I GRANDI INTERVENTI DI RECUPERO E RESTAURO DEI BENI CULTURALI DEL CENTRO STORICO DI TODI REALIZZATI CON I FONDI DELLA LEGGE SPECIALE.

(Parte terza e ultima)

La CHIESA DI SANTA PRASSEDE di origine romanica è posizionata fuori dalla seconda cerchia di mura, oltre la  porta Ravennate, lungo una delle strade di accesso a Todi. Nel XIV secolo la chiesa venne ricostruita insieme all’attiguo convento dall’ordine degli Agostiniani, che l’avevano avuta in concessione dal Capitolo della Cattedrale, lasciandone incompiuta la facciata che è in parte decorata a bande di pietra bianca e rosa e con il portale ad arco acuto arricchito da colonnine e costoloni. Della chiesa trecentesca rimangono solo la facciata e il portale perché l’interno è stato interamente trasformato tra la fine del ‘500 e il ‘700. L’attiguo ex convento agostiniano di Santa Prassede acquistato dal Demanio statale nella seconda metà dell’800 è  diventato sede dell’Istituto Artigianelli Crispolti, un’importante  Opera pia della città di Todi fondata dal canonico della Cattedrale di Todi, don Luigi Crispolti, a favore di orfani e giovani abbandonati.

L’intervento di restauro architettonico si è reso indispensabile per l’avanzato stato di degrado delle travi e del manto di copertura che faceva infiltrare acqua danneggiando le pitture murali e le decorazioni e rappresentava un serio pericolo di crollo delle strutture. Anche la copertura dell’abside aveva problemi strutturali analoghi con l’acqua che penetrava nel sottostante catino absidale dipinto ad affresco deteriorandolo. L’intervento ha riguardato anche il campanile con operazioni di cuci e scuci e stuccature.

L’intervento di restauro ha interessato gli affreschi del ‘600 che ornano l’abside con i due riquadri dei Santi ai lati del dipinto mobile, olio su tela, dell’altare Maggiore raffigurante “Santa Prassede raccoglie il sangue dei martiri“. Sul catino absidale sono raffigurati ai lati Angeli che reggono le palme del martirio e al centro  un Angelo che regge una ghirlanda di rose. L’intervento di restauro ha riguardato anche sette tele provenienti in massima parte dall’antichissima Chiesa di San Silvestro entro la seconda cerchia di mura  e appartenente proprio alla Parrocchia di Santa Prassede, con   molti affreschi  sulle pareti laterali compreso il primo ritratto conosciuto di Jacopone da Todi e con il  portale laterale su via Roma, ma chiusa dal 1987 e aperta solo sporadicamente per mostre, in particolare da ultimo di presepi costruiti da “artisti” tuderti. Il restauro delle tele ha rivelato date e firme che hanno consentito di integrare con nuovi artisti e opere inedite le conoscenze sulla pittura in Umbria nel ‘600 e ‘700 (come, ad esempio, le due belle tele lo Sposalizio della Vergine e la Visitazione di  B. Barbiani).

La CHIESA DI SAN FRANCESCO IN BORGO  risale al  XIII secolo quando i Servi di Maria si stabilirono a Todi nel rione di Santa Prassede in Borgo Nuovo e nel convento adiacente alla chiesa ha risieduto, nell’ultimo periodo della vita, il Priore generale dell’ Ordine dei Serviti (un ordine questuante) fra Filippo Benizi da Firenze che poi è morto in una cella dello stesso il 22 agosto 1285. Le sue spoglie, riesumate nel XIV secolo, furono poi trasferite nella Chiesa di San Filippo vicino alla porta Romana di Todi, dove si trovano le sue reliquie. Nel 1671 venne inserito nel catalogo dei Santi (canonizzazione) con sentenza di Papa Clemente X e i Servi di Maria lo ricordano il 23 agosto di ogni anno.  La chiesa e l’annesso grande monastero (già intitolato a San Marco dei Servi di Maria) a fine XVI secolo furono ceduti alle Clarisse di San Francesco che vi si trasferirono poiché il loro convento, situato nella parrocchia di San Quirico, minacciava di rovinare. La chiesa è stata rinnovata nella prima metà del ‘700 coprendo il soffitto con le volte e restaurando tutta la sala che fu poi riccamente decorata a metà ‘800 dai fratelli Agretti di Perugia.

L’intervento architettonico nella chiesa è stato limitato al restauro conservativo e all’adeguamento statico della copertura lignea lasciando inalterata la struttura originale, rimuovendo gli elementi lignei ammalorati e consolidando gli altri mediante sofisticate tecnologie di risanamento del legno. Si è così evitato di rimuovere le pianelle decorate con motivi geometrici e con le immagini di San Filippo Benizi e della Madonna del latte. E’ stato impermeabilizzato il tetto con pannelli lignei Onduline e con la stilatura dei giunti e sono stati rifatti anche gli intonaci della facciata e dell’ingresso dell’adiacente monastero  tutti tinteggiati con terre naturali.

L’intervento di restauro dei dipinti murali ha riguardato gli affreschi conservati nei vari ambienti del monastero, come il Vestibolo con nella lunetta la Madonna col bambino e i santi Filippo Benizi e Giuseppe, di ignoto pittore tuderte, il Parlatorio con frammento di mosaico di Tobiolo  e l’Angelo con San Filippo Benizi di ignoto Ghirlandaiesco e la Scala Santa. In particolare quest’ultima è stata costruita in epoca successiva al convento e poi abbellita dagli affreschi di Andrea Polinori, il pittore nato a Todi nel 1586 ed ivi morto nel 1648, che rappresentano Scene  della Passione entro riquadri,intervallate da Angeli che reggono gli strumenti della passione sulle pareti laterali e Le Tre Marie intorno alla Croce sulla parete alla sommità della Scala. Il modello obbligato per la decorazione della scala è stata  la Scala Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano sotto il pontificato di Sisto V, definita come la Cattedrale di Roma. Il pittore tuderte all’apice della carriera è anche diventato “eques“(Cavaliere), una delle classi Gladiatorie che combattevano nelle arene. L’artista è sepolto nella chiesa di San Silvestro e molte sue opere sono conservate nella Pinacoteca comunale.

All’interno della  chiesa sull’altare maggiore è posta una tavola, dipinta a olio e tempera, raffigurante lo Sposalizio della Vergine della prima metà del ‘500 di artista ignoto ma probabilmente  appartenente alla Koiné peruginesca e forse realizzata anche in periodi diversi. Nel ‘700  la tavola dipinta fu posta in una nicchia sopra l’altare centrale su un letto di malta che coprì anche i bordi del dipinto rendendolo inamovibile. L‘intervento di restauro è consistito sia nel consolidamento della muratura della nicchia che nella disinfestazione e ancoraggio della tavola a due sporgenze del muro posteriore, oltre alla ripulitura della superficie pittorica, alla reintegrazione delle lacune del dipinto e alla nuova applicazione della cornice lignea al bel dipinto egregiamente restaurato.

La CHIESA DELLA CONSOLAZIONE, risalente al XVI e inizio XVII secolo,  è ubicata appena fuori delle mura medioevali della città e della ex Porta di S. Giorgio abbattuta nel 1830, dopo il terremoto del 1815, come male minore per le difficoltà di reperire le ingenti risorse necessarie per i restauri degli edifici. Prese avvio da una  piccola chiesa costruita per difendere dalle acque un’immagine della Madonna dipinta su un pezzo di muro, che si diceva avesse fatto  molti miracoli e che era stata denominata Santa Maria della Consolazione. Il crescente numero di visitatori della chiesetta fece prendere corpo al progetto di costruire una grande Fabbrica e alla costituzione, su impulso del guelfo tuderte Ludovico degli Atti, della Compagnia  di Santa Maria della Madonna della Consolazione per gestirne la realizzazione.  Nel marzo 1509 iniziarono i lavori di costruzione delle fondamenta della nuova grande chiesa e del muro di  sostruzione  “al basso” della stessa e nell’aprile 1607 fu chiusa la cupola che alla base aveva otto finestre disegnate dal mastro perugino arch. V. Martelli e in cima una croce. I lavori sono stati completamente ultimati, dopo varie interruzioni, solo nel 1635 con l’impiombatura della cupola e delle quattro calotte dei catini absidali sotto la balaustra dello stretto terrazzo tutt’intorno alla cupola stessa. Il progetto della Chiesa rinascimentale di Santa Maria della Consolazione di Todi è stato attribuito all’architettoe pittoremarchigiano Donato Bramante (1444-aprile 1514) anche se purtroppo non esistono documentiscritti che possano comprovare questa attribuzione. Il Bramante, noto anche come Bramante Lazzari, a Roma era stato ingaggiato da Papa Giulio II per la completa ricostruzione della Basilica di San Pietro in Vaticano per la quale lo stesso impostò un progetto di edificio nella forma di pianta centralizzata a croce greca che per l’artista rappresentava la perfezione sublime e che, quanto meno, ha poi influenzato anche la progettazione della Chiesa della Consolazione di Todi. Di quest’ultima il Bramante non ne fu di sicuro il “maestro di Fabbrica”, oggi il direttore dei lavori, che invece furono seguiti prima dall’architetto viterbese Cola da Caprarola, poi dall’architetto senese B. Peruzzi e da altri ancora. Il modello in legno della chiesa è  tuttora conservato nel Museo civico della città.

L’intervento di restauro architettonico della chiesa è consistito dapprima nei complessi lavori di consolidamento statico delle fondazioni dell’edificio e poi, con lo stesso cantiere, nei lavori di manutenzione assolutamente necessarisu alcune parti del complesso monumentale. Gli interventi eseguiti hanno riguardato la semicalotta di sinistra, che presentava molte infiltrazioni d’acqua, con la sostituzione delle lastre di piombo degradate e il ripristino del manto di copertura. Una volta impermeabilizzata la calotta è stato anche ritinteggiato l’intradosso (superficie in vista all’interno della volta) e sono stati eseguiti interventi sul pavimento della chiesa con la sostituzione di vari mattoni frantumati con l’uso.  E’ stata anche effettuata la manutenzione delle statue in stucco del ‘600 di A. Algardi  che ornano gli altari. All’esterno sono state eseguite operazioni di cuci e scuci sul muretto di contenimento del terreno a nord ed è stato pavimentato con pietra locale appena sbozzatail percorso pedonale dalla Chiesa fino al viale di accesso alla città e a quel che resta dell’ultimo tratto di mura urbiche con la Torre Caetani divenuta (stranamente) insieme all’area circostante di proprietà della Compagnia di Santa Maria della Consolazione

Dalla prima metà del ‘500 la Compagnia era diventata un’Opera pia, denominata Istituto della Consolazione e Colonia agricola e poi nel 1861 era stata concentrata insieme ad altre 18 nella Congregazione di carità di Todi, nuovo ente di natura pubblica che le amministrava (decreto Pepoli). Successivamente fu trasformata, come tutte le altre, in Istituzione pubblica di beneficenza (I.p.b.) con la legge “Crispi” n. 6972 del 1890 e poi in Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) con Regio decreto n. 2841 del 1923. Nel 1938, l’Ipab venne raggruppata insieme alle altre nelle Istituzioni riunite di beneficenza (II.RR. B.) di Todi fino al 2002 (Sindaco Marini dal 1998) quando, nel settembre e con decorrenza dal 1° gennaio ’03, le stesse sono state fuse in un unico ente pubblico, avente sempre natura di Ipab, denominato “La Consolazione-Ente tuderte di assistenza e beneficenza” con l’acronimo di “La Consolazione-E.T.A.B.”. La nuova Ipab è però tuttora regolata da uno statuto nel quale, tra gli scopi dell’ente di cui all’art. 3, è stato aggiunto anche il perseguimento di “fini culturali” che di fatto hanno portato l’Ipab a distrarre in modo crescente una rilevante parte dei proventi, derivanti dal vasto patrimonio immobiliare ereditato, dalle sue più proprie e necessarie finalità assistenziali in particolare verso le giovani generazioni. Inoltre La Consolazione-Etab è ancora oggi, di nome e di fatto, una vecchia Ipab nonostante che la legge quadro statale n. 328 del 2000 sul sistema dei servizi sociali e il decreto legislativo n. 207 del 2001 di riordino di tali enti, nonché la legge regionale umbra n. 25 del 2014 abbiano previsto la trasformazione di tutte le Ipab in Aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) o in persone giuridiche di diritto privato soggette alla vigilanza e controllo regionale. Le nuove ASP, anche nel Testo Unico regionale in materia di sanità e servizi sociali del 2015, sono state inserite nel sistema pubblico di programmazione, progettazione e attuazione dei servizi e degli interventi sociali e le loro funzioni oggi si devono realizzare attraverso la produzione e l’offerta (= erogazione) di servizi e interventi sociali, socio sanitari e socio educativi. Tale trasformazione dell’Etab purtroppo, a distanza di quasi dieci anni (con Sindaco di Todi Ruggiano dal giugno 2017), non risulta ancora avvenuta, con conseguenze negative sui crescenti bisogni dell’infanzia e della gioventù.

 Tornando all’intervento attuato sulla chiesa occorre anche fare un cenno sulla scultura in acciaio corten o patinato denominata “Stele di Todi” (m. 7) donata al Comune di Todi dallo scultore Roberto Ruta, nato in Romania da padre pugliese e morto a Roma nel 1994, per essere collocata nel centro storico. Dopo un’esposizione temporanea sulla piazza del Popolo, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso (Sindaco di Todi Budassi II) la scultura era  stata installata sull’area adiacente alle mura medioevali proprio dinnanzi alla Chiesa della Consolazione creando un forte impatto sulla fruizione visiva del bene immobile tutelato (art. 21 della legge n. 1089 del ’39 allora ancora vigente in materia di  tutela delle cose d’interesse artistico o storico per evitare danneggiamenti alla “prospettiva” o alla “luce” delle cose immobili soggette alla stessa legge). Nella seconda metà degli anni ’80 però il Comune di Todi(Sindaco Buconi I) ha provveduto a spostarla e ad installarla più consonamente nell’area del parcheggio (ex campo di calcio) costruito dinnanzi al nuovo e moderno edificio della Scuola Media statale “G. Cocchi” appena fuori Porta Fratta, anche se oggi tale opera d’arte contemporanea risulta quasi interamente coperta dalla folta chioma di un alto albero  che andrebbe quanto prima  spostato e magari reimpiantato nello stesso parcheggio.   

In conclusione tutti i quattordici grandi interventi di recupero e restauro dei più importanti monumenti della nostra città antica sono stati egregiamente progettati e tempestivamente realizzati nell’arco di tempo che va dal 1991 al 1996 durante i mandati dei Sindaci della città di Todi Buconi II (’90-’94) e Nulli Pero (’94-’98) con l’intermezzo  del Commissario Prefettizio De Bonis (feb.-giug. ’94).

Li 21 dicembre 2023

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)