LA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA IN UMBRIA E NELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE

Nella discussione sulla riapertura di alcuni tribunali, il Dott. Gentili propone una analisi storica della situazione in Umbria.

Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Grandi) relativo all’ordinamento giudiziario ed emanato in attuazione della delega al Governo del Re della facoltà di emendare il Codice civile, quello penale, quello di procedura penale e le leggi sull’ordinamento giudiziario conferita dalla legge 24 dicembre 1925, n. 2260, all’art. 1 prevedeva che la giustizia in materia civile e penale era amministrata dal Giudice conciliatore, dal Pretore, dal Tribunale, dalla Corte d’appello e dalla Corte suprema di Cassazione.  All’art. 2 stabiliva  che presso le Corti e i Tribunali era costituito l’ufficio del Pubblico Ministero mentre presso le Preture le funzioni di PM erano esercitate dal Pretore stesso che iniziava ed esercitava l’azione penale per i reati di sua competenza mentre in udienza le funzioni di PM erano esercitate da altri soggetti. Nella tabella A allegata al decreto, per quanto riguarda la Sezione di Corte d’Appello di Perugia, erano previsti 3 Tribunali e 16 Preture e precisamente:

1) il Tribunale di Perugia e le 9 Preture di Assisi, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Gubbio, Perugia e Todi; quest’ultima comprendente i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere e aveva sede, sin dagli anni ’70 dell’800, nel Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo  detto anche Palazzo della Pretura, al piano 2° e con all’interno la Sala delle udienze affrescata;

2) il Tribunale di Spoleto e le 3 Preture di Montefalco, Norcia e Spoleto;

3) il Tribunale di Terni e le 4 Preture di Amelia, Narni, Orvieto e Terni.

Nella tabella C del medesimo decreto venivano indicate anche le sedi distaccate di Pretura e precisamente per la Pretura di Città di Castello la sede di Umbertide, per quella di Foligno la sede di Bevagna, per quella di Gualdo Tadino la sede di Nocera Umbra, per quella di Norcia la sede di Cascia  e per quella di Spoleto la sede di Trevi.

 Il Tribunale civile e penale di Orvieto, composto dalle 3 Preture di  Città della Pieve, Ficulle e Orvieto, era stato istituito (come gli altri due di Perugia e Spoleto) nell’ordinamento giudiziario dell’Italia unificata (Regno d’Italia 1861-1946) approvato con la legge 6 dicembre 1865, n. 2626 Governo La Marmora I-Guardasigilli Cortese) e con i successivi Regi decreti attuativi. Venne però soppresso con il R.D. 24 marzo 1923, n. 601 (Governo Mussolini- Guardasigilli Oviglio) riguardante la circoscrizione giudiziaria del Regno. Nella tabella allegata allo stesso decreto per la Sezione di Corte d’Appello di Perugia figuravano infatti solo 2 Tribunali e 18 Preture:

1) il Tribunale di Perugia  e le 10 Preture previste a livello di mandamento (come circoscrizione intermedia tra il Circondario del Tribunale e il Comune del Giudice conciliatore) e precisamente quelle di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Città di Castello, Foligno (comprendente anche Assisi fino al ’41), Gualdo Tadino, Gubbio, Montefalco, Perugia I, Perugia II (poi unificate nel ’41) e Todi comprendente allora i comuni di Baschi (fino al ’41), Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi;

2) il Tribunale di Terni (neo costituitoproprio con tale decreto di cento anni fa) e le 8 Preture di Narni, Norcia, Orvieto (con San Venanzo),Orvinio, Rieti, Rocca Sinibalda, Terni e quella di Spoleto, il cui Tribunale veniva parimenti soppresso e le sue competenze trasferite al nuovo Tribunale di Terni, salvo però essere poi ripristinato con il decreto del ’41, diversamente da quello di Orvieto. Le tre preture del Reatino appartenevano all’allora Provincia dell’Umbria la quale, costituita con il  R.D. Pepoli del dicembre 1860 si estendeva su tutto il territorio umbro e comprendeva anche la città di Rieti e parte della Sabina. Queste ultime però dal marzo ’23 erano state unite alla Provincia diRoma e poi alla Provincia di Rieti istituita con R.D.L. 2 gennaio 1927, n. 1 (Governo dittatoriale Mussolini-Guardasigilli Rocco) insieme alle altre  16 nuove  Province, tra cui anche quella di Terni.

Dopo la fine del ventennio fascista nel luglio ’43, con il Decreto legislativo luogotenenziale 7 settembre 1944, n. 296 (Governo Bonomi II di unità nazionale: DC-PCI-PSIUP-PLI-PdA-PDL- Guardasigilli Tupini) fu subito disposta l’istituzione temporanea nel comune di Orvieto di una sede di Tribunale e anche delle due Preture di Città della Pieve e Orvieto scorporandole rispettivamente dai circondari di Perugia e di Terni. L’istituzione del Tribunale di Orvieto fu poi resa definitiva con il d.lgs. del Capo provvisorio dello Stato De Nicola n. 1641 del dicembre 1947 (Governo De Gasperi IV di centrismo- Guardasigilli Grassi) e ratificato dalla legge n. 73 del febbraio 1953 (Governo De Gasperi VII di centrismo-Guardasigilli Zoli).

Negli ultimi anni del ‘900 con legge 1 febbraio 1989, n. 30 (Governo De Mita di pentapartito- Guardasigilli Vassalli) vennero costituite le Preture circondariali e per la Corte d’Appello di Perugia le quattro Preture circondariali di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto con  l’istituzione di Sezioni distaccate delle stesse nelle sedi delle Preture mandamentali preesistenti. In seguito con la legge 21 novembre 1991, n. 374 (Governo Andreotti VII di quadripartito- Guardasigilli Martelli), in sostituzione del Giudice conciliatore, è stato istituito il Giudice di pace che esercita la giurisdizione in materia civile e penale e la funzione conciliativa in materia civile. L’ufficio è ricoperto da un magistrato onorario appartenente all’ordine giudiziario. Gli uffici dei Giudici di pace hanno sede in tutti capoluoghi dei mandamenti pretorili esistenti fino all’entrata in vigore della suddetta legge n. 30 dell’89. In particolare l’ufficio del GdP di Todi comprendeva i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Montecastello di Vibio e Todi della Media Valle del Tevere come già la Pretura dal ’41 al ’89  e poi la Sezione distaccata fino al ’98.

Con la legge 16 luglio 1997, n. 254 (Governo Prodi I – L’Ulivo- Guardasigilli Flick), recante delega al Governo per l’istituzione del giudice unico di primo grado, il Governo veniva a delegato ad emanare norme per ristrutturare gli uffici giudiziari di primo grado secondo il modello del giudice unico e a sopprimere pertanto l’ufficio del Pretore trasferendo le competenze di tale giudice al Tribunale. La legge delega prevedeva anche la soppressione delle sezioni distaccate presso le Preture circondariali, istituendo, ove necessario, Sezioni distaccate di Tribunale per i procedimenti in cui il Tribunale giudicava in composizione monocratica. Con il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51 (sempre Governo Prodi I e Guardasigilli Flick), recante norme in materia di istituzione giudice unico di primo grado, in Italia fu quindi soppresso l’ufficio del Pretore e le relative competenze furono trasferite ai Tribunali ordinari. Venne soppresso anche l’ufficio del pubblico ministero presso la Pretura circondariale. Le nuove tabelle A e B delle sedi dei Tribunali della Repubblica e loro Sezioni distaccate allegate al d.lgs. n. 51 prevedevano presso la Corte d’Appello di Perugia sempre  i quattro Tribunali di Orvieto, di Perugia, di Spoleto  e di Terni con i rispettivi circondari  e solo per il Tribunale di Perugia venivano istituite le cinque Sezioni distaccate di Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi. Per la Città di Todi la costituzione della Sezione territoriale avvenne in accoglimento dell’istanza del Sindaco Nulli Pero del 9 gennaio ’98 al posto della soppressa Sezione distaccata di Pretura, corredata di ampia e utile documentazione tra cui, in particolare, il titolo di “Città” e il nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte delle città appena concesso al comune di Todi con D.P.R. (Scalfaro) del 19-09-1994 e l’avvenuta riclassificazione del comune dalla classe II a quella di I/B con D.M. (Ministro Napolitano- Sottosegretario Vigneri) del 9-12-1996 (sempre Sindaco Nulli Pero) che in Umbria lo portava alla pari dei comuni di Città di Castello, Gubbio, Assisi, Foligno e Spoleto. La nuova Sezione distaccata comprendeva però solo i cinque comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi dell’ex Pretura. In prima battuta infatti non fu accolta la richiesta di estendere la competenza territoriale della Sezione distaccata di tribunale di Todi anche ai comuni di Marsciano e Deruta comedeliberato dai rispettivi Consigli comunali con i Sindaci Tiberi e Mastice (atti n. 2 e n. 6 del ’98, oltre quello di Todi n. 230 del ’97),che pertanto continuavano a far parte del circondario della sede centrale del Tribunale di Perugia. Poi però con successivo d.lgs. correttivo 7 giugno 1999, n. 160 (Governo D’alema I, Guardasigilli Diliberto), previa nuova richiesta in data 11 dicembre ’98 della neo Sindaca di Todi Marini econ ancora in carica gli altri Sindaci Tiberi e Mastice, grazie anche agli incontri avuti ad inizio di febbraio ’99 a Roma, insieme ad un noto parlamentare umbro, con l’ottimo Capo di Gabinetto del Ministro dott. D’Ambrosio e con la Presidente della Commissione giustizia della Camera On. Finocchiaro, i comuni di Marsciano e Deruta furono soppressi nel circondario del Tribunale di Perugia e aggiunti al circondario dello stesso TribunaleSezione distaccata di Todi che così arrivò ad avere competenza territoriale su ben sette comuni della MVT e un bacino d’utenza di allora quasi 51 mila abitanti.

 (Fine parte prima)

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi

FRATTA TODINA PIU’ SICURA: IN PARTENZA LA VIDEOSORVEGLIANZA SU TUTTO IL TERRITORIO COMUNALE

Ad annunciarlo il Sindaco Gianluca Coata

I cittadini di Fratta Todina saranno più protetti, grazie ad un innovativo progetto di videosorveglianza che partirà a breve. E’ il Sindaco stesso, Gianluca Coata, ad annunciarlo con soddisfazione. “Finalmente il progetto è stato finanziato dal Ministero dell’Interno e tutelerà maggiormente l’intero territorio comunale – spiega Coata -Il progetto prevede un finanziamento da parte del Ministero di 30.000 mila euro, in aggiunta ad un cofinanziamento da parte del Comune di 20.000 euro per un totale di 50.000 euro”.
Il sistema prevede l’installazione di videocamere attive in grado di leggere le targhe delle autovetture, così da controllare auto rubate per effettuare i furti, oltre ad apparecchiature passive per la verifica del territorio comunale che possono essere utilizzate anche per il monitoraggio dell’abbandono di rifiuti e discariche abusive. Inoltre sarà monitorato tutto il centro storico mediante la verifica degli accessi e parcheggi al paese, oltre alla sorveglianza della viabilità principale. “Con l’ausilio di questi strumenti – continua il Sindaco – l’Amministrazione provvederà alla riorganizzazione della raccolta rifiuti del centro storico, monitorando il corretto utilizzo dei cassonetti per la raccolta che ad oggi risultano non utilizzati correttamente”.
La realizzazione di questo progetto, in un punto strategico per la posizione di Fratta Todina su una strada di collegamento tra Todi e Marsciano, permetterà un controllo capillare ed accurato anche da parte delle forze dell’ordine.
In base alla pubblicazione della graduatoria, l’Amministrazione Comunale è già al lavoro per intraprendere la fase di realizzazione dell’impianto. Il primo incontro preliminare con la ditta che si occuperà dell’installazione, sarà effettuato nei primi giorni di agosto.
“Dall’attuazione del controllo del territorio – conclude Coata – ci auguriamo che i cittadini si possano sentire più tutelati nei confronti delle bande organizzate che compiono furti e che provengono anche da altre regioni, come accaduto alcuni mesi fa”.

Parrocchie senza sacerdoti fissi. «Le gestirà un gruppo di laici

Avvenire

Storia di Marco Bonatti Fornito da Avvenire

Invita alla «benevolenza reciproca»  l’arcivescovo Roberto Repole. Nella Lettera pastorale diffusa nei giorni scorsi, dedicata al «futuro delle Chiese di Torino e Susa», le due diocesi che guida, il presule consegna non tanto un piano di lavoro, quanto una serie di «indicazioni di stile» che rappresentano però la sostanza di quella gioia della vita cristiana che l’arcivescovo intende promuovere. La Lettera arriva dopo le due Convocazioni che a giugno e luglio hanno concluso il cammino di ascolto nelle diocesi. Repole aveva lanciato lo scorso anno, pochi mesi dopo l’inizio del suo mandato (7 maggio 2022), l’invito alla ricerca dei «germogli», cioè dei semi di speranza e di futuro da coltivare, in vista di quel necessario rinnovamento nella vita e nell’organizzazione delle due Chiese locali, ormai impoverite nel numero dei preti e dei consacrati ma anche «invecchiate» nell’età media dei praticanti. Il rischio è che la presenza dei cristiani nel territorio e nella vita civile sia orientata a un «tirare avanti» nei servizi e nelle strutture, ma perdendo di vista quella «freschezza del Vangelo» che è invece il centro della vita cristiana, e anche la testimonianza che il mondo si attende. «Dobbiamo prendere consapevolezza in modo lucido – scrive l’arcivescovo – che mantenere semplicemente e stancamente il modello attuale significa condannarci a non essere più una presenza capace di trasmettere la ricchezza inesauribile e coinvolgente del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi, tanti dei quali hanno una sete immensa di vita, di senso, di amore e di relazioni calde, in una parola, di Dio».

Al termine della ricerca sui «germogli» il presule propone una sintesi più organica, fatta appunto di concrete riorganizzazioni sul territorio ma soprattutto di una vita quotidiana dei cristiani più avvincente e «convincente». La centralità di Cristo e dell’incontro eucaristico nel giorno del Signore sono – ribadisce Repole – i capisaldi del progetto, da cui seguono gesti e stili di fraternità reale tra tutte le componenti del popolo di Dio. L’arcivescovo chiede uno «sforzo di immaginazione», a più livelli: pensare non più a parrocchie chiuse in se stesse, ma a presenze organizzate dei cristiani sul territorio: presenze capaci di «governarsi» secondo criteri di una maggiore e più consapevole corresponsabilità dei laici. Soprattutto per questo viene creato (sarà attivo da novembre) l’Istituto per la formazione dei laici. Ci saranno corsi almeno biennali, per arrivare a ministeri ordinati «a tempo»: cioè i laici che hanno frequentato il corso si considerano in servizio per i 5 anni successivi, ma il loro ministero non è a vita. Questo, ricorda Repole, anche per favorire il ricambio nelle funzioni e nei servizi.

I laici «formati» saranno chiamati a gestire le attività di base delle comunità parrocchiali e i servizi sul territorio; soprattutto, faranno parte dell’équipe-guida delle comunità: il gruppo che coordina la pastorale sul territorio dei gruppi di parrocchie. «Quest’ultimo – commenta Repole – è un servizio indispensabile laddove ci siano piccole comunità in cui non è possibile la presenza costante del presbitero. Non si tratterà di un servizio svolto da un singolo, ma da un gruppo ministeriale composto da almeno tre persone, in modo che sia evidente che il servizio della presidenza è svolto sempre e solo dal prete».

Nella Lettera l’arcivescovo annuncia anche un ripensamento radicale della Curia che deve essere a servizio delle parrocchie e del vescovo, superando la moltiplicazione degli uffici (con relativi costi) che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Ma Repole sottolinea con forza, a conclusione della Lettera, che la fraternità vissuta nelle comunità cristiane è il vero banco di prova della riforma che si va preparando. Il «volto della Chiesa», l’immagine che ha di se stessa e nel mondo, ha da essere la carità.

Carsulae Teatro 2023: in scena Filottete di Sofocle con Corrado d’Elia

Domenica 23 luglio ore 20.45 – Teatro Romano di Carsulae

Secondo appuntamento per la sesta edizione di Carsulae Teatro: domenica 23 luglio, alle 20.45 al Teatro Romano di Carsulae, Corrado d’Elia, Gianluigi Fogacci e Alessio Zirulia mettono in scena Filottete di Sofocle, un progetto diretto Sergio Maifredi, seconda tappa della trilogia dedicata alle “tragedie odissiache”.

C’è un’isola incantata, disabitata e deserta di uomini, rifugio di ninfe e di uccelli selvatici. Qui vive, rintanato in una grotta, un essere selvaggio. Un tempo era stato un grande eroe ma ora è un accattone coperto di stracci, divorato da una malattia sovrannaturale e orrenda: è Filottete, abbandonato nell’isola di Lemno dai suoi commilitoni, gli Achei, che non potevano più sopportare il fetore ripugnante della sua piaga. Ma Filottete custodisce uno strumento magico: l’arco invincibile che era appartenuto al più grande degli eroi, Eracle. Una profezia ha proclamato che solo con quell’arco la città di Troia potrà essere conquistata. Bisogna dunque recuperare l’arma fatata: tocca a Odisseo, il più astuto dei guerrieri achei, ritornare a Lemno e tentare la difficile missione. Nel teatrino allestito da Odisseo, il dialogo tra i due personaggi tocca tutte le note del dolore, della nostalgia e della speranza. E, quando il dramma finisce, si resta quasi storditi, come se anche noi fossimo stati rapiti dagli inganni di Odisseo. Come se avessimo sfiorato, immergendoci nello spazio irreale e nel tempo sospeso dell’isola di Lemno, l’indicibile enigma del rapporto tra gli esseri umani e il loro destino.

Le musiche dello spettacolo, composte da Michele Sganga e prodotte da LUMI Edizioni Musicali, sono un set di dieci “biologie” (cioè brani musicali basati armonicamente e melodicamente sulla serie di Fibonacci) per trasportare gli ascoltatori in un luogo enigmatico, caratterizzato da una combinazione di arte, natura e spiritualità.

La rassegna è a cura del Comune di Terni, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Umbria e il TSU Teatro Stabile dell’Umbria, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni.

INFO

0744 1804413 / 327 0933751 – www.comune.terni.it

BIGLIETTI

intero: euro 12 + diritti di prevendita / ridotto under 18: euro 5 + diritti di prevendita

Prevendita: www.vivaticket.it

Per l’edizione 2023 di Carsulae Teatro l’ufficio stampa è a cura del Teatro Stabile dell’Umbria.

19 LUGLIO 1992. STRAGE VIA D’AMELIO. 

RICORDARE E NON ABBASSARE LA GUARDIA. 

La lotta alla mafia e alla malavita organizzata è un tema cui, purtroppo, oggi, non può sfuggire nemmeno la nostra regione ed i nostri territori. In questi anni abbiamo assistito più volte ad indagini, arresti, sequestri di beni,  interventi delle forze dell’ordine e della magistratura in ordine ad infiltrazioni mafiose nella nostra regione. Una questione quindi su cui non abbassare la guardia e rispetto alla quale costruire ogni giorno una cultura della legalità, come reazione e sdegno ad ogni forma di prevaricazione. La ricorrenza della strage di via D’Amelio, in cui il Giudice Borsellino e la sua scorta furono assassinati, già nel 2017, stimolò il nostro movimento  a rivolgere un invito all’amministrazione comunale di Todi, chiedendo di intitolare una via a Falcone e Borsellino.  Un atto di sensibilità per tutti coloro che hanno onorato, con la vita, il proprio impegno per lo Stato, per le Istituzioni e per la giustizia, ma soprattutto un modo per ricordare a noi stessi come la difesa della nostra libertà e della democrazia si fondino sulla legalità e il rispetto delle istituzioni. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale trovi un modo per celebrare questa importante ricorrenza, magari illuminando questa sera i Palazzi Comunali. Un gesto che crediamo sarebbe apprezzato da ogni cittadino. 

Todi Civica

E’ morta Maria Palma Capobianco Migliorini

Indimenticabile docente di storia e filosofia nel Liceo di Todi.

Una grande professoressa, dotata di elevata cultura, ma soprattutto piena di entusiasmo per il suo lavoro, capace di farsi capire ed amare dai suoi allievi e dai suoi colleghi. Un esempio per tutti coloro che operano nell’educazione e nella formazione dei giovani. Anche dopo la pensione ha continuato con la sua attività culturale e ha scritto libri ed articoli. Così scriveva Radioaut in occasione della presentazione di un suo libro nel 2015:

Maria Palma (ultima a sinistra) con un gruppo di docenti ed ex allievi.

”Una storia esemplare quella dell’autrice che, dopo essere stata per tanti anni la prestigiosa insegnante di storia e filosofia del Liceo di Todi, ha dedicato e dedica ora il suo tempo alla scrittura. Non dunque una pensionata ma una scrittrice a tempo pieno. Con tutto il suo enorme bagaglio culturale continuamente arricchito ma anche con una attenta e profonda rilettura delle sue memorie dell’infanzia e della giovinezza, dai nonni sia bevanati che tuderti ai numerosi personaggi, soprattutto femminili che ella ha conosciuto e che hanno, in vari modi, lasciato una traccia sulla sua personalità e sulla sua educazione…ha utilizzato non solo il grande patrimonio storico che Ella possiede, ma anche una serie di riferimenti letterari e poetici di grande suggestione e tratti molto spesso da opere e autori del nostro tempo, a conferma dell’attenzione che la professoressa pone alla contemporaneità. Conversatrice piacevole ha saputo intrattenere il pubblico con profondità e eleganza. A conferma del fatto che cultura e intelligenza possono creare una comunicazione ricca e piacevole, molto più di alcuni moderni social networks.”

Ha vinto il premio letterario internazionale Unla-Ucsa, promosso dalla Università Sant’Angelo in stretta collaborazione con la Università “La Sapienza” di Roma, grazie ai romanzi “Domino-Domina” e “Segmenti di donne”.

I funerali saranno celebrati domani, venerdì, alle ore 16 nel Tempio della Consolazione.

Concludiamo riportando un suo scritto sulla scuola:

Spesso è la vita a decidere per noi e così mi sono ritrovata in un’aula del Liceo scientifico, una realtà a me poco nota, un ambiente nuovo, eppure…Ora sono pronta a rammentare i momenti belli legati ai compagni di quel viaggio. “Momenti belli” è un’espressione banale che offe, però, la sintesi di quanto, lungo la strada, si andava costruendo; un’esperienza umana e costruttiva e profonda.

E il merito va agli incontri felici, ai saluti di benvenuto di amici veri. Poi la condivisione e un’atmosfera fatta di impegno di entusiasmo e, perché no, di allegria . Come dimenticare i momenti dedicati al teatro dove i ruoli di insegnanti ed alunni erano distribuiti a seconda delle inclinazioni e delle peculiarità.

Non farò nomi perché ho nel cuore soprattutto chi è vivo nel ricordo. La memoria è un luogo strano dove spesso emerge e trova spazio l’emozione, come quando sulla scena si alza il sipario.

E la gita scolastica a Como? Fra il giubilo per aver trovato chiusi i vari musei, ci inoltrammo nel mercatino del sabato, le facce contente, i passi veloci. E le foto obbligatorie per fermare il tempo. La sera, difronte alla distesa d’acqua increspata da refoli di vento, malgrado la stanchezza di una lunga giornata, si faceva strada la tentazione di richiamare “Quel ramo del lago di Como”. Tra sguardi assonnati e quasi spenti prendevano forma le immagini consacrate della letteratura ridestando, quasi per un sortilegio, l’attenzione. Non in un’aula ma all’aperto sotto il cielo testimone di un’ora felice.

Nell’alternarsi dei nostri capi d’istituto, come obiettivo comune restava la costruzione di una scuola al passo co i tempi. E qualche successo lo abbiamo raggiunto!

Ora un ricordo mio personale. Nella biblioteca mi attendeva un allievo, poi insegnante autorevole, con le stimmate della genialità. Conversavamo evocando figure lontane nel tempo e nello spazio ma vicine e presenti per la forza e la sincerità del richiamo.

Todi una città a senso unico.

Un utile contributo dell’avv. Roberta Marchigiani

L’asso pigliatutto, dopo aver riconquistato senza sforzo lo scranno dal quale era appena sceso, deve aver pensato di essere invincibile e sempre più legittimato a governare Todi ed i suoi abitanti come farebbe un re con i propri sudditi.

Niente ha potuto ammaccare la sua luccicante corona e lo scettro e’ ben saldo nelle sue mani.

Incurante del fatto che è di nuovo sul trono per volere di appena 1/3 degli elettori, percentuale risibile, ingigantita dalla sfiducia nella politica e nel voto, anche nel suo secondo mandato consecutivo, persiste, in modo coriaceo e con animus possidendi, nell’intento di trasformare Todi nella sua città ideale.

” Todi come Positano” sembrava solo una boutade anche quando si è dato inizio alle “pulizie” con l’emanazione dell’ordinanza sindacale contro l’accattonaggio e con le delibere che chiudevano tutti i progetti di accoglienza dei profughi.

Ben presto, il maquillage per valorizzare la vocazione turistica di Todi trovava gli strumenti del mestiere nel nuovo piano di arredo urbano, realizzato attraverso scelte calate dall’alto, senza preavviso, né consultazione o condivisione con chi ne avrebbe subito le conseguenze ovvero i residenti ed i titolari delle attività produttive, commerciali e professionali ubicate nel centro storico.

L’attivazione del varco elettronico, la piantumazione dei paletti, la cancellazione di alcuni posti per lo scarico merci, l’impossibilità di effettuare la sosta anche momentanea, l’installazione del mostruoso semaforo ai piedi della del Palazzo del Capitano del Popolo, la soppressione della linea A, sono i provvedimenti con cui l’amministrazione comunale di centrodestra, dopo la cacciata degli Ultimi, ha continuato lo sgombro del Colle.

Per la città a misura del turista sono stati ridisegnati e creati nuovi spazi per la facile collocazione di tavolini, seggiole ed ombrelloni, deviato il transito, vietato l’accesso ai pullman, anche a quelli scolastici, oltre a tutti i veicoli privati tranne quelli autorizzati , sacrificata la Piazza che ha smesso di essere il palcoscenico ideale per i grandi eventi spostati nell’inadeguata location di Piazza del Montarone (concerti di Mogol e Ruggero) o nel teatro comunale (Todi Festival).

La crisi economica e le difficoltà che affliggono il centro storico, si fanno sempre più stringenti e aspettano da tempo soluzioni efficaci da chi si pone alla guida della città, .

L’isolamento a cui l’ha condotto la riqualificazione voluta dall’amministrazione Ruggiano ha aggravato la situazione perché Todi è diventato off limit non solo per i turisti, basta andare in Piazza in queste calde sere di luglio, ma, soprattutto, per i tuderti che evitano accuratamente di salire in centro, fatta eccezione per qualche ricorrente e collaudata manifestazione.

La lenta agonia del centro storico, evidenziata in particolare dalla chiusura dei negozi e dalle vetrine spoglie ed in stato di abbandono, dà la dimensione del fallimento di volere a tutti i costi dare a Todi un target non rispettoso delle sue peculiarità.

Non sarà sufficiente per invertire il trend, l’ annunciata costruzione di un secondo ascensore da affiancare a quello gia’ esistente ne’ quella di altri due o tre ascensori e neanche’ la ristrutturazione del Parcheggio del Mercato Vecchio

Il condizionale è d’obbligo .

Si dice, si mormora, il tempo passa e per il momento si vedono solo quelle che sembrano più che altro prove tecniche per un ascensore costosissimo ed inutile che resiste a critiche puntuali e pertinenti che, però, non hanno trovato ascolto.

L’ennesima decisione imposta ai cittadini che, in questo caso, avrebbero potuto dire la loro attraverso il referendum, uno strumento ormai adottato da molti comuni italiani, rimasto, invece, lettera morta nel nostro Statuto Comunale in assenza del regolamento di attuazione la cui adozione e’ stata bocciata sonoramente in consiglio comunale , senza addurre ragioni, dal Re Ruggiano e dal suoi fedeli alleati.

Vietata ogni forma di democrazia diretta.

Probabilmente, sarà sembrato un sovrano illuminato a chi ha beneficiato di contributi pubblici spesso elargiti più per la fiducia accordatagli che per il valore intrinseco delle manifestazioni e degli spettacoli molti dei quali disertati dal pubblico.

Ancora una battuta di spirito, l’ultima delle serie.

Doveva essere solo un’opera di rifacimento del manto stradale, forse un’opera di manutenzione straordinaria, su via Mazzini e via Ciuffelli.

Se la prima tranche di lavori ha rischiato di rovinare le festività natalizie, la seconda ha riservato una vera e propria sorpresa, ossia la creazione di un inspiegabile senso unico, con divieto d’accesso ai veicoli con peso superiore a 3,5 tonnellate, come se la nuova copertura, per i materiali utilizzati o per la messa in posa, non potesse sopportare un peso maggiore, tant’e’ che anche la navetta per il centro storico e’ stata sfrattate da Piazza Jacopone .

Per questo motivo è stato creato un capolinea alquanto problematico, se non anche pericoloso, poiché per arrivarci nemmeno Mago Merlino avrebbe osato inventare quella manovra di inversione della marcia a cui sono costretti gli autisti che la effettuano subito dopo una curva, imboccando in retromarcia un vialetto di accesso ad una abitazione ed ad un parco pubblico, quasi sfiorando chi è seduto ai tavolini di un bar.

Scelta tecnica, scelta politica, imprevisto, necessità?

Intanto nessuno protesta.

Il popolo accetta supino la decisione del Re e dei suoi fedelissimi.

Il disimpegno rende invisibili, il potere ringrazia e continua a regnare indisturbato.

Todi maglia nera del turismo regionale.

Comunicato stampa Gruppo Civici x Todi – Fabio Catterini


I dati dei flussi turistici del periodo gennaio – maggio 2023 certificano il crollo del turismo nel comprensorio tuderte.
Una disfatta che la Giunta Ruggiano cerca di far passare in secondo piano con la mirabolante candidatura di Todi a Capitale italiana della cultura 2026 (a due mesi dalla scadenza del bando, il 27 settembre, senza che la Giunta o il Consiglio si siano mai pronunciati in merito e, sembrerebbe, all’insaputa deli stessi Uffici!) e con la presentazione di Umbria Cinema 2023 (60.000 euro per tre giorni!)
Passiamo ai numeri.
A confronto con il 2019 (ultimo anno pre – pandemia), a fronte di un dato Regionale medio di arrivi pari a +3% e di presenze pari a +9% , Todi ha fatto registrare rispettivamente – 22,1%   e  – 6,7%.
Insomma, l’Umbria ha recuperato tutte le presenze, mentre noi siamo crollati; addirittura – 61,6% negli arrivi dei turisti stranieri.
A soffrire sono soprattutto le strutture alberghiere, che hanno sostanzialmente dimezzato gli arrivi (-48,1%).
E’ il dato di gran lunga peggiore di tutta la Regione; abbiamo perso, tanto per dire, il doppio dei turisti di Orvieto!
Se è vero che rispetto ai primi mesi del 2022 (quando erano ancora presenti le restrizioni covid-19) abbiamo un +21,7% di arrivi e +16,2% di presenze, è altrettanto vero che la media regionale è rispettivamente di +33% e +30,5%, quindi siamo sotto alla media di almeno 12-15 punti.
Abbiamo toccato il record negativo del 3% del flusso regionale, superati dalla Alta Valle del Tevere e dall’Eugubino  (Orvieto è irraggiungibile al 5,9!), quando prima della pandemia eravamo al 4,3%.
Quanto agli arrivi siamo stati superati anche da Cascia e siamo usciti dalla top 10 delle destinazioni per i turisti stranieri!
Noi siamo più attrattivi e gli altri ci hanno superato.
Dobbiamo quindi interrogarci, tutti, sul motivo di questi numeri disastrosi.
In primis dovrebbe porsi qualche domanda la Giunta, in quanto il fallimento del piano turistico / culturale del duo Ruggiano-Ranchicchio è sotto gli occhi di tutti, tanto che neanche il solerte Ufficio Stampa del Comune ha avuto il coraggio di commentare.
Questi risultati sono la prova che tra investire e spendere c’è differenza.
Soldi spesi (tanti!) per iniziative culturali con poco senso e nessun ritorno, desertificazione del centro, mancata promozione del territorio.
I soldi vengono spesi in parte (molti) per compiacere amici (leggasi associazioni pseudo culturali o sportive foraggiate con migliaia di euro); in parte per autocompiacersi (leggasi Umbria Cinema, con l’immancabile codazzo di vip a scrocco!); per aggirare problemi organizzativi e di programmazione (leggasi Natale a Todi appaltato a terzi con costi folli e nessun ritorno!); in parte per certificata incapacità di rinnovare o innovare (leggasi Todifestival!)
Ho chiesto più volte se il Comune avesse adottato un metodo, un criterio, per valutare il ritorno economico, in immagine o prestigio delle varie iniziative: nulla!
E’ un quadro di parte e fazioso?
No, è certificato dai numeri e i numeri non mentono mai.”

Turismo a Todi, arrivi al +21,7% rispetto al 2022

I dati nei primi 5 mesi sono positivi: presenze aumentate del 16,2%. Attesa per la ripresa dei flussi organizzati cinesi presenti fino al 2019

Rispetto all’anno precedente, al 31 maggio 2023, i dati turistici della Regione Umbria segnalano per il comprensorio del Tuderte una crescita del 21,7% negli arrivi e un + 16,2% nelle presenze.
Dati dunque positivi, con un aumento molto più sensibile della componente straniera (+37,2% negli arrivi) rispetto a quella italiana (tra il +16% e il 18%). Crescono, rispetto al 2022, sia il settore alberghiero (arrivi + 10,7%) che l’extralberghiero (+32,3%).
“Stiamo parlando di una crescita certificata a due cifre nei primi cinque mesi dell’anno, solitamente i meno generosi Todi”, commenta il vice sindaco Claudio Ranchicchio. “Se non sono stati ancora raggiunti i livelli del 2019 – prosegue – è per il venir meno, come più volte spiegato, delle comitive asiatiche, ma la tendenza anno su anno è positiva”.

Andando nel dettaglio e attingendo ai dati ufficiali della Regione è possibile verificare che rispetto al 2019 c’è appunto il venir meno di quasi 9mila arrivi e 11mila presenze straniere, facilmente riconducibili, grazie all’incrocio con i pagamenti della tassa di soggiorno, proprio alla struttura alberghiera che è stata privata da quella tipologia di turismo straniero per il quale funzionava da hub di passaggio.

Che il fenomeno non sia un caso isolato a Todi lo si ricava anche dai documenti del “China Outbound Tourism Research Institute” diffusi da European Travel Commission e riprese da ENIT.
“Consultando queste fonti – sottolinea il Sindaco di Todi Antonino Ruggiano – si apprende che al momento il flusso dei cinesi in Italia è pari al 30% dei livelli del 2019 e che solo dal 15 marzo 2023 l’Italia è entrata a far parte della lista delle destinazioni autorizzate anche per i gruppi. Gli stessi autorevoli studi indipendenti prevedono che soltanto nel 2024 il numero di viaggi outbound dalla Cina potranno superare i livelli del 2019″.

Per Todi si apre ora la stagione dei festival e dei grandi eventi: dal Festival del cinema agli Internazionali di tennis, dalle Mongolfiere al Todi Festival, della rassegna Note d’Estate alla Masterclass del tenore Gianluca Terranova, dalle escursioni di Media Valle Tour agli altri eventi dell’estate tuderte.
“La tendenza è favorevole alla nostra città e stiamo già lavorando alla partecipazione alle fiere di settore del prossimo anno. Le iniziative promozionali messe in campo dalla Regione stanno dando risultati eccezionali, con Todi sempre più parte del sistema turistico del cuore verde d’Italia”, conclude Ranchicchio.

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