Sondaggi umbri: Meloni alle stelle, Salvini a terra

Riprendiamo da www.passaggimagazine.it un interessante articolo di Giuseppe Vittori

Ormai è febbre da sondaggio. Tutti li cercano. Pochi li trovano…quelli veri. E qualcuno li inventa!
Soprattutto per ciò che riguarda l’Umbria. In ogni caso esperti sondaggisti da giorni affermano una cosa: i sondaggi ristagnano. Danno sempre gli stessi risultati – decimale più decimale meno – che indicano in maniera inequivocabile un dato: questo è il “giro” della destra. Ma se appare scontato
l’esito del voto del prossimo 25 settembre, che vedrà la vittoria dell’asse Meloni-Salvini-Berlusconi, e la sconfitta degli gli altri, non è invece scontato il voto per i singoli partiti. Sia a
destra, sia a sinistra, sia al centro. Ed è qui che potrebbero arrivare le sorprese. In Italia, come in Umbria.
Cerchiamo quindi di analizzare quale potrebbe essere l’impatto su scala regionale del risultato che
uscirà dalle urne. Un impatto che riguarderà tutta la politica regionale e, soprattutto, l’assetto di
potere nella massima istituzione: la Regione! E disegnerà con maggior chiarezza gli scenari
prossimi venturi: dalle elezioni amministrative che vedranno il prossimo anno andare al voto la città
di Terni, ed a seguire, l’anno successivo, in primavera la città di Perugia e molti altri comuni, e in
autunno infine la Regione.
Prima però vediamo come andrà a finire in Umbria la prossima tornata elettorale sulla base
dell’ultimo sondaggio effettuato da SWG,che circola nelle segreterie dei partiti Per i collegi
uninominali, ovviamente, non c’è partita. La destra li porterà a casa tutti e tre, quello unico al
Senato, ed i due alla Camera. Così come appare altrettanto scontato che i due seggisenatoriali che
saranno attribuiti con la quota proporzionale li porteranno a casa Fratelli d’Italia e PD
. Diversa la
situazione per i quattro seggi della quota proporzionale per la Camera dove è altrettanto sicuro che
Fratelli d’Italia e PD si prenderanno ciascuno un seggio a testa. Per gli altri due la partita è
completamente aperta, anche se FdI non fa mistero di sperare nell’aggiudicazione del secondo
seggio. Speranza poi non tanto vana se è vero ciò che direbbe, appunto, l’ultimo sondaggio
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dell’SWG, e cioè che il partito della Meloni in Umbria potrebbe attestarsi tra il 27 e 28 per cento, il PD tra il 23 ed il 24.Lega e Cinquestelle si contenderebbero il quarto posto con percentuali tra il 10 e l’11 per cento. E poi c’è il partito dell’accoppiata Calenda-Renzi che qui in Umbria potrebbe strappare un risultato superiore alla media nazionale, che comunque – ad oggi – appare lontana dal quorum pieno. Azione e Italia Viva potrebbero dunque sperare nel gioco dei resti per prendere un
deputato.
Ma se i risultati elettorali fossero davvero questi, quali le ripercussioni sugli assetti istituzionali
regionali? Se davvero il “ciclone Giorgia” si abbattesse in Umbria con questa energia, e cioè con un
totale capovolgimento dei rapporti di forza tra FdI e Lega, basterebbe il tanto richiamato
“rimpastino” in Giunta regionale? Beh, con una Lega che passerebbe dal suo 37 per cento delle
regionali ad un misero 10 per cento il 25 settembre, e con Fratelli d’Italia che dal suo 10 per cento
del 2019 schizzerebbe a quasi il 30 per cento, appare davvero difficile che Franco Zaffini ed il suo
partito possano accontentarsi di un “posticino” in Giunta regionale, lasciando alla Lega la
maggioranza, avendo oltre alla Presidente Tesei, due assessori, e cioè Luca Coletto ed Enrico
Melasecche. Un simile risultato elettorale autorizzerebbe il saggio e prudente Zaffini (che oltretutto
pur rivendicando da sempre un maggior peso del suo Partito nell’esecutivo regionale, con lealtà non
ha mai fatto mancare il suo sostegno alla Tesei ed alla maggioranza), a rivendicare un cambio
radicale del profilo politico dell’attuale Giunta. E non è affatto un mistero che proprio FdI speri in
un tracollo della Lega in Umbria. Sia per portare a casa il secondo deputato, sia per strappare ai
leghisti l’egemonia di potere in ambito regionale.
Alla luce di un tale scenario, e guardando un po’ oltre, verso le prossime elezioni regionali, sarebbe
certa la ricandidatura di Donatella Tesei, che nel 2019 fu letteralmente imposta d’imperio dalla
Lega di Matteo Salvini (allora forte dei suoi enormi consensi elettorali), suscitando già allora una
reazione infastidita di Giorgia Meloni? Una riconferma della Tesei apparirebbe davvero
problematica. Perché è vero che ora sono tutti abbracci e selfie, ma subito dopo le elezioni, se i
numeri fossero questi, i tempi per la Tesei e per la Lega umbra diventeranno duri.
E per avere contezza di ciò basta rileggere la dichiarazione che in tempi non sospetti (23 novembre
del 2021) rilasciò a Perugia il plenipotenziario di Giorgia meloni, Francesco Lollobrigida: “ se FdI
non può incidere nelle politiche regionali in quanto perdura la sua assenza dalle responsabilità di
Governo, allora appare evidente che Tesei non potrà ancora essere la nostra candidata alla
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Dunque il secondo manato per Donatella Tesei potrebbe essere davvero a rischio. E non sarebbe
certo una novità in casa centrodestra, o destra centro. Basta guardare a cosa è successo in Sicilia
dove è stata sbarrata la ricandidatura di Nello Musumeci o di quello che potrebbe accadere in
Lombardia, con la ricandidatura di Attilio Fontana, sulla cui riconferma si addensano molte nubi.
Se questo è ciò che potrebbe accadere nella destra umbra, in casa centro sinistra non stanno certo
messi meglio. Anzi. Fino ad alcuni mesi fa, anzi, fino alla definizione delle candidature, il PD
guidato da Tommaso Bori aspirava ad essere il primo partito in Umbria. Ma la tumultuosa crescita
di Fratelli d’Italia da un lato, e i disastri combinati dal PD in Umbria dall’altro, stanno facendo
sfumare questo sogno. Con le ricandidature di Anna Ascani e soprattutto di Walter Verini, imposte
da Roma, il PD qui non appare affatto attrattivo. La scelta di Enrico Letta – un vero schiaffo
all’Umbria ed alle legittime aspirazioni di rinnovamento del PD locale – dice due cose molto chiare:
al nazionale delle sorti elettorali in Umbria importa molto poco; e la leadership del segretario
regionale Bori non è affatto autorevole. Se poi a questo si aggiunge la migrazione di Donatella
Porzi (che una certa dote elettorale ce l’ha, a differenza dell’altra migrante, Carla Casciari), nel
partito di Calenda-Renzi, il grande lavoro del civico Andrea Fora, il sostegno ad Azione-Italia Viva
ormai palese dell’ex governatrice Catiuscia Marini, e allora è facile ipotizzare che il PD in Umbria
avrà un risultato deludente.
E quindi anche in questo campo politico si aprirebbe una stagione molto difficile e di resa dei conti
che potrebbe lasciare sul terreno molti “morti e feriti”.