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DOPO LA DENUNCIA DEL CONSIGLIERE COMUNALE DI CIVICI PER TODI – FABIOCATTERINI, IL COMUNE DI TODI, RIMASTO INERTE PER ANNI, DELIBERA IL RICORSO AL TAR PER RECUPERARE DAL COMUNE DI MARSCIANO, OSSIA IL CAPOFILA DELLA …
Parte terza Dopo l’elezioni politiche del febbraio 2013 con risultati che, pur con il sistema maggioritario vigente, non consentivano la formazione di una maggioranza di Governo omogenea nelle due Camere e con il rinnovo, per …
Il violinista Simon Zhu e la pianista Sophie Pacini. Introduzione al Concerto di Lucia Mencaroni che ha organizzato l’evento. Uno strabiliante concerto si è tenuto ieri sera a Todi, nell’Aula magna del Liceo “Jacopone da …
La parte seconda dello studio del dott. Alfonso Gentili. A seguito delle elezioni politiche del 18 e 19 aprile 1948 vinte dal partito della Democrazia Cristiana (DC) con oltre il 48% dei voti, la Repubblica …
Riprendiamo un articolo e la foto da Perugia Today.
Sopralluogo dell’assessore regionale Melasecche ai cantieri della deforestaIlavori di deforestazione della linea dell’ex Ferrovia Centrale Umbra hano raggiunto Todi e sono già state “liberate” le stazioni di Ponterio e Pontenaia, con la manutenzione straordinaria che è giunta all’altezza della fornace Toppetti, dove gli interventi riprenderanno il prossimo 8 gennaio per proseguire in direzione Terni, dal cui territorio sta risalendo verso nord un altro cantiere di lavoro. L’ultimazione della strada ferrata tra Ponte San Giovanni e Terni è prevista per i primi giorni di febbraio.
Terminata l’opera di ripulitura, indispensabile dopo il lungo abbandono, inizierà la sostituzione dei vecchi binari e delle traversine non più a norma, riposizionando la massicciata con nuovo basalto, traversine e binari UNI 60 dalle caratteristiche tecniche superiori adatte a garantire il passaggio anche di treni elettrici moderni quali i ‘Pop’ di cui la Regione intende dotarsi avvalendosi dei fondi del PNRR.
“La Regione – ha rassicurato l’assessore Enrico Melasecche – è in continuo contatto con RFI affinché mantenga gli impegni contrattuali che prevedono il completamento dei lavori entro la fine del 2025 con il ripristino delle corse in modalità elettrica. Nel frattempo è stato disposto il recupero dei quattro treni ‘Minuetto’ e la loro ulteriore dotazione tecnologica ERTMS che consentirà di utili zzarli, completamente rigenerati, raddoppiando la velocità.
L’incontro sul territorio è stato promosso dal sindaco di Todi Antonino Ruggiano ai fini di un monitoraggio degli interventi e di una verifica delle tempistiche, che al momento risultano in linea con il cronoprogramma. “Nell’occasione – informa il primo cittadino – è stato sollecitato anche l’avvio dei lavori di ristrutturazione dei tre immobili ex FCU a valere sui fondi PINQUA, con l’impegno dell’assessore Melasecche ad accelerare la cantierizzazione anche di tali interventi”.
Riprendiamo da Città Viva un interessante articolo di Angelo Pianegiani
Triste il destino toccato in sorte negli ultimi anni al Todi Festival. Tanto osannato dagli attuali amministratori comunali quanto criticato dalle forze politiche di opposizione (ma non solo da queste). Una polemica alimentata soprattutto dalla diffusa convinzione che la manifestazione non sia più in grado di stimolare adeguatamente la crescita dei flussi turistici come nel passato, anche a causa di una perdita di spessore culturale che ha determinato una minore capacità di attrazione e di coinvolgimento nei confronti sia della cittadinanza sia dei visitatori provenienti da altre località. In effetti c’è stato un tempo in cui questo evento aveva coagulato intorno a sé un consenso unanime: è stata quella l’età dell’oro del Festival. Ma come tutte le stagioni felici, che non durano per sempre, anche l’età dell’oro del Todi Festival è finita da tempo. Ciò che resta è un Festival zombi, passato dal coinvolgimento al disinteresse dell’opinione pubblica, rattrappito su sé stesso, ormai privo di fascino, cioè di quella componente che per un festival è tutto o quasi. Un aspetto, quest’ultimo, efficacemente focalizzato dal direttore di questa rivista: “Che cos’è un’aria da Festival? È quella che qualcuno citava, notandone l’assenza, in un giorno qualunque della passata edizione: un’atmosfera continua, palpabile, che non dovrebbe spuntar fuori nei piccoli affollamenti dell’ultim’ora davanti ai teatri, ma avvertirsi più o meno sempre. Beh, è vero, non c’era. Ma perché, l’anno scorso c’era? E gli anni passati? Meglio: l’ha mai avuta, quest’aria, il Todi Festival? Sì, un tempo l’ha avuta, ma un tempo lontanissimo, alle origini» (Todi Festival 2023, pag.6- 8, CittàViva n.5/2023). Il prossimo anno scade l’accordo fra il Comune e Gioform per l’organizzazione del Todi Festival Proporre oggi dubbi e perplessità non vuol dire che si voglia alimentare una pura e semplice polemica. L’obiettivo, ben più importante, è quello di porre all’attenzione della pubblica opinione il fatto che il prossimo anno rappresenta uno snodo fondamentale per il futuro del Todi Festival. Infatti, con la delibera n° 20 del 27/01/2022 la Giunta comunale si è impegnata a confermare fino al 2024 la società di Guarducci Gioform Srl come organizzatrice del Todi Festival, garantendone anche il relativo sostegno economico. Ciò significa che alla fine dell’anno prossimo si dovrà decidere il destino dell’evento che per un periodo lunghissimo (38 anni) ha contrassegnato la vita culturale e la politica turistica della città. Si tratta di prendere una decisione senza dubbio rilevante e delicata. Una decisione che, proprio per questo, deve essere accompagnata da una riflessione, per quanto possibile approfondita, che tenga conto dei vari fattori in gioco.
I costi del Todi Festival e il ruolo dei finanziamenti pubblici Uno dei fattori da prendere in esame è quello del costo della manifestazione. A tal fine è stata elaborata la Tabella n.1 (Costi del Todi Festival e importo dei contributi pubblici) che riporta i dati economici relativi al periodo 2016-2022, cioè a partire dal primo anno della gestione Guarducci, sulla base delle informazioni tratte dalle delibere della Giunta comunale. Come è noto il Festival è organizzato da una società privata, ma in larga parte finanziato dagli Enti pubblici, fra i quali svolge un ruolo fondamentale il Comune che, di fatto, garantisce il pareggio economico della
manifestazione. Infatti, il contributo del Comune è erogato in due tranches: un anticipo iniziale cui segue il saldo finale quantificato nella misura necessaria per ottenere la copertura di tutte le spese (cosicché, di fatto, il rischio d’impresa ricade sul Comune come pagatore di ultima istanza).
I dati riportati nella tabella possono essere così sintetizzati:
* nel settennio 2016-2022 le spese sostenute per l’organizzazione del Festival sono ammontate complessivamente a 1,711 milioni di euro;
* le spese sono state coperte per il 71% da contributi pubblici (prevalentemente comunali, in misura molto minore regionali e, marginalmente, da Etab);
* nel settennio i contributi erogati da Enti pubblici hanno raggiunto la somma di 1,221 milioni di euro (di cui ben 993 mila derivanti dal bilancio comunale);
* i ricavi da sponsor e da biglietteria riescono a coprire appena il 29% delle spese (quelli da biglietteria oscillano intorno ai 20/30 mila euro, tenuto conto anche della diffusa distribuzione di biglietti gratuiti);
* il costo medio di ciascuna edizione del Todi Festival è stato di circa 244 mila euro (un importo che sicuramente non consente di organizzare iniziative di livello adeguato!).
Gli oneri sostenuti dal Comune
In realtà i contributi economici versati dal Comune (come abbiamo visto, pari a 993 mila euro) non sono l’unico onere sostenuto dall’amministrazione locale a favore del Festival. Infatti, ad essi devono essere aggiunti i costi indiretti (da noi non quantificabili) “derivanti dall’impegno di collaborazione per la realizzazione dell’evento con la messa a disposizione degli spazi di proprietà dell’Ente stesso, secondo le effettive esigenze, con le attrezzature e supporti tecnici presenti negli stessi” (così come riportato nelle delibere di Giunta). Oltre a ciò, il Comune si è accollato ogni anno anche i costi connessi all’allestimento della mostra di arte contemporanea, con relativo catalogo, in cui vengono esposte le opere degli artisti che hanno realizzato il manifesto del Festival (allestimento affidato negli ultimi due anni alla Fondazione Pepper). Complessivamente i costi sostenuti direttamente dal Comune per le mostre ammontano a 200 mila euro, che aggiunti all’importo dei contributi determinano un onere totale a carico dell’Ente di 1,193 milioni.
Il ruolo della Fondazione Progetti Beverly Pepper
A questo punto è necessario chiarire il ruolo della Fondazione Pepper che, a partire dal 2021, ha assunto il ruolo ufficiale di partnership del Todi Festival, con il quale si è mossa in piena sinergia. La collaborazione della Fondazione è consistita nell’allestimento di una mostra alla Sala delle Pietre e nella esposizione delle sculture monumentali di Pomodoro (2021) e di Plessi (nel 2022), anche autori del manifesto del Festival. Due iniziative i cui costi a carico del Comune sono stati rispettivamente di 75 mila euro nel 2021 e di 70,5 mila euro nel 2022.
L’impatto del Todi Festival sulla città
Sin qui abbiamo parlato dei costi del Todi Festival. È quindi giunto il momento di analizzarne i benefici apportati. Ogni investimento ha un senso se ha una sua resa, cioè se produce gli effetti desiderati, altrimenti, in caso contrario, sono soldi gettati al vento. Ma quali sono gli effetti sperati di un evento culturale? In linea generale gli effetti positivi possono essere così classificati:
Effetti economici
Un evento non rappresenta solo un’occasione di spettacolo e di intrattenimento per il pubblico ma è anche uno strumento per generare ricadute economiche attraverso la spesa attivata dai visitatori e dallo staff organizzativo. Spese che non riguardano solamente i principali comparti della filiera turistica (ricettività, ristorazione) ma si ripercuotono anche su imprese di altri settori economici (enogastronomia, artigianato, espressioni artistiche locali, ecc.). è evidente che l’ammontare della spesa attivata è in funzione del numero dei visitatori. Purtroppo, il Todi Festival ultimamente non sembra attirare frotte di persone provenienti da altre località, se si esclude il caso dello spettacolo finale. Quindi si può presumere che gli effetti economici siano piuttosto modesti.
Effetti sulla crescita dei flussi turistici
Un altro aspetto rilevante per valutare l’impatto di un evento riguarda la crescita dei flussi turistici che l’iniziativa è in grado di stimolare. L’aumento degli arrivi e delle presenze nelle strutture ricettive è strettamente legato alla capacità dell’evento di attrarre visitatori da fuori regione che soggiornano in loco e che magari approfittano della manifestazione per fermarsi qualche giorno per scoprire il territorio. Chi, negli ultimi anni, ha visto turisti di questo tipo durante il Festival è pregato di alzare la mano.
Effetto di immagine
Fra gli obiettivi di ogni avvenimento culturale c’è anche quello di favorire la visibilità del territorio su scala potenzialmente nazionale, aumentandone la notorietà e contribuendo positivamente alla sua immagine. Ma nel caso di un medio evento, come è il Todi Festival, la copertura mediatica è più ristretta, limitandosi quasi esclusivamente alla dimensione regionale e locale. Infatti, come è stato dimostrato in un precedente articolo (La monumentale rassegna stampa del Todi Festival 2019, pagine 8-9, CittàViva n.6/2019), le 900 pagine della rassegna stampa festivaliera erano caratterizzate dalla presenza preponderante dei siti web (che, peraltro, si sono limitati a rilanciare i comunicati ufficiali della manifestazione) con elevata frequenza di quelli umbri e da un’incidenza ridotta dei quotidiani, con netta prevalenza di quelli locali. Non a caso l’articolo citato si concludeva con queste parole: «Todi appare illuminata non dai riflettori dei grandi media nazionali ma dalla flebile luce di una moltitudine di candeline».
Quale futuro senza il Todi Festival?
Siamo quindi arrivati al quesito finale. Ha senso continuare con “questo” Todi Festival? Il gioco vale la candela? È ragionevole mettere in piedi la struttura di un festival (che comunque ha i suoi costi) il cui spettacolo clou è il concerto finale, cioè la presenza di un cantante scelto fra i tanti che in estate sono in giro per lo stivale e i cui manager aspettano solo di essere contattati per fissare un’ulteriore tappa del tour del loro artista? Ma di fronte al quesito scatta immediatamente la “sindrome dell’orror vacui”: se il Todi Festival non c’è più, che cosa facciamo?
In verità le opzioni possibili sono diverse:
* è sempre possibile riesumare il vecchio brand del “settembre todino” (o qualcosa di simile) quale contenitore intorno al quale creare una specifica identità comunicativa, al cui interno programmare una pluralità di iniziative fra loro coordinate per coprire un arco di tempo che vada alla Festa della Consolazione alla Disfida di San Fortunato;
* il risparmio di risorse potrebbe consentire di finanziare interventi per restituire dignità e decoro alle tante vie cittadine attualmente abbandonate al loro riprovevole e inqualificabile squallore, nella convinzione che una città che “si presenta bene” agli occhi dei turisti è lo strumento più efficace per promuovere la propria immagine;
* non ultimo, si creerebbero le condizioni finanziarie per incentivare lo sviluppo di attività economiche nel centro storico (e non solo).
I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI
La riforma del governo Meloni in tema di dimensionamento scolastico ha previsto la riduzione delle istituzioni scolastiche sedi di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi; la regione Umbria si accinge ad attuarla; l’amministrazione Ruggiano si è adeguata a suo modo, fingendo di tutelare gli interessi della città, ma in realtà ha messo a rischio gli equilibri e le relazioni sinergiche instaurate da lungo tempo nella Media Valle Tevere. Chi semina zizzania normalmente raccoglie tempesta; da cittadini tuderti speriamo solo di non uscirne, ancora una volta, con le ossa rotte.
Il quadro di riferimento. La finanziaria 2023, la prima a firma Meloni, ha varato la nuova disciplina del dimensionamento scolastico. Il governo nazionale ha rivisto, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 e fino all’anno scolastico 2026/2027, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale. Per l’Umbria, con tale disciplina, è prevista in un triennio la riduzione di 9 istituzioni scolastiche, delle quali 3 nel prossimo anno scolastico, 1 nel 2025/2026 e 2 nel 2026/2027. Dopo la definizione, nello scorso mese di agosto, delle linee guida per il dimensionamento per il prossimo anno scolastico da parte della Regione Umbria, si è aperta la fase delle interlocuzioni a livello locale per avanzare proposte da presentare ai tavoli provinciali, preparatori alla delibera regionale. La regione Umbria, al pari delle altre e come ogni anno, avrebbe dovuto esprimersi relativamente al dimensionamento entro il 30 novembre; come previsto dalla normativa, la stessa ha optato per un differimento temporale della decisione di durata non superiore a trenta giorni.
I fatti. In questa situazione, che prevede necessariamente la soppressione di alcune istituzioni scolastiche autonome, il Comune di Todi, bypassando completamente ogni opportuno tavolo di dialogo e confronto a livello locale e decidendo di muoversi come un elefante in una cristalliera, si è messo a seminare zizzania nella Media Valle del Tevere. Continuando a perseguire lo splendido isolamento in cui l’amministrazione Ruggiano ha chiuso Todi, la Giunta tuderte non ha promosso un accordo dei Comuni della Media Valle del Tevere sul parere da produrre prima alla provincia e poi alla Regione; al contrario, nottetempo, alla chetichella, dividendo un comune dall’altro, aizzando la competizione territoriale, ha prodotto un risultato che sta provocando la animata protesta non solo del Comune di Marsciano, ma anche delle famiglie, dei docenti e dei dirigenti. La proposta deliberata dal Comune di Todi prevede, infatti, l’accorpamento alla scuola media Cocchi-Aosta dei plessi appartenenti alle 2 Direzioni didattiche di Marsciano siti nei comuni di Montecastello di Vibio, Fratta Todina e Collazzone, nonché dell’istituto comprensivo di Massa Martana.
Tutto questo senza che l’amministrazione comunale marscianese, le famiglie e il personale scolastico fossero stati minimamente coinvolti, tanto meno informati di tale situazione. Visto il chiaro problema di metodo, fatta la frittata, il Sindaco Ruggiano tenta di dare la colpa ad altri e fa la sceneggiata a cui ci abituati in questi anni: lui non ne sa nulla, non c’era e se c’era dormiva.
Ebbene l’amministrazione Ruggiano si è già dimostrata supina alle devastanti politiche della Giunta Tesei in tema di sanità, accettando il depotenziamento dell’ospedale di Pantalla a favore degli ospedali dell’Alta Umbria e la rinuncia alla titolarità del Distretto della MVT a vantaggio di quello del Perugino. Ha depotenziato i trasporti riducendo il trasporto pubblico urbano rendendo inaccessibile il centro storico. Si dichiara favorevole alla costruzione dell’inceneritore dell’Umbria a Todi. Ci mancava solo che scatenasse una lotta fratricida anziché perseguire l’obiettivo di proficue relazioni territoriali, assolutamente necessarie in un contesto sempre più ripiegato su se stesso. Speriamo solo di non uscirne con le ossa rotte.
I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI
Un incontro a Fratta Todina ha cercato di chiarire lo stato attuale del progetto alla presenza di Michele Bettarelli ed Erika Borghesi
Nessuna struttura ex novo ma un rifacimento di quella esistente, con tempi e modi ancora da stabilire. E’ questo – sembrerebbe – il futuro del Ponte di Montemolino, a quanto emerso dal recente incontro svoltosi a Fratta Todina con Michele Bettarelli – vice Presidente dell’Assemblea legislativa umbra e consigliere regionale – ed Erika Borghesi – consigliera alla viabilità della Provincia di Perugia, promosso dai Circoli PD di Fratta Todina e di Monte Castello di Vibio. Il ponte di Montemolino è un collegamento fondamentale fra più paesi e le rispettive aree industriali con Todi e con l’Ospedale di Pantalla ed è ormai da anni che sindaci e politici delle giunte regionali ne stanno discutendo. Da qui, il recente meeting dal titolo, appunto, “Il futuro della Media Valle del Tevere: aggiornamenti sul rifacimento del Ponte di Montemolino”. Grazie agli interventi dei relatori, che hanno ripercorso tutte le tappe dei vari progetti presentati negli anni, si è potuto apprendere che, anche a seguito delle interrogazioni e richieste di chiarimenti, la Regione, dopo aver rischiato di far saltare definitivamente i lavori del ponte, con un progetto dichiarato per ben due volte non conforme, sia riuscita in extremis a concordare con la Soprintendenza una via d’uscita, ovvero far partire i lavori per un importo di 5 milioni di euro, condizionandoli, però, alle nuove prescrizioni stabilite dallo stesso organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali. Già dal 2019 la giunta Marini aveva concluso uno studio di fattibilità e si era dichiarata pronta a finanziare un nuovo ponte. Successivamente poi, la Giunta Tesei presentò un ulteriore progetto che per ben due volte è stato negato dalla Soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. I relatori e i rappresentanti dei Circoli PD hanno concordato sul fatto che, pur rimanendo perplessi per la soluzione individuata, sia giunto il momento di impegnarsi tutti insieme, affinché la sistemazione di questa importante struttura viaria, su cui gravitano oltre tremila veicoli al giorno, venga completata nei tempi più rapidi possibili. Il segretario PD di Fratta Todina Gianluca Coata, sostenitore da sempre di un nuovo ponte, ha espresso dubbi in particolare sulla strada alternativa – quella che passa per il borgo tuderte di Cecanibbi – non solo per i normali veicoli ma soprattutto per i pullman che portano tantissimi studenti a Todi e per i mezzi (come le autoambulanze) per raggiungere l’Ospedale di Pantalla di Todi, per cui sono assolutamente fondamentali i tempi di percorrenza. I rappresentanti dei Circoli rimangono in attesa di chiarimenti sia sul progetto che sulle tempistiche e su soluzioni adeguate alle varie problematiche dei numerosi Comuni interessati.
Riprendiamo l’intervento di un lettore a commento di due pagine del Corriere dell’Umbria di oggi.
Oggi sul corriere dell’Umbria c’è un interessante articolo sull’investimento di un milionario americano a Monte Castello. In pratica si è innamorato del paese e ha comprato numerosi immobili al centro con l’idea non solo di ristrutturarli, ma di aiutare a riportare al centro tutta una serie di servizi e attività commerciali che nel tempo hanno inevitabilmente chiuso. È un esperimento che non so quante speranze abbia di successo, tuttavia è sicuramente interessante proprio perché è terribilmente visionario. Ad ogni modo, leggendo l’articolo, mi sono ancora più convinto che dobbiamo fare un cambio di marcia e provare, anche con l’aiuto esterno, ad elaborare e formulare idee per Todi, che in qualche modo siano espressione di una visione d’insieme, di un progetto più ambizioso che non sia limitato esclusivamente alle piccole cose sulle quali siamo coinvolti dall’amministrazione di turno.
Si è tenuto questo fine settimana al GP Padel di Spoleto il torneo doppio maschile FIT-TPRA di padel per 3^, 4^ e 5^ fascia expert L.
Tra gli iscritti nel tabellone erano presenti anche quattro giocatori della media valle del Tevere, dove questa attività sportiva è sempre più diffusa, come dimostrano anche i numerosi campi da gioco sorti in questi ultimi anni.
La prima coppia era formata da Andrea Carocci (del circolo Massa Martana Padel) e Luca Traversini (del circolo Todi Padel Center), teste di serie n. 1 del torneo e vincitori del torneo svoltosi sempre al GP padel quindici giorni fa. La seconda coppia, quella dei giocatori del Todi Padel Center, costituita da Daniele Catterini e Gabriele Scassini. Quest’ultimi, nella prima giornata, hanno affrontato un doppio turno vincendo ai quarti 6/4 – 6/3 contro la coppia Batini/Falocco. Poi una bellissima semifinale contro due bravissimi giocatori dell’H2O Sparta Padel, Alessandro Piovanello e Riccardo Marzolini. Nel primo set sono partiti in svantaggio per poi recuperare nella fase centrale di gioco e vincendo con un 7/5. Secondo set sempre lottato con scambi lunghi e poi aggiudicato con un break sul 6/4.
Più sofferta invece la vittoria in semifinale di Carocci-Traversini contro la coppia ternana Daniele Diomei ed Emanuele Poddi. In vantaggio per 5 giochi a 2 nella prima frazione di gioco, quando il set sembrava quasi concluso la coppia Diomei-Poddi ha approfittato del momento di rilassamento degli avversari rimontando lo svantaggio e sul pari si sono aggiudicati il tie-break con il parziale di 7/4. Il secondo set ha riportato l’equilibrio in campo ed ogni coppia ha mantenuto il turno di battuta fino al break aggiudicato da Carocci-Traversini sul 5 a 3. Il set si è concluso poi con il risutato di 6/4 a favore di Carocci e Traversini. Nel tie-break finale partenza in vantaggio per la coppia ternana Diomei-Poddi mentre Carocci e Traversini hanno iniziato a ritrovare la quadra e costruire la rimonta, agevolata anche da due smash di Diomei sul vetro. Poi la vittoria è scivolata via con il risultato finale di 10 a 5. E così nella mattinata di domenica 26 novembre si è disputata la finale tra le due coppie costituite da tre tuderti ed un massetano. Nei primi cinque giochi del set, nonostante il buon livello di gioco in campo, nessun giocatore ha mantenuto il proprio turno di battuta, poi la coppia Carocci-Traversini sempre sul ‘maledetto’ risultato del 5/2 si è ritrovata sul 5 pari senza accorgersene, chiudendo però il set sul 7/5. Grande prestazione della coppia Catterini-Scassini sulla seconda frazione di gioco che sono andati subito sul 5 a 0 e poi hanno vinto facilmente il set per 6/1. Il tie-break a 10, decisivo per decretare il vincitore, ha visto partire con un vantaggio di un punto la coppia Catterini-Scassini fino al 3-2. Poi Carocci e Traversini, amanti del rischio, hanno rimontato e scavalcato gli avversari chiudendo sul risultato di 10 a 5 grazie anche a due magistrali recuperi di palla di Luca Traversini nei due punti finali
Mercoledì 8 novembre, presso l’Aula Magna del Liceo “Jacopone da Todi”, si svolgerà una commemorazione di Monsignor Decio Lucio Grandoni, Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi dal 1974 al 1986 e primo Vescovo dell’attuale Diocesi riunita dal 1986 al 2003. E proprio nel ventennale della sua rinuncia al governo pastorale, il Comune di Todi e la Diocesi di Orvieto-Todi hanno inteso promuovere un’iniziativa in sua memoria.
L’appuntamento, aperto a tutta la comunità, è per le ore 10:30, con i saluti e le testimonianze del Sindaco di Todi Antonino Ruggiano e del Vescovo S.E. Gualtiero Sigismondi, cui seguirà l’intervento di Don Mario Venturi, canonico della Concattedrale di Todi, che traccerà un profilo di Monsignor Grandoni, del quale fu collaboratore negli anni del Sinodo diocesano celebrato alle soglie del Giubileo del 2000. Decio Lucio Grandoni era nato a Todi nel 1928 e ordinato sacerdote nel 1950 dal Vescovo Alfonso Maria De Sanctis. Nei primi anni Settanta fu Vescovo titolare di Atella e ausiliare del Vescovo di Foligno Monsignor Siro Silvestri per la reggenza della Diocesi di Assisi. Il 12 dicembre del 1974, Papa Paolo VI lo nominò Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi, poi unite in un un’unica circoscrizione ecclesiasistica con decreto del 30 settembre 1986. Scomparso il 22 marzo del 2006, le sue spoglie riposano nella cripta del Duomo di Todi. Mercoledì 8 novembre, alla conferenza nell’Aula Magna del Liceo seguirà un momento di raccoglimento presso il Largo intitolato a Monsignor Grandoni nell’area del carcere di San Cassiano, a ridosso dell’ingresso del Parco della Rocca.
Nell’anno 1978 con la legge n. 230 del 25 maggio (Governo Andreotti IV monocoloreDC con l’appoggio esterno di PCI-PRI-PSDI-PSI) furono emanati provvedimenti urgenti per il consolidamentodella rupe di Orvieto e del colle di Todi ai fini della salvaguardia del patrimonio paesistico, storico, archeologico e artistico delle due città dai movimenti franosi allora attuali e potenziali. Tale legge dispose l’assegnazione alla Regione Umbria (Presidente Marri I– PCI-PSI) di un contributo speciale di lire 6 miliardiper la città di Orvieto e di lire2 miliardi per la città di Todi (Sindaco Budassi I- ’75-’80) ripartiti in quattro annualità di lire 1.500 milioni (Orvieto) e di lire 500 milioni (Todi) per ciascuno degli esercizi finanziari dal 1978 al 1981. La legge affidò alla Regione Umbria il compito di eseguire uno studio geolitologico per accertare le causedei movimenti franosi e di individuare gli interventi necessari per il consolidamento del masso tufaceo su cui poggia Orvieto e per il consolidamento del colle di Todi. Inoltre le assegnò il compito di realizzare, d’intesa con i due Comuni e con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e di Istituti universitari, i progetti e le opere necessarie per evitare che i movimenti franosi in atto e prevedibili mettessero in pericolo gli abitanti e le opere d’arte contenute nelle due città.
Questa importante “legge speciale” derivava da un disegno di legge dei Senatori Maravalle, Anderlini, Ottaviani, Rossi Raffaele, Carnesella, Valori, De Carolis e da quello d’iniziativa del Consiglio regionaledell’Umbria approvati nell’ottobre 1977 dal Senato della Repubblica in un testo unificato recante però il titolo di “Provvedimenti urgenti per il consolidamento della Rupe di Orvieto a salvaguardia del centro storico”. La deliberazione del Consiglio Regionale conteneva peraltro la raccomandazione di esaminare anche la situazione della città di Todi. A tal fine in Commissione Lavori pubblici della Camera dei Deputati nel gennaio 1978 alcuni Deputati dei gruppi comunista, socialista e democristiano e precisamente gli Onorevoli Ciuffini, De Poi, Bartolini, Manca, Scaramucci, Guaitini Alba e Micheli suggerirono varie modifiche al d.d.l. che aggiungevano allaRupe di Orvieto anche il Colle di Todi. Nella seduta dell’aprile1978la Commissione suddetta, dopo il parere della Commissione bilancio nella quale non era risultato possibile l’aumento dello stanziamento previsto in lire 8 miliardi solo per il Comune di Orvieto, optò per la ripartizione dello stanziamento in lire 6 mrd per il Comune di Orvieto e in lire 2 mrdper il Comune di Todi.
Con la legge n. 227 del 12 giugno 1984 (Governo Craxi I di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) è stato poi approvato il rifinanziamento della legge 230 per consentire la prosecuzione degli interventi prevedendo la concessione alla Regione Umbria (Presidente Marri II– PCI -PSI) di un contributo speciale di lire 12 miliardi per il 1984 e 16 miliardi per il 1985 per la città di Orvieto (totale 28 mld, circa 65% ) e di lire 7 miliardi e 8 miliardi (totale 15 mrd, circa 35%) negli stessi due anni per la città di Todi (Sindaco Budassi II- ’80-’85). Tale legge ha inoltre autorizzato la spesa di lire 1 miliardo per ciascuno degli anni ’84 e ’85 (totale 2 mrd) da iscrivere nello stato di previsione del nuovo Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (istituito tramite legge del 1975 e con ministro Giovanni Spadolini) per studi, progettazioni e primi interventi volti ad affrontare la situazione di grave dissesto strutturale del duomo d’Orvieto nonché di altri edifici storici e artistici e delle mura di cinta di Orvieto e di Todi. Il tutto al fine di arrivare ad adottare una legge organica relativa alle spese di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi e anche per il recupero e restauro degli edifici storici, dei beni artistici e delle mura di cinta delle due città umbre, demandando alla Regione Umbria e al MBCA di predisporre entro il 31 marzo 1985 gli idonei programmi e progetti.
Nell’anno 1987 con la legge n. 545 del 29 dicembre (Governo Goria di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) sono state così emanate le disposizioni organiche per il definitivo consolidamento della rupe di Orvieto edel colle di Todi disponendo l’assegnazione sempre alla Regione Umbria (Presidente Mandarini I- PCI-PSI e Presidente del Consiglio regionale Lorenzini-PSI- unico Presidente del C.r. di Todi- ’85 -’90) di un contributo straordinario di lire 180 miliardi negli anni 1987-1990 in misura di 55, 45, 40 e 40 miliardi rispettivamente negli anni 1987, 1988, 1989 e 1990 per gli interventi di definitivo consolidamento della rupe d’Orvieto e del colle di Todi valutati in lire 115 miliardi (circa 64%) per Orvieto e lire 65 miliardi (circa 36%) per Todi (Sindaco Buconi I- ’85-’90). Alla Regione Umbria furono affidati i compiti di realizzaredirettamente gli interventi, d’intesa con i due comuni (da qui la scarsità di documentazione presso i comuni medesimi) e garantendo continuità delle realizzazioni. La Regione poteva anche avvalersi del CNR e di Università ed Enti scientifici anche al fine di realizzare sistemi di costante monitoraggio e vigilanza e poteva anche delegare attività ai due Comuni. I lavori di consolidamento e sistemazione idrogeologica del colle di Todi furono affidati in concessione dalla Regione, con il ribasso del 10,50%, all’impresa Todini Costruzioni Generali S.P.A di Roma quale mandataria del Raggruppamento di imprese (Todini-Fioroni-S.E.M.-C.C.C.).
La legge 545/87 ha inoltre autorizzato la spesa di lire 120 miliardi negli anni 1987-1992 per interventi, di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali, di recupero, restauro, conservazione, valorizzazione e utilizzazione degli edifici nonché dei beni e delle opere di pertinenzadegli stessi in ragione di lire 5, 15, 20 e 20 miliardi per ciascuno degli anni dal 1987 al 1990 (totale 60 miliardi) sulla base di un programma che garantisse continuità di realizzazione e completamento delle opere in corso, mentre per gli anni successivi al ’90 gli stanziamenti degli ulteriori 60 miliardi relativi ai singoli esercizi sarebbero stati poi quantificati con le relative leggi finanziarie. I relativi lavori nei due Comuni furono affidati in concessione dal Ministero all’impresa Bonifica S.P.A. di Roma.All’onere complessivo di lire 300 miliardi (180 +120) lo Stato ha fatto fronte per l’importo di lire 60 miliardi nell’anno ’87 e per l’importo di 60 miliardi annui per ciascuno degli anni ’88, ’89 e ’90 (per un totale di lire 240 miliardi) e con le leggi finanziarie annuali per il residuo importo di lire 60 miliardi negli anni ’91 e ’92 (Sindaco Buconi II-’90-’95- ma con cessazione anticipata del mandato a febbraio ’94 e successiva gestione straordinaria del Comune da parte del Commissario prefettizio De Bonis fino all’elezioni anticipate del giugno ’94). Le leggi finanziarie 1991 (L. 405/’90) e 1992 (L. 415/’91) hanno poi stanziato 20 + 20 miliardi di lire per gli anni 1991 e 1992 e per l’anno 1993 gli altri 20 miliardi di lire quali parti delle quote del ’91 e ’92 onde completare il finanziamento della legge 545 sul definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (Beni culturali).
Infine con la legge n. 242 del 23 luglio 1997 (Governo Prodi I (L’Ulivo con PDS-PPI-UD-FdV-RI-SI) è stato autorizzato un contributo straordinario alla Regione Umbria (Presidente Bracalente- PDS-PRC-PPI-PdD) di lire 80 miliardi in misura di 30 miliardi per il 1997 e 25 miliardi per ciascuno degli anni 1998 e 1999 ai fini del rifinanziamento della legge 545 del 1987 per il definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (Sindaco Nulli Pero– ’94-’98). Per l’anno ‘97 la legge ha finalizzato una quota di lire 22 miliardi per i lavori di consolidamento della rupe e del colle e una quota di lire8 miliardi per gli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali. Per ciascuno degli anni 1998 e 1999 una quota di lire18,5 miliardi è stata destinata agli interventi di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (per un totale di lire59 miliardi nel triennio ripartiti dalla Regione tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 38 mrd per Orvieto e circa 21 mrd per Todi). Una quota di lire 6,5 miliardi è stata destinata nello stesso biennio agli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali per un totale di lire21 miliardi nel triennio ripartiti tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 13 mrd per Orvieto e circa 8 mrd per Todi). La legge ha anche prescritto la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Ministero dei lavori pubblici, quello dei beni culturali e ambientali, la Regione Umbria e i Comuni di Orvieto e Todi per individuare e definire il quadro conclusivodegli interventi di consolidamento e sistemazione idrogeologica nonché degli interventi di restauro sui beni artistici e culturali con priorità al completamento degli interventi avviati. Nel 1999 è stata anche istituita dalla Regione Umbria e dai comuni di Orvieto e Todi la Scuola di Alta Specializzazione e Centro Studiper la Manutenzione e Conservazione dei Centri Storici in Territori Instabili le cui finalità statutarie prevedono di svolgere studi superiori a carattere internazionale e di elevato profilo scientifico, destinati ai ricercatori ed agli studiosi delle discipline geologiche, geotecniche, idrologiche ed idrauliche, agrarie e forestali, architettoniche, urbanistiche epaesaggistiche e sismiche nonché a quelleconnesse con la conservazione del patrimonio artistico e monumentale.
Nell’arco temporale del ventennio 1978-1997 le leggi speciali per le due città umbre risultano avere stanziato fondi statali per un ammontare complessivo di 433 miliardi di lire. Per gli interventi di consolidamento e sistemazione idrogeologica della Rupe di Orvieto e del Colle di Todi gestiti direttamente dalla Regione Umbria risultano stanziati complessivamente 290 miliardi di lire ripartiti nella quasi totalità direttamente dalle leggi in circa 187 mrd per la città di Orvieto e 103 mrd per la città di Todi. Per gli interventi di recupero e restauro sui beni culturali e artistici delle due città di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali risultano stanziati in totale 143 miliardi di lire ripartiti presumibilmente in analoga proporzione e quindi in circa 91 mrd per la città di Orvieto e circa 52 mrdper la città di Todi. Quei fondi statali per complessivi circa 155 miliardidi lire nonché quelle grandi opere pubbliche e quei numerosi restauri conservativi dei beni culturali realizzati hanno significato per la città di Todi una vera e propria “rinascita” e anche una ripartenza dopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo del Vignola il25 aprile 1982, proprio l’ultimo giorno di apertura della XIV edizione della Mostra mercato nazionale dell’Antiquariato, che causò la morte di 35 persone e oltre 40 feriti.
Dopo il restauro e l’adeguamento alle nuove normative di sicurezza finanziati con una consistente quantità di fondi della legge speciale-beni culturali, il Palazzo Landi Corradi, noto come Palazzo del Vignola e già sede del Seminario vescovile, fu riaperto al pubblico nell’anno 1993 (Sindaco Buconi II– ’90-’94) e ricominciato ad utilizzare per attività espositive anche se l’importante Mostra nazionale con le successive gestioni del Palazzo del Vignola dal 1993 non risulta essersi più svolta ma sostituita comunque dalla Rassegna Antiquaria d’Italia, salvo una riedizione nel ’97 organizzata dall’Azienda di Promozione Turistica (APT) del Tuderte nel suo ultimo anno di funzionamento prima della soppressione delle 12 APT Umbre. Nell’anno 1992 intanto era stato riaperto, con la serata inaugurale della VI edizione del Todi Festival di S. Spada, anche il Teatro comunale (chiuso dopo la tragedia del Vignola) ad avvenuta ultimazione dei lavori di restauro e adeguamento alle nuove norme di sicurezza, finanziati però con fondi comunali reperiti con una rapida chiusura delle contabilità di lavori precedenti nella struttura rimaste in sospeso. In quei primi anni ’90 e precisamente nell’anno 1991Todi era anche salita alla ribalta internazionale e di fatto entrata nei principali circuiti turistici come la città “più vivibile del mondo”, come cittàsostenibile secondo una ricerca dell’Università di Lexington nel Kentuchy-Facoltà di Architettura a cura del Prof. Richard S. Levine, architetto e urbanista, che insieme alla sua equipe di ricercatori americani avevano costruito al computer la “città ideale” o come lui già allora amava definirla la “città sostenibile” (sustainable), che mostrava una straordinaria somiglianza con le caratteristiche, dimensioni e la struttura urbana di Todi. Insomma la patria di Jacopone, che conservava tutte le caratteristiche della città medievale, rappresentava per l’urbanista del Kentucky (che meriterebbe la concessione di un riconoscimento onorifico) la supremazia della città vivibile, e cioè della città e della campagna che convivono invece di sopraffarsi, come avviene nella città c.d. moderna. In quegli stessi anni il Comune di Todi con decreto del Presidente della Repubblica (Scalfaro) del 19 settembre 1994 (Sindaco Nulli Pero e ottima istruttoria del direttore dell’Archivio storico G. Comez) fu anche insignito del titolo di “Città” ottenendo l’ambito nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte e il tutto d’oro, mentre la corona dei Comuni è sormontata da merli a coda di rondine e il tutto d’argento.
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)
La maggioranza di centrodestra boccia la proposta di ordine del giorno presentato da Todi Civica in merito all’istituzione di una commissione per le politiche del centro storico che avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento, oltre a sindaco e capigruppo, dei
rappresentanti delle associazioni di categoria, dei comitati cittadini sorti in questi ultimi mesi ed esperti del settore.
L’iniziativa nasceva dall’esigenza di dare risposte ai residenti e ai commercianti che in questi anni hanno visto peggiorare drasticamente le condizioni di fruibilità e di vivibilità del centro storico.
I tagli effettuati al trasporto pubblico locale, la gestione di parcheggi e viabilità e l’assoluta mancanza di partecipazione dei soggetti interessati sono alcune delle principali cause di questo peggioramento, una situazione resa ancor più grave dalla difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando.
La proposta, che ha visto il sostegno convinto di PD, Civici e Sinistra per Todi, oltre naturalmente a quello di Todi Civica, è stata respinta dalla maggioranza consiliare che, per bocca della capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanna Fortunati, si è trincerata dietro un’infantile e generica adesione alla linea politica della giunta, con buona pace della autonomia dell’intero Consiglio Comunale. Lo spettacolo più desolante lo ha offerto però il sindaco che, dopo uno sbilenco pappone sulle democrazie liberali, ha confermato la sua idea di governo, quella che lui comanda e il resto non conta, con buona pace dei cittadini che vivono sulla loro pelle le scelte scellerate di Ruggiano e della sua maggioranza.
Per parte nostra siamo pronti a sottoporre al Presidente del Consiglio Tenneroni la richiesta di convocazione di un consiglio comunale aperto sulla questione affinché tutti i soggetti interessati possano investire la massima assise cittadina delle problematiche emerse anche nell’incontro pubblico tenutosi mercoledì 25 ottobre scorso.
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