Umberto Magni, segretario del PD di Todi risponde al vice sindaco Ruspolini.

Riprendiamo l’intervento, particolarmente efficace, pubblicato da Il TamTam con il titolo ‘Il salto della quaglia e il Generale Ruspolini.

Nonostante sia molto affezionato al famoso insegnamento di San Bernardo (“vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta”), mi corre l’obbligo di rispondere al gratuito e sguaiato attacco rivoltomi sul piano personale dal vicesindaco generale Ruspolini.

Onorato di essere destinatario, io umile “operaio” della politica cittadina, di così tante attenzioni da parte di uno statista siffatto, comprendo anche le motivazioni di un’intemerata così scomposta. È palese, infatti, la difficoltà di Ruspolini (come del sindaco) di affrontare serenamente gli appunti, le critiche e i rilievi che gli vengono mossi, sempre in modo puntuale ed attingendo esclusivamente profili di carattere amministrativo, dal Partito Democratico. Probabilmente, essendo stato abituato troppo bene durante la gran parte del suo mandato, non ha ancora ben compreso che le democrazie liberali funzionano in base ad un principio molto semplice: la maggioranza governa, la minoranza controlla.

 Il mio percorso politico (di cui non debbo vergognarmi né, tantomeno, rinnegare qualche parte) si è svolto, fin dalla giovanissima età, in modo del tutto cristallino e trasparente, senza mai occupare posti di potere e ricevere prebende o incarichi remunerati di sorta. Le esperienze di vita, la crescita umana e e le letture hanno maturato in me una convinzione: la cultura politica di socialista democratico di liberale, che fin da piccolo è stata la mia casa, può svilupparsi fruttuosamente solo a sinistra. Lì sono orgogliosamente, lì rimango e lì rimarrò.

Il tentativo, dunque, di far passare il sottoscritto per un trasformista credo sia abbastanza ridicolo. In subordine, non credo di poter prendere lezioni da chi, dopo averne parlato male per un’intera campagna elettorale, si è apparentato  con un candidato a sindaco per diventarne il vice. Da chi, ulteriormente, dopo aver professato in modo entusiastico  il verbo leghista e salviniano, è uscito da quel partito sbattendo la porta gridando agli ex colleghi “poltronari” solo per tutelare meglio la propria “poltrona” (è una parola che aborro, ma che ho riscontrato spesso nel vocabolario ruspoliniano). Da chi, infine, dopo aver chiuso con la Lega, tenta di mimetizzarsi dietro un improbabile civismo che nasconde, in realtà, il vecchio più vecchio. Non so se si possano fare paragoni con Javier Sotomayor, ma almeno pacificamente constatare che Ruspolini conosca bene il salto della quaglia sì.

Aggiungo anche, ricollegandomi alle critiche mosse dal gruppo consiliare del Pd sul presunto “modello Todi”, che non credo nemmeno di dover prendere lezioni di buona amministrazione da chi si rapporta con le istituzioni in modo padronale. Ribadisco, nonostante tutto ciò abbia provocato svariati avvertimenti e denunce, che la gestione dell’emergenza a Todi è stata pessima, con una confusione pericolosa tra politica ed amministrazione. La vicenda della donazione dei ventilatori, che il vicesindaco ben conosce, lo dimostra pienamente.

Vista poi la sua passione per Junio Valerio Borghese, mi permetto sommessamente di suggerire a Ruspolini la lettura degli scritti di Pietro Nenni, lui sì un vero patriota. Troverà una frase che ben si attaglia al suo caso: “a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura”.