 ore, visto che il loro uso a letto è impossibile per vari ovvi motivi; in questo caso, in rapporto all’uso prolungato viene anche citato un maggiore possibile assorbimento di CO2, ma ciò è da tenere presente soltanto in soggetti che fanno uso di ossigenoterapia quotidianamente. C’è chi afferma però che il semplicemente indossarle, anche quando non servono, può essere utile in senso psicologico, nel senso che quel “coso” in faccia ci ricorda ogni momento che problema serio stiamo vivendo e quali altre procedure preventive dobbiamo mettere in atto.
La seconda modalità è quella messa in atto con i due tipi FFP2 ed FFP3, con zona filtro centronasale (le respirazione prevalente è nasale), che può servire per tutti e 4 gli Obiettivi ma conviene utilizzarla solo per 1, dato il costo e la raccomandazione (eccessiva?) di usarle solo al max per 4-6 ore.
La terza soluzione è da applicare solo per situazioni limite, ed è quella dell’effetto schermante casco.
In ogni caso gli esperti si dichiarano prudentemente tutti d’accordo (senza, ripeto, studi longitudinali) sul 70% di effetti positivi mediamente in caso di utilizzazione corretta.
Per lo smaltimento gettarle in raccolta differenziata.

Dott. Carlo Vannini.