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I sette giudici dell’Alta Corte australiana hanno ribaltato il giudizio della Corte d’Appello, che aveva condannato Pell per abuso su minori, in quanto c’è una ragionevole possibilità che il reato non sia avvenuto. Il porporato ha ribadito la sua innocenza: ora è libero
VATICAN NEWS
L’Alta corte australiana ha prosciolto il cardinale George Pell, che stava scontando una condanna a 6 anni per abuso su minori, ribaltando la sentenza della Corte d’Appello emessa nell’agosto dell’anno scorso che confermava la decisione del Tribunale di Melbourne del dicembre 2018. Il porporato 78enne, arcivescovo emerito di Sydney e già prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, si è sempre dichiarato innocente. Ora è libero: stamattina ha lasciato il carcere di Barwon per recarsi in un istituto religioso presso Melbourne.
I sette giudici della suprema istanza giudiziaria australiana hanno deciso il verdetto all’unanimità in base al fatto che c’è una ragionevole possibilità che il reato non sia avvenuto e che quindi ci sia una significativa possibilità che una persona innocente possa essere condannata.
Il dott. Alfonso Gentili analizza i documenti ufficiali della Regione e conclude che è previsto un termine all’utilizzo esclusivo dell’Ospedale di Pantalla per il Corona Virus.
La Giunta regionale
dell’Umbria, con deliberazione n. 180
del 19 marzo 2020 pubblicata nel
S.O. n. 2 al B.U.R. n. 24 del 1° aprile
scorso, nel prendere atto, tra l’altro, della precedente ordinanza della Presidente n. 5 del 12 marzo, con la quale l’Ospedale
della Media Valle del Tevere è stato temporaneamente
configurato a livello organizzativo strutturale come ospedale regionale dedicato all’emergenza Coronavirus
fino a nuovo provvedimento, ha adottato il Piano
di gestione dei posti letto della rete ospedaliera emergenza Coronavirus nel
testo allegato alla stessa.
La Giunta, al punto 3)
del dispositivo della citata delibera, ha stabilito che tale Piano di gestione
dei posti letto “abbia efficacia di non
oltre sei mesi decorrenti dalla data di pubblicazione” della citata
ordinanza n. 5, che appunto era stata pubblicata nel B.U.R. n. 15 del 12 marzo 2020 e pertanto, con questo
nuovo provvedimento regionale, anche la riconfigurazione temporanea dell’Ospedale di
base della MVT (c.d.”Covid Hospital”, insieme ad una parte
dell’Ospedale DEA di I livello di
Città di Castello) andrà a cessare al massimo il 12 settembre p.v., sempreché naturalmente venga prorogato anche
lo stato di emergenza sul territorio nazionale dichiarato dal Consiglio dei
Ministri con deliberazione del 31 gennaio 2020 per sei mesi dalla data della
stessa delibera.
Gli ospedali di base
(o di territorio) risultano
essere, nell’Azienda USL Umbria 1 (38 Comuni), quello di Umbertide e quelli del Presidio Ospedaliero Unificato (POU) di Assisi, Castiglione del Lago e Media
Valle del Tevere per un totale di 4, mentre, nell’Azienda USL Umbria 2 (54
Comuni), quelli Narni, Amelia e Norcia per un totale di 3 e un totale complessivo di 7. Gli ospedali DEA (Dipartimenti Emergenza Accettazione) di I livello (centri SPOKE) sono,
nell’AUSL 1, quelli di Città diCastello e Branca diGubbio-Gualdo
e, nell’AUSL 2, quelli di Foligno, Spoleto e Orvieto per un totale di 5 ospedali.
Gli ospedali DEA di II livello (centri
HUB) sonoquelli delle due Aziende Ospedaliere di Perugia e di Terni, per un totale complessivo regionale di 14 strutture ospedaliere. Nella circostanza si può osservare che in
ognuno dei 12 ex comprensori dell’Umbria
(corrispondenti alla attuali 12 Zone
sociali) era attivo almeno unospedale o di base o dotato di Dea di I
o II livello (e due ospedali di base
attivi sia nella Zona sociale n. 1 di Città di Castello che nella Zona sociale
n. 11 di Narni). La scelta, tra i 7 ospedali umbri di base, di quello della MVT
in Pantalla di Todi come ospedale
regionale dedicato interamente
all’emergenza Coronavirus ha comportato e continua a comportare la completa privazione dei servizi ospedalieri in un’intera
Zona sociale che dovrà restare scoperta per mesi, creando non pochi disservizi e sacrifici o rinunce per i suoi
abitanti e in particolare per quelli più deboli.
Le Istituzioni
pubbliche e le forze politiche della Media Valle del Tevere, specialmente
quelle di maggioranza, dovrebbero immediatamente “premere” sul nuovo Governo regionale al fine di
individuare una soluzione diversa e meno
impattante sui bisogni e sui diritti dei cittadini per far fronte ad
eventuali emergenze sanitarie future, senza attendere l’arrivo del probabile
ritorno di quella attuale fin quando mancherà un idoneo vaccino e ritrovarsi di
nuovo a decidere in emergenza.
Ha destato clamore e dibattito la notizia, e il relativo
video, di una Messa della Domenica delle Palme celebrata nella Chiesa di Ammeto
da un sacerdote della Diocesi.
Purtroppo non si può non rilevare che il celebrante, o chi ha deciso la celebrazione, non ha tenuto conto di quanto prescritto dal Ministero degli interni. A tal proposito va ricordato quanto scritto dal suddetto ministero , dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, al sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, che ribadisce, tra l’altro, le seguenti prescrizioni:
….le celebrazioni
liturgiche non sono in sé vietate, ma possono continuare a svolgersi senza la
partecipazione del popolo…
… il numero dei
partecipanti si riti della Settimana Santa e alle celebrazioni similari non potrà che
essere limitato ai celebranti, al
diacono, al lettore, all’organista, al cantore e agli operatori per la
trasmissione…
Il video pubblicato e che ha avuto un gran numero di visualizzazioni ha apparentemente mostrato che le prescrizioni del Ministero degli Interni non sono state seguite. E questo ha provocato un gran numero di scritti e anche di proteste, anche da parte del mondo cattolico.
a tal proposito va anche ricordato che proprio nei giorni scorsi, la proposta di Salvini di dare libero accesso alle celebrazioni nel giorno di Pasqua ha dato seguito a numerose puntualizzazioni e al netto rifiuto di autorevoli rappresentanti della Chiesa; ricordiamo, fra tutte, la presa di posizione del Cardinale di Bologna Zuppi: tutti hanno ribadito che la Chiesa vuole rispettare le prescrizioni dell’autorità civile italiana.
Difficile quindi costruire una difesa della celebrazione
pubblica di Ammeto. Ma va
ricordato che l’isolamento ha fatto scoprire in tante persone il desiderio di
essere partecipi di un momento religioso e di preghiera in comune. Questo
spiega forse la grande quantità di visualizzazioni di video della messa
quotidiana; e non ci riferiamo solo alle messe del Papa da Santa Marta ma anche
a quelle di luoghi vicini a noi, quali la messa di Colvalenza che ha sempre un
notevole numero di partecipanti in streming.
Come ripetutamente annunciato in questi giorni dal Sindaco Antonino Ruggiano,
l’Amministrazione Comunale di Todi mette mano a provvedimenti concreti per
facilitare le attività chiuse o comunque in difficoltà per le restrizioni
imposte dall’emergenza Coronavirus. Dopo la esenzione del pagamento di tutti i
servizi scolastici per il periodo di chiusura, si è infatti provveduto a
escludere il pagamento dei canoni degli esercenti che sono in affitto in locali
comunali.
Oggi, continuando sulla scia dell’aiuto all’imprenditoria, la Giunta Comunale
ha varato oggi proposte relative a revisioni riguardanti la TOSAP (Tassa di
Occupazione del Suolo pubblico), l’Imposta di Pubblicità permanente e la TARI
(Tassa Sui Rifiuti).
La volontà dell’Amministrazione Comunale va dunque nella direzione di esentare,
per l’intero anno 2020 la TOSAP permanente e l’Imposta di Pubblicità
permanente, per le attività,
regolarmente autorizzate, rimaste chiuse sulla base di quanto previsto
dalla normativa nazionale e conseguenti DPCM ed ordinanze adottati in loro
attuazione a seguito di epidemia Coronavirus COVID-19.
In buona sostanza, chi ha dovuto rimanere chiuso per la pandemia da coronavirus
e paghi al Comune una tassa comunale, come TOSAP e Imposta sulla pubblicità,
non pagherà assolutamente nulla per tutto il 2020.
Dall’impresa di servizi fonia e internet un gesto di vicinanza a chi è impegnato nell’emergenza . Il generale Lipari “Auspico una forte collaborazione con la sana imprenditoria umbra”
(AVInews) – Perugia, 2 apr. – In questo momento di grande difficoltà per il Paese un’altra azienda umbra ha voluto dimostrare la propria responsabilità sociale sostenendo chi è in prima linea nell’emergenza Coronavirus. Connesi, azienda specializzata nella fornitura di servizi di fonia e internet su fibra ottica, ha infatti consegnato 1.500 mascherine al generale Benedetto Luciano Lipari, comandante regionale della Guardia di finanza. Questa donazione è destinata, in particolare, ai familiari dei militari impegnati nelle strade umbre in questi giorni così difficili. “Abbiamo voluto essere vicini, non solo moralmente – ha commentato il direttore marketing di Connesi Fabrizio Minelli –, a chi rischia ogni giorno la propria salute per fare in modo che si possa uscire il prima possibile da questa situazione. Venire incontro alle esigenze dei familiari dei militari significa anche dare loro più tranquillità nello svolgimento del loro lavoro”. “Siamo molto lieti di questa donazione – ha detto il generale Lipari –. Ci auguriamo che questo gesto sia di auspicio per una sempre più stretta collaborazione tra la Pubblica amministrazione e le forze imprenditoriali sane dell’economia locale”.
Oltre alla donazione di mascherine, ai militari della Guardia di Finanza dell’Umbria che ne faranno richiesta, Connesi ha voluto offrire i propri servizi a un costo particolarmente vantaggioso.
Non sono un lettore abituale di quotidiani online, per cui su sollecitazione di alcuni attenti lettori ho visto solo oggi le riflessioni del Vice Sindaco in merito alle AFT ed in qualità di Coordinatore della locale AFT credo opportuno proporre alcune mie considerazioni.
Le Aggregazioni Funzionali Territoriali nascono come prosecuzione del Patto della Salute 2014-2016 ( intesa Stato-Regioni 10/7/14) che istituisce le UCCP e le AFT quali forme organizzative della medicina convenzionata integrata con personale del SSN come previsto dal comma 2 della legge 189/2012 per l’erogazione delle cure primarie.
Per offrire ai cittadini un’assistenza sanitaria continuativa e capillare sul territorio,nell’arco dell’intera giornata,in Umbria (D.G.R.U. n.903 dell’1/07/2018 e DDG n. 1776 del 29/12/2017) è stata attivata una nuova forma organizzativa delle cure primarie attraverso le AFT.
Lo scopo principale per cui nascono era che nelle AFT il cittadino potesse ricevere visite mediche,prestazioni diagnostiche semplici,medicazioni,terapie iniettive,prescrizioni di farmaci,visite specialistiche ed esami strumentali e certificazioni. Coloro che sono affetti da una malattia cronica,dovrebbero trovare nella AFT di riferimento il medico e l’infermiere di famiglia,insieme ai terapisti della riabilitazione e agli psicologi in grado di programmare le terapie e gli accertamenti necessari. Nel caso di ricoveri,le AFT devono collaborare con i nosocomi per eventuali dimissioni protette.
Il medico e l’infermiere di territorio possono inoltre offrire ai cittadini consigli utili per un corretto stile di vita e per rendere le persone sempre più responsabili nei confronti della loro salute.
Fin qui gli intenti dichiarati al momento della istituzione,poi all’atto pratico,complici i cambi nell’organigramma sanitario e politico regionale prima, l’emergenza Covid 19 poi,tale strutturazione è rimasta fino ad oggi sulla carta.
Le funzioni proprie di questo modello organizzativo diventano quindi,a mio avviso,FONDAMENTALI proprio per contrastare attraverso la “Medicina del Territorio” l’incidenza del costo per la gestione dei pazienti affetti da malattie croniche, che è ormai vicino al 70% della spesa complessiva. L’incremento di queste patologie rende la cronicità un’emergenza di grande impatto strategico al quale si può rispondere solo con strutture complesse quali le AFT perfettamente a regime e funzionanti.
Questo dunque il ruolo fondamentale della nuova organizzazione della Medicina del Territorio e non semplice “ricettificio !”
Così è andata da noi, nel Comprensorio della Media Valle del Tevere: l’Assessore Regionale alla Sanità, in forza di una situazione di vera e netta emergenza epidemica, sotto il peso delle sue responsabilità, tra le altre disposizioni, ha individuato l’Ospedale di Pantalla come COVID DH, in ciò dando ovviamente (altrimenti si sarebbe dato il via ad un fatto epidemico in loco) per scontato la chiusura di tutti gli altri servizi preesistenti in una realtà ospedaliera nuova peraltro. Sulla sostanza solidale della scelta nulla da eccepire, sulla forma si, invece, e per due buoni motivi: intanto che non sia mai stato elaborato un Piano complessivo Regionale anche di prospettiva, che indicasse gli aspetti tecnici e/o scientifici attuali, lo stato anche soltanto presumibile e le proiezioni del fenomeno epidemico anche in rapporto ai territori, una analisi ragionevole costi/benefici ed, infine una serie di confronti funzionali di dati tra i vari Presidi Regionale che giustificasse la presa di posizione.
Nulla di tutto ciò e soltanto mere giustificazioni geopolitiche, le quali, tra l’altro, argomentate in maniera anche confusa, hanno fatto impallidire,
a fronte dei disagi, lo slancio solidaristico della nostra comunità.
Ma Mele e Ruggiano (cito i due più rappresentativi) avrebbero dovuto non solo darsi da fare su questo versante ma anche, considerando con i piedi per
terra che non si poteva in quel momento ragionevolmente tracciare un progetto pluriennale, almeno richiedere con forza che si decidesse una data precisa, a distanza di tempo (sei mesi? Un anno?), nella quale i Sindaci, tutti, del C.M.V.T. Si potessero incontrare
con i loro tecnici, con l’Assessorato Regionale e con le Associazioni dei cittadini per fare due cose: una presa d’atto e disamina dei dati non solo specifici (a che punto sta l’epidemia da noi? Ed il livello del disagio dei cittadini? Ma anche, perché no,
che impatto abbiamo avuto sul sociale e sul terreno economico?) e, se possibile, iniziare a configurare una via di uscita progettuale dalla emergenza, con quello che ad oggi ci pare quasi impossibile, cioè un RITORNO ALLA NORMALITA’, fatto di priorità e scadenze
precise.
A noi, chissà perché ci scappa di indicare il 31 dicembre c.a. e non se ne parli più!? Fino ad allora, tenuto conto che questo qua non è né può essere
un Appello, di quelli siglati a chiare lettere, controfirmati da note personalità, etc, semplicemente perché non siamo all’altezza, ci sentiamo di considerarla una sollecitazione (e indicatela ‘sta data, forza, che serve anche a Voi, pensateci) che rivolgiamo
a Quanti sopra ed anche, da Tuderti al Generale Ruspolini, molto“sul pezzo” in questi tempi bui ed alla Consigliera Peppucci, invece piuttosto in ombra.
INDIVIDUARE CELERMENTE LA PLATEA DEI BENEFICIARI DI QUESTA MISURA. La proposta del Partito Democratico di Todi
Il Governo (ordinanza n. 59
della Protezione Civile del 29 Marzo) ha stanziato da subito 400 milioni di
euro per far fronte alla crisi economica che tanti cittadini stanno vivendo a
seguito dell’emergenza Coronavirus. Si tratta di risorse destinate a misure di
SOLIDARIETÀ ALIMENTARE, dunque per aiutare le persone nell’acquisto di ALIMENTI
e BENI DI PRIMA NECESSITÀ.
Al Comune di Todi
arriveranno quasi centodiecimila euro (108.224,27 per l’esattezza). Un cifra importante (certamente non risolutiva, ma
un primo passo nella direzione giusta) che verrà distribuita alle famiglie
più bisognose, agli anziani e alle persone in difficoltà, attraverso buoni
spesa o direttamente attraverso l’acquisizione di generi alimentari e di prima
necessità che verranno poi distribuiti ai soggetti in questione.
Visto che si tratta di risorse disponibili da subito, sollecitiamo l’Amministrazione Comunale, che può contare sull’ottimo Ufficio dei Servizi Sociali, ad individuare celermente la platea dei beneficiari tra quelli in stato di bisogno e più esposti all’emergenza economica derivante dal Coronavirus, con priorità per i soggetti e per i nuclei familiari non già assegnatari di sostegno pubblico. Anche in questo frangente, offriamo all’amministrazione comunale la nostra collaborazione per il bene comune. Forza Todi, restiamo uniti.
Manuel
Valentini-Consigliere Comunale-Capogruppo Pd
CABINA DI REGIA COMUNALE, SOSPENSIONE TARI E CANONI DI LOCAZIONE PER LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E RIATTIVAZIONE DEL PRONTO SOCCORSO.
Il nuovo DPCM firmato ieri dal Presidente del Consiglio dispone l’erogazione immediata ai Comuni, in anticipo sulla scadenza di maggio, del fondo di solidarietà comunale, di 4,3 miliardi di euro, pari al 66% dello stanziamento annuale. Lo stesso fondo viene integrato con 400 milioni di euro che, con ordinanza della protezione civile, verranno messi a disposizione dei Comuni. Attraverso l’azione integrata di servizi sociali, associazioni di volontariato e di categoria, questi fondi saranno destinati a persone e famiglie in grave difficoltà, per soddisfare bisogni alimentari o di medicinali. Il provvedimento è stato elaborato in accordo con l’Associazione Nazionale dei Comuni. I Sindaci sono in prima linea nel cogliere le necessità delle loro concittadini, quindi sono, in questo momento, gli interlocutori principali del governo e portano la responsabilità di attuare misure che facciano sentire la vicinanza e la sollecitudine delle istituzioni alle comunità. E’ necessario, fin da ora, costruire le condizioni per garantire, anche a livello locale, la coesione sociale e la solidarietà civile e istituzionale che saranno necessarie, per organizzare la ripartenza, non appena sarà possibile. Rinnoviamo dunque la nostra disponibilità al Sindaco di Todi a lavorare di concerto con la giunta per il bene comune della città. Siamo tutti consapevoli che le misure prese da governo e regioni per contrastare e contenere la diffusione dell’epidemia hanno ed avranno gravi conseguenze sul piano sociale ed economico. E’ indispensabile che chi guida le istituzioni oggi sia disponibile ad ascoltare e valutare le proposte che vengono da tutte le forze politiche e dalle parti sociali (imprese, sindacati, associazioni di volontariato e rappresentanti del commercio, dell’artigianato e dei servizi) per i provvedimenti da prendere. Ad oggi, però, al di là di una formale disponibilità all’incontro, rinviato, peraltro, a dopo le festività pasquali, non abbiamo ancora ricevuto risposta alla nota che abbiamo inviato, ormai più di dieci giorni fa, al Sindaco Ruggiano, che conteneva proposte sulle iniziative che secondo noi sarebbe opportuno avviare, per fronteggiare le gravi difficoltà che incontrano famiglie e attività produttive del territorio (realtà queste che spesso coincidono). Alcune di queste, come la sospensione delle rette dei nidi e delle mense scolastiche sono state annunciate. Inoltre il primo cittadino, nei suoi comunicati web quotidiani, ha anticipato la possibilità di sospensione di alcuni tributi comunali. Allora, anche alla luce del nuovo provvedimento del Governo, continuiamo a fare le nostre proposte pubblicamente auspicando una loro valutazione:
1- Si istituisca una cabina di regia costituita da amministratori e capigruppo, in grado di attivare tutte le possibili interlocuzioni e collaborazioni con il tessuto sociale e produttivo della città, in modo da non dover lasciare indietro nessuno in questa situazione di grande difficoltà.
Pubblichiamo il COMUNICATO STAMPA pervenuto dal Rotary di Todi.
Nei giorni scorsi il Rotary Club Todi, nell’ambito della sua attività di service rivolta al proprio territorio, ha donato materiale di protezione per il personale sanitario che opera nell’ospedale Media Valle del Tevere, a Pantalla di Todi, diretto dalla dott.ssa Rita Valecchi. La struttura, infatti, dal 16 marzo scorso è stata temporaneamente convertita in “Centro Covid-19” e, dunque, con creazione del reparto di Malattie Infettive e Pneumologia. Non sono, pertanto in attività le consuete unità operative e, dal 19 marzo, è stato chiuso anche il reparto di Pronto soccorso. In particolare, come primo intervento, il presidente del Club, Massimo Bernabei, ha consegnato, direttamente nelle mani del dott. Luigi Frigeri, responsabile del reparto, 335 tute integrali idrorepellenti e 20 maschere protettive per gli occhi assicurando, al contempo, che l’impegno dell’associazione proseguirà fino al termine dell’emergenza.
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