I GRANDI INTERVENTI DI RECUPERO E RESTAURO DEI BENI CULTURALI DEL CENTRO STORICO DI TODI REALIZZATI CON I FONDI DELLA LEGGE SPECIALE.

(Parte seconda)

Continua il lavoro del dott. Gentili sui beni Culturali di Todi

Il PALAZZO DEL VIGNOLA è un bene culturale di proprietà ecclesiastica  che presenta interesse storico- artistico (art. 10, c. 1, del Codice dei beni culturali e del paesaggio) ubicato dietro la Cattedrale e composto da quattro parti: a) il Palazzo Landi-Corradi del XVI secolo, già residenza nobiliare con il portale monumentale  e la balaustrata del terrazzo attribuiti all’architetto emiliano Jacopo Barozzi detto il Vignola, acquistato nel 1712  insieme ad altri edifici limitrofi dal Vescovo di Todi F.A. Gualtieri che lo fece ristrutturare per trasferivi nel 1720 il Seminario fondato dal Vescovo M. Lante nel 1608; b) l’ampliamento del palazzo realizzato durante il XVIII secolo lungo l’attuale via del Seminario fino a presso la Cattedrale; c) la porzione di edificio che raccorda il palazzo alla chiesa della Nunziatina; d) l’ultimo corpo di fabbrica del Seminario situato dietro l’abside del Duomo, fatto realizzare nel 1954 dal Vescovo A.M. De Santis (’33-’59) e che comprendeva anche i locali del cinemamonosala di 110 posti, l’unico cinema rimasto nel centro storico di Todi e che dal 1983, appenadopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo e con Vescovo delle  Diocesi di Todi e di Orvieto D.L. Grandoni (’74-’86) e poi della Diocesi riunita Orvieto-Todi (’86-2003), funzionava grazie alla valida gestione dell’Associazione culturale”Jacopone” (Presidente M. Retti).

Il restauro del palazzo è stato il primo degli interventi di recupero e restauro dei beni culturali finanziati con i fondi della legge speciale 545/87; i lavori hanno avuto inizio nel 1991 e sono stati ultimati nel 1993 a voler significare la ripartenza della città dopo il tragico e devastante evento luttuoso del 25 aprile 1982. L’intervento si è articolato in tre  filoni principali il primo dei quali è consistito nel completamento del ripristino della funzionalità statica e strutturale del complesso monumentale, in parte peraltro già realizzato dall’impresa incaricata dalla proprietà per il consolidamento strutturale dell’edificio. Il secondo intervento ha riguardato la progettazione e realizzazione dei nuovi sistemi di sicurezza in base all’ultima normativa statale in materia emanata proprio a seguito dell’incendio del Palazzo del Vignola, con l’inserimento di tutti i sistemi tecnologici atti a garantire la sicurezza e mediante la realizzazione di tre nuove scale di emergenza poste a distanza idonea dalla baricentrica scala monumentale che dal cortile interno porta al piano nobile, con il salone d’onore e le ampie stanze arricchite da portali in pietra serena e terminante sul loggiato; l’intervento ha visto anche l’inserimento di porte tagliafuoco e tutto l’interno del palazzo compartimentato. L’ultimo intervento del fedele restauro del Palazzo è stata la ricomposizione estetica volta a restituire l’unitarietà della dignità monumentale e architettonica dello stesso distrutta dall’incendio, con la riproposizione dei materiali tradizionali per intonaci, pavimentazione, infissi in legno e porte, oltre i pregevoli portali in arenaria consolidati e restaurati.        

La CATTEDRALE DI TODI, dedicata a Santa Maria dell’Annunziata,  di origini molto antiche e incerte  si considera portata avanti nella costruzione intorno alla seconda metà del XIII secolo e ultimata nella prima metà del XIV per poi essere stata rialzata e completata nei primi anni del ‘500 con l’incorporazione di parte del campanile nella nuova costruzione lasciandone solo la parte più alta come elemento architettonico a se stante e dotato anche di una cuspide piramidale poi rimossa dagli ulteriori interventi ottocenteschi.  La grandiosa e imponente facciata a coronamento orizzontale è suddivisa in due lesene verticali che inquadrano l’elegante rosone nell’ordine superiore e il portale centrale di legno intagliato in quello inferiore e da due fasce orizzontali a mezza altezza con al centro lo stemma in travertino. Il portale maggiore è sottolineato da un arco a sesto acuto a bande di pietra  bianca e rosa  e decorato.

L’intervento realizzato con i fondi della legge speciale 545/87 ha riguardato proprio la facciata del Duomo ed è stato il primo restauro sistematico dell’opera. E’ consistito nel restauro dei paramenti lapidei  e del rosone centrale con la relativa vetrata. Il restauro della facciata ha riguardato l’intera struttura portante di circa due metri di spessore con la sostituzione delle numerose pietre danneggiate, la sigillatura dei giunti tra le pietre, l’eliminazione dei vuoti interni della muratura riempiendo le cavità con microiniezioni, l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua pluviale all’interno della muratura  che poi fuoriuscivano dove le connessure delle pietre presentavano difetti. Tutti fattori che causavano l’evidente degrado sia della facciata che anche della controfacciata interna con fenomeni di deterioramento degli affreschi interni come  il Giudizio Universale”di Ferraù Fenzoni da Faenza che in parte riprende quello del Buonarroti nella Cappella Sistina. L’intervento di restauro del maestoso rosone centrale, in precedenza avviato dalla Soprintendenza  ai Beni A.A.A.S. dell’Umbria, ha trovato completamento ed è consistito in operazioni di rafforzamento e consolidamento statico degli elementi strutturali dello stesso ridandogli la necessaria resistenza meccanica perduta a seguito di varie lesioni e piccole fratture.  

La CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO di proprietà comunale è una delle chiese più antiche di Todi risalente al XIII secolo, ad unico ambiente e con l’ornamento di tre altari di cui uno ligneo e portatile al centro del presbiterio e due laterali. Nel XVI secolo accanto a questa chiesa parrocchiale fu costruito, utilizzando edifici preesistenti, il Monastero delle monache di S. Maria Maggiore che poi nel XVII secolo incorporò la chiesa divenuta vacante e l’ordine monacale si denominò Monache Benedettine di S. Maria Maggiore e S. Filippo mentre la parrocchia fu affidata al prete di San Benedetto.

I lavori di restauro all’inizio prevedevano solo il rifacimento della copertura in condizioni di degrado da infiltrazioni di acqua ma poi, considerato l’interesse architettonico mostrato dalla chiesa, è stato deciso di procedere al restauro conservativo dell’intero edificio, compreso il portale in pietra arenaria. Il complessivo e avanzato degrado dell’immobile era dovuto ad anni di abbandono e di utilizzo improprio  come laboratorio artigianale di falegnameria. L’intervento di recupero più importante, oltre quello di restauro conservativo ed estetico dei frammenti di dipinti murali riemersi nella chiesa, ha riguardato la decorazione della parete dell’abside che risale al XVII sec. eseguita ad affresco e raffigurante, al di sopra dello zoccolo a riquadri, a sinistra San Filippo e a destra San Giacomo Minore e nell’ordine superiore, entro medaglioni ovali, le figure di Santa Francesca Romanae Santa Scolastica legate all’ordine benedettino, quasi sicuramente eseguiti dal pittore toscano B. Barbiani presente a Todi sin dall’inizio del secolo.

La CHIESA DELLA SS. TRINITA’,di proprietà comunale insieme all’attiguo ex monastero da dopo l’unità d’Italia, risale alla metà del XVI secolo ed era ubicata appena fuori delle mura cittadine nei pressi di porta Catena e nella parrocchia di San Niccolò. L’edificio religioso venne completamente ristrutturato nel XVIII secolo e la nuova chiesa, inaugurata nel 1719 dal Vescovo A. Gualtieri,  era dotata di un coro di 31 stalli, di una cantoria tutta dipinta e munita di organo. Era dotata anche di tre altari di cui il maggiore con un  celebre quadro rappresentante La Trinità e angeli”attribuito a G. Di Pietro detto Lo Spagna, uno dei laterali con altro quadro che rappresentava La Sacra Famiglia  con S. Giovannino e l’ultimo altare con un quadro che rappresentava  S. Agostino e S. Monica, San Filippo Benizi e S. Tommaso (come identificati dal restauratore dei dipinti su tela del Museo civico M. Castrichini), restaurati e trasferiti nella Pinacoteca.

L’intervento di restauro del pregevole edificio di metà ‘700, costituito da un’unica sala a pianta centrale ottagonale culminante in una cupola in camorcanna interamente  dipinta, è stato indirizzato a risolvere il consistente degrado che ne comprometteva l’utilizzo e il godimento estetico. I lavori hanno interessato la facciata con il rifacimento dell’intonaco ormai fatiscente, chiudendo le recenti e brutte aperture sottogronda, consolidando il portale in pietra arenaria e restaurando il portone d’ingresso in noce tramite i bravi artigiani  di Todi. E’ stata realizzata anche una rampa che sormonta la scala originale conservata per consentire l’accesso ai disabili e con rivestimento in pietra arenaria largamente impiegato nella città per pavimentazioni e gradini. All’interno è stata restaurata la cupola ovale affrescata con una festosa rappresentazione della “Trinità con la Madonna, S. Fortunato e San Vincenzo Ferrer in una gloria di angeli musicanti”  e con tre schiere di Angeli intorno alla lucerna , attribuibileal priore C. Lamparelli di Spello oltre i dipinti murali della trabeazione di base; è stato rimosso il pavimento di cotto in pessimo stato di conservazione e sostituito  con mattoni dello stesso disegno; sono stati realizzati ex novo, data la futura destinazione di carattere espositivo, un impianto di riscaldamento a pavimento per non interferire con le pareti e una  giusta illuminazione con pochi elementi che valorizzano gli affreschi della cupola.

Le MURA URBICHE  della città di Todi sono costituite da tre cerchie di mura di epoche diverse.  La prima è riferibile all’epoca etrusca e cinge la parte più alta del colle, la zona della”Rocca”, quasi pianeggiante e ricca di acqua. La seconda cerchia è quella dell’insediamento romano che si distingue in due fasi: la più antica del primo insediamento tra il III e il II secolo a.C. sulla parte alta e la seconda (periodo augusteo) ha occupato spazi di espansione a quote più basse che però, essendo terreni molto scoscesi e franosi, hanno richiesto la creazione di sostruzioni per  realizzare terrazzamenti a quote diverse e poter ampliare gli spazi di urbanizzazione, nonché costituire anche un sistema difensivo della città. Le mura medioevali, costruite in gran parte a metà XIII secolo e poi integrate fino all’inizio del XVI, rappresentano la massima estensione della città nei secoli XIII e XIV con la formazione dei nuovi ampliamenti urbani e anche  l’assetto definitivo del centro storico di Todi. Tali nuovi agglomerati corrispondono al Borgo Nuovo a nord lungo la via per Perugia dalla Porta Perugina o Ravennate, il Borgo Ulpiano a sud-est lungo la via per la Flaminia dalla Porta Romana e  il Borgo di Portafratta a sud lungo la via per Amelia.

(foto tratta da Perugia Today) Oltre queste tre porte facevano parte delle mura urbiche anche la Porta San Giorgio (poi demolita) davanti al Tempio della Consolazione e la Porta Orvietana ormai ridotta ad un rudere e franata a valle. Molti erano i tratti delle mura antiche in cattivo stato di conservazione in quanto insistenti su un colle  di terreni argillosi in continuo movimento e i fondi disponibili non certo sufficienti a consolidare tutte le situazioni di degrado. Pertanto è stato preso in considerazione il tratto delle mura parallelo alla via di S. Maria in Camuccia che, per la sua notevole altezza, il valore monumentale dei tratti di mura etrusche e successivamente romane e medioevali ben visibili e per la sua funzione di contenimento di un’ampia zona della città, è stato individuato come zona ad alto rischio per la quale risultava improrogabile intervenire sul movimento in atto del paramento murario. Tale movimento era dovuto ad abbondanti infiltrazioni di acqua che davano luogo a fessurazioni e movimenti dei conci con continui piccoli crolli di materiale lapideo.

L’intervento di restauro architettonico del tratto di muraè stato preceduto dai saggi stratigrafici del sottosuolo per conoscere la natura dei terreni fondali ed  è consistito nei lavori di stuccatura e sigillatura dei giunti, di perforazioni per il passaggio di barre d’acciaio ancorate alla muratura fino a trovare terreni stabili e contrastare la forza di spinta del riempimento, nonché nello scavo e impermeabilizzazione del giardino pensile per far defluire l’acqua in una conduttura che ora l’allontana dalle fondazioni delle mura.

(Fine pare seconda)

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)