Arte, terra, polvere, muffa – la vita nuda della materia domenica 25 febbraio a partire dalle ore 12 in Via del Campanile 13 – Narni (Terni)

 

L’invito non è solo a prendere parte alla contraddizione di un finissage che è in realtà continuazione di una mostra, ma a interagire col nuovo stato in cui il progetto Lessness va configurandosi.
Alcune delle opere esposte nella mostra collettiva Fatti di terra, inaugurata lo scorso 29 ottobre (opere di Gianfranco Baruchello, Paolo Canevari, Gea Casolaro, Primarosa Cesarini Sforza, Daniele De Lonti, Costanza Ferrini, Lindo Fiore, Andrea Fogli, Ines Fontenla, Luigi Ghirri, Luo Guixia, Hans-Hermann Koopmann, Salvatore Piermarini, Silvia Stucky, collettivo Ticon3, Naoya Takahara, Marco Tirelli)  hanno già lasciato lo spazio della Stanza. Altre vengono accolte per proporre nuove connessioni, come quelle di Ciriaco Campus e Rosella Restante, la cui purezza concettuale si misura con la soave e brutale bellezza della materia. Nel pomeriggio una conversazione con Silvia Bordini illustrerà “alcuni aspetti della terra come materia e metafora nelle opere d’arte”. E mentre Silvia Stucky smonterà con una performance la sua opera fatta di diverse terre, Lindo Fiore, autore del dittico “L’albero di Kassel”, ci coinvolgerà nel suo fascinoso esperimento/performance – elogio dello sparire.    Dall’avventura dell’abitare, Fatti di terra volge lo sguardo al mistero dell’essenza stessa della vita. Dal microscopico al macroscopico la terra si fa nuda e si reinventa continuando a stupirci con il racconto delle sue infinite forme di vita. Infatti nel corso della giornata verrà mostrata, se non addirittura svelata, l’opera di Alberto Burri più piccola del mondo. Non c’è da sorprendersi se la sua forma ricordi l’opera più grande dell’artista umbro, il Cretto di Gibellina – dentro la quale è possibile camminare a lungo. Ma è anche, quest’ultima, un’opera molto discussa, che copre e custodisce con un manto bianco, un sudario di cemento, i detriti e la memoria di un intero paese distrutto dal terremoto. Fatti di terra. Se il Cretto, visto da lontano, sembra un’enorme macchia di caffelatte a coprire la terra, “il Burri più piccolo del mondo” è una muffa biancastra, e più che alle dimensioni della materia, è sulla natura stessa del “mondo materiale”, in senso tanto fisico quanto spirituale, che le opere di Burri ci interrogano.   E non è un caso che l’ultima imminente parte del progetto Lessness avrà come titolo, più volte annunciato, una formula del filosofo Emmanuel Levinas: Un monde sans moi – ovvero “un mondo senza di me”, o anche: “un  mondo senza io”.

Per approfondire:

La parola terra (intervento fatto all’inaugurazione della mostra “Fatti di terra”, 29/10/2017)

Progetto Lessness. Autobiografia di un’idea.


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