Quando a Todi ardeva la fiamma. Il Libro di Barberini e Quaglietti.

La politica, e la storia di Todi, della seconda metà del secolo trascorso, non ha lasciato, sino ad ora documenti, analisi e ricordi che, in qualche aspetto, ne salvaguardassero la memoria. Chi ha però vissuto quel periodo, anche facendo politica, ricorda perfettamente l’importanza che ha avuto in un periodo, che è stato fondamentale, nel quale si sono contrapposti partiti organizzati, come il Partito Comunista Italiano, la Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano, e altri più piccoli ma di grande dignità e capacità politica ed elaborativa, come il Partito Repubblicano o il Partito Liberale Italiano.
Cinquanta anni di storia che, come tanti altri eventi e vicende, pur cruciali per il nostro comune, rischiano di finire nel dimenticatoio. La politica, e la sua organizzazione, è certamente radicalmente cambiata, e cambiata è anche la modalità, e la capacità di amministrare, e insieme anche i partiti hanno cambiato struttura e volto. O sono semplicemente spariti.
Per questo è giusto sottolineare l’importanza che riveste, non solo per la destra, il volume di Barberini e Quaglietti ‘Quando a Todi ardeva la fiamma’ edito da Eclettica, nel quale viene fatta una attenta, e documentata storia del Movimento Sociale di Todi dal 1947 al 1995. Il volume è stato scritto con la passione di chi ha vissuto direttamente quella storia, anche da protagonista, e che ha giustamente ritenuto che quel trascorso politico, personale ma anche e soprattutto del Comune di Todi non andasse disperso.
Per questo hanno giustamente scelto non la strada dei ricordi personali ma quella, più corretta, della narrazione documentata. Non memorie personali quindi, ma vera e propria storia di un periodo, lungo e importante, e di una componente politica che, pur non avendo mai amministrato direttamente il Comune, ha avuto un ruolo importante nella sua vita e in quella della città.
Come giustamente ha scritto, nella introduzione, lo storico Giuseppe Parlato ‘’ si tratta di un volume nel quale memoria e storia si intrecciano in maniera persuasiva: la memoria è rappresentata dalle varie testimonianze che gli autori sono riusciti a reperire dai protagonisti, a cominciare dagli autori stessi; la storia è invece rappresentata dalle notizie sull’attività del partito tratta dai giornali, dagli atti ufficiali (verbali dei consigli comunali, provinciali e regionali), da diari privati nonché dalla documentazione archivistica locale, in genere di polizia, come dimostrano le ampie citazioni di avvenimenti desunte dall’archivio di stato perugino, soprattutto per quanto attiene la sezione di polizia.’’
Il libro, nel primo capitolo, dal titolo ‘Le origini, si sofferma sulle vicende nazionali che hanno portato alla creazione del Movimento Sociale Italiano e ne fa anche una puntuale narrazione a livello provinciale e regionale. Successivamente si dedica alle vicende tuderti iniziando dal secondo capitolo che si intitola ‘Fascisti a Todi ‘ pagine di grande interesse proprio perché fa scoprire al lettore pagine di storia che, dopo il 1945, la comunità ha preferito dimenticare. E si riscoprono nomi e volti (anche l’apporto fotografico è molto curato) che rimandano a memorie lontane sia per le persone citate, cognomi che fanno parte delle memorie cittadine (Bernardini, Bovelli, Rossi, Benigni, Tabarrini), sia anche per il ruolo, non secondario, che Todi ha avuto in quella fase, a partire dalla marcia su Roma.
Seguono i capitoli con la storia e i protagonisti del MSI tuderte dal 1947 al 1995, anno della fine per il partito ma anche di quasi tutti i partiti del secondo dopoguerra: la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale,
il Partito Repubblicano.
Con la storia delle attività, delle campagne elettorali con i relativi risultati, e le cronache dei consigli comunali, gli autori si soffermano su una serie di vicende che costituiscono elemento importante per la conoscenza di quegli anni, fondamentali per la storia di Todi. E per noi Tuderti sono importanti anche, e soprattutto, i personaggi riportati alla memoria e che meritano di essere ricordati. Questo perché la loro attività politica, o il loro attivismo, nasceva da forti convinzioni ideali e non contrastava minimamente con
il loro comportamento nella comunità. Persone di forti ideali ma inserite correttamente nel tessuto sociale.
E’ giusto dunque, con il ricordo, rendere omaggio a persone come Ivo Laghi, Aldo Chinea, Paolo Cialini, Domenico Mammoli, cittadini vivi nella memoria degli anziani e che, pur nella coerenza con gli ideali politici, hanno saputo ben meritare e di cui noi, anziani, conserviamo il ricordo.
Credo che una piccola digressione meriti Mario Epifani che giustamente viene più volte richiamato nel volume: Epifani è il simbolo di una vita spesa per un ideale, condivisibile o non condivisibile, ma sicuramente coerente, con aspetti anche gridati che gli hanno procurato simpatie ma anche forti e decisi rifiuti. Oggi rappresenta egregiamente l’entusiasmo e la dedizione per un ideale e per la città. Non è certo questo il luogo per fare un discorso sui meriti o demerito: è solo il riconoscimento di una vita con un ideale, vissuto con forte passione.
Bene hanno fatto gli autori dunque a soffermarsi anche sulle persone che hanno creduto e combattuto, nella correttezza istituzionale, per una filosofia e un progetto politico, senza altri scopi se non la convinzione di migliorare, con il loro agire, la qualità della vita comunitaria e delle persone.
E Todi, nella seconda metà del secolo passato, ha vissuto un periodo proficuo sotto il profilo della sua crescita e interessante sotto il profilo umano. Pur con la costante presenza maggioritaria del PCI, le persone
che, vivendo in una piccola città, si conoscevano e si frequentavano continuamente, si sono spesso caratterizzate per un impegno che aveva alla base una forte convinzione ideale, con l’obiettivo comune di far crescere la città.
Il volume di Barberini e Quaglietti ha dunque il grande merito non solo di averci restituito una parte importante della nostra storia ma anche quella di costituire un esempio perchè vengano recuperate anche le memorie e il percorso storico di altri soggetti politici con i loro protagonisti, dai sindaci, ai partiti allora presenti in consiglio comunale, il PCI, la DC, il PRI,il PSI. Non è una operazione inutile: è la nostra storia che la società di oggi tende a dimenticare. Ci auguriamo che qualcuno decida di riportare alla memoria
personaggi come i sindaci Quadri, Antonini e Ferretti , o i DC Sistarelli, Mammoli, Chiavari e Bilancini o ancora l’indimenticabile prof. Brunelli.
Vanno infine richiamate per la loro importanza non solo la già citata introduzione del prof. Parlato, ma anche le dirette testimonianze di Domenico Benedetti Valentini su Aldo Chinea, di Stefano Menicacci e di
Bruno Bertini.
Tutto lo scritto è ricco di testimonianze dirette, paziente recupero di documentazione, apparato fotografico ricco e anche coinvolgente.
E’un testo scritto con grande puntualità, correttezza ma anche coinvolgimento emotivo. Basti ricordare che spesso il racconto passa improvvisamente dalla terza persona (come si conviene allo storico) alla prima persona plurale. (Noi eravamo.. noi abbiamo fatto..). Lo storiografo giustamente non può prescindere dal proprio vissuto e dalle proprie idee. Ed è giusto e corretto che sia così. E giustamente la prefazione del libro, scritta dagli autori Barberini e Quaglietti, si conclude con queste parole: ‘Abbiamo cercato di rifuggire dai nostalgismi, dai sentimentalismi e dalle facili indulgenze. Ma siccome è difficile chiedere l’oggettività distaccata dello spettatore a chi, invece, partecipò appassionatamente a quella storia, siamo sicuri di non esserci riusciti.’

Non resta che augurarci, per la tutela della storia di Todi che altri seguano il loro esempio e che anche la storia degli altri partiti trovi un posto nella nostra memoria.