CARO SINDACO, NON È QUESTIONE DI PALETTI IDEOLOGICI, QUANTO DI TRASPARENZA AMMINISTRATIVA

Il PD sul Festival ”Todi Città del Libro”

 Siamo costretti a fare alcune precisazioni dopo aver letto la pilatesca arrampicata sugli specchi del sindaco Ruggiano in merito al festival “Todi Città del Libro” (“Corriere dell’Umbria” di martedì 13 aprile, intervista rilasciata a Giovanni Dozzini, pagina 32).È ormai arcinoto il cerchiobottismo del nostro primo cittadino, come è acclarata la sua attitudine a scansare i problemi, evitando di rispondere nel merito delle questioni. Se gli si chiede “a”, lui o non risponde o, evento raro, risponde “b”. Abbiamo visto questa metodologia applicata a molteplici, spinose, problematiche: la chiusura dell’Ospedale di Pantalla, il centro vaccinazioni, la gestione della Veralli Cortesi, l’accesso al centro storico etc.Capiamo lo sforzo di dover fungere da baricentro e federatore di una coalizione piuttosto eterogenea, attraversata da vere e proprie, sotterranee (ma neanche troppo), “guerre per bande”, quasi come ci fossero due giunte contrapposte, ma lei ha dei doveri di trasparenza nei confronti dei cittadini tuderti.Ci concentriamo ora sulla cortina fumogena che ha tentato maldestramente di stendere nell’intervista di cui sopra. Lei dice che i rilievi mossi dal Partito Democratico fanno parte di “un gioco delle parti normale in una città di provincia come la nostra”. Primo macroscopico errore: qui non c’è nessun gioco delle parti, nessuno scontro tra “fascisti” e “comunisti”, come tenta di far passare lei per derubricare la gravità dell’accaduto. No, qui c’è una forza di opposizione che muove alla sua amministrazione alcune precise contestazioni che sono, prima di tutto, di carattere squisitamente amministrativo e poi, in subordine, di carattere politico.Primo: nessuno pone paletti ideologici, se non quelli connessi alla nostra Costituzione, repubblicana ed antifascista. Il problema principale è quello di spacciare per festival letterario una manifestazione smaccatamente di parte, organizzata da un’associazione che, dalle prime verifiche, sembra esistere solo sulla carta. Le pare normale una cosa del genere? La trasparenza amministrativa viene rispettata concedendo patrocinio e finanziamento ad un’associazione che potrebbe essere inesistente e dietro cui si cela, cosa emersa grazie alla nostra denuncia, la casa editrice Altaforte? Perché Altaforte ha bisogno di questi schermi per agire? Forse perché già due anni fa venne allontanata dal Festival del Libro di Torino proprio per le sue ambiguità (eufemismo) in tema di fascismo? Lei pensa che tutto ciò porti del bene a Todi, anche in quanto a promozione turistica? Noi abbiamo dei dubbi.Lei insiste dicendo che avete valutato “il programma di spessore” presentato da questa associazione. Peccato vi siate dimenticati (oppure, chissà, non è una dimenticanza) di verificare i requisiti e l’identità del soggetto che ha avanzato richiesta di patrocinio e di finanziamento. Si può reputare normale una cosa del genere? Noi crediamo di no e pensiamo che tutta questa vicenda sia sintomatica della leggerezza con cui approcciate l’agire amministrativo.Secondo: lei dice che gli organizzatori “se sono fascisti è un problema, se sono vicini a Casapound no”. Spoiler: la casa editrice Altaforte è stata fondata e diretta da Francesco Polacchi che, oltre ad avere un curriculum giudiziario di tutto rispetto (se lo legga, lei che appartiene alla destra “legge e ordine”), ha fatto professione più volte, orgogliosamente, di fascismo (vedasi puntata de “La Zanzara” del 6 maggio 2019). È dunque un problema affidare una manifestazione culturale patrocinata e finanziata da istituzioni pubbliche ad un soggetto del genere? Crediamo di sì, visto quanto lei ha dichiara to e secondo il principio logico di non contraddizione.Terzo: la sua posizione è insostenibile anche politicamente. Lei prima definisce Mussolini “dittatore sanguinario” in Consiglio Comunale (il Polacchi invece pensa che sia il più grande statista italiano), vota la mozione per Liliana Segre cittadina onoraria di Todi con un discorso che, specie quando ha parlato di antisemitismo, ci sentiamo di sottoscrivere parola per parola e poi dà il placet ad una manifestazione del genere. Come dice il saggio tuderte, “beato chi ce capisce!”.Quarto: qualcuno dei relatori, tipo il luminare accademico Gervasoni (quello che voleva cannoneggiare i barconi dei migranti), lamenta un assalto “maoista e stalinista” (“levateje er vino!”) contro questa iniziativa, strillando contro la solita cancel culture della sinistra. Ribadiamo che il problema è principalmente di trasparenza amministrativa. Nessuno vieta di dare spazio alla cultura di destra. Non ci pare, però, che in questo anni il sindaco e l’assessore alla cultura abbiano alacremente lavorato per portare a Todi i vari Buttafuoco, Solinas, Tarchi, Veneziani (senior), Alain de Benoist etc. preferendo concentrarsi su iniziative dal dubbio spessore culturale e anche piuttosto dispendiose. I più arrabbiati di questo fatto dovrebbero essere proprio gli elettori di destra che mantengono un sano spirito critico sulle vicende cittadine (non crediamo che manchino).Quinto ed ultimo punto: non è proprio il massimo spacciare per “IL” festival letterario della città di Todi qualcosa che non è nemmeno lontanamente una manifestazione siffatta, specie quando poi la nostra comunità può assistere da anni a veri e propri festival letterari (costruiti senza nemmeno pesare troppo sul bilancio comunale) che hanno visto la presenza di letterati di assoluto spessore e valore come, ad esempio, Patrizia Cavalli.Confidando voglia dedicarci qualche minuto del suo prezioso tempo, la salutiamo cordialmente. #lavitaèbella #todicittàdelibromeno
PARTITO DEMOCRATICO TODI