IL TEMPO DEI “RICOSTRUTTORI”, MARIO DRAGHI E UNA POSSIBILE AGENDA PER TODI

Un comunicato inviato a titolo personale da Umberto Magni (PD)

La crisi di governo deflagrata grazie ai distruttivi azzardi pokeristici di Matteo Renzi ha trovato conclusione grazie all’opera maieutica del Capo dello Stato. L’intervento del supremo garante repubblicano, custode della Costituzione, ha evitato che uno scompenso delle istituzioni andasse ad aggiungersi alla giàterribile situazione sanitaria e socio-economica che stiamo vivendo. 

Il Presidente Mattarella, seguendo alla lettera le norme e le prassi costituzionali, ha così conferito l’incarico di formare un nuovo esecutivo (“di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica”) al Professor Mario Draghi: l’allievo prediletto di Federico Caffè, il più politico dei “tecnici”, capace con la sua credibilità e tre sole parole (“whatever it takes”) di ribaltare l’osceno paradigma dell’austerità che ha rischiato di distruggere l’Europa dopo la crisi finanziaria del 2008.

La crisi di sistema in cui siamo immersi dal 1992, con una perenne transizione e lo sfarinamento dei partiti, ha rischiato di travolgerci nelle ore più buie della pandemia. Una provvisoria uscita di sicurezza è stata trovata grazie al Quirinale e alla malleabilità della nostra forma di governo parlamentare. Tuttavia, come ha scritto Massimo Cacciari, “non basta il console”, per quanto dotato di qualità eccellenti. Dovranno essere infatti i partiti a colmare il forte disallineamento tra società e politica ritrovando una direzione di senso, radicando la propria presenza tra le persone, riorganizzandosi, componendo intese coerenti e con uno spirito costituente, pena la loro estinzione.

Insomma, “la legislatura più pazza del mondo” (copyright “Il Foglio”), dopo l’esperienza del Conte bis che ha fronteggiato più che dignitosamente le prime fasi della pandemia (pur con alcuni inevitabili errori), rimesso l’Italia sui binari dell’europeismo (ricordiamo che le risorse del Recovery Fund non sarebbero state ottenute senza il triangolo Conte-Gualtieri-Amendola e la sponda del Commissario Gentiloni) e ridato centralità alla sanità pubblica, si chiude col Truce Salvini che voterà – chissà quanto convintamente – la fiducia ad un governo che avrà tra le stelle polari la “sovranità condivisa” con l’Europa, come ha ricordato in Senato Draghi esponendo le sue linee programmatiche.

In questo mutato scenario, spetta al Partito Democratico bilanciare le spinte conservatrici che si scaricheranno sul nuovo esecutivo, non disperdendo il lavoro impostato in precedenza con le forze politiche che hanno animato e difeso l’esperienza del Conte bis e stabilizzando così il nuovo governo intorno alle priorità elencate dal Presidente Draghi: un’Unione europea ancora più integrata (dotata di una vera capacità di bilancio); un fisco più semplice ed equo; la lotta alle disuguaglianze (anche di genere); una nuova stagione di investimenti pubblici e privati; una riforma amministrativa non solo proclamata, ma attuata ed implementata con rigore; la scuola come motore dell’ascensore sociale e dell’inclusione; la sostenibilità ambientale come chiave di volta per un nuovo modello di sviluppo; la sanità territoriale come presidio fondamentale per la difesa della persona umana. Un riformismo radicale e non parolaio, dunque, basato su una piattaforma progressista avanzata ed inclusiva.

Quelle appena menzionate sono priorità che dovrebbero essere messe al centro anche di una nuova agenda per la città di Todi. Una città, purtroppo, in crisi (anche di vocazione) e che ha davanti a sé alcuni strumenti che, ove debitamente utilizzati, potrebbero rilanciarla sul medio e lungo periodo. Come si sa, infatti, grazie al quadro finanziario pluriennale dell’Ue per il periodo 2021-2027 e al nuovo piano di investimenti Next Generation EU ad esso collegato (il cosiddetto Recovery Fund) arriveranno al nostro paese ingenti somme di denaro dall’Unione europea: alle risorse dei Fondi strutturali e di investimento europei ancora da spendere per il periodo 2014-2020 (rendicontabili entro il 2023), si assommeranno quelle per il periodo 2021-2027 e quelle aggiuntive mobilitate in risposta alla pandemia COVID-19.

Questa mole di finanziamenti, che solo per quanto riguarda il Recovery fund dovrebbe far arrivare in Umbria (tra sovvenzioni e prestiti) più di due miliardi di euro, dovrà esser messa a terra in gran parte dai Comuni e potrebbe rappresentare un colpo d’ala per nostra città, sempre se riescano a mettere in campo progetti seri ed ambiziosi e linee di indirizzo amministrativo di qualità (in tal senso, perché non strutturare e rendere operativa un’unità amministrativa all’interno degli uffici comunali dedicata esclusivamente ai bandi europei e al Recovery?) in grado di liberare il potenziale inutilizzato di risorse umane, naturali e culturali presenti nella nostra realtà.

Tecnologia. Sostenibilità ambientale. Economia circolare. Lavoro buono. Digitalizzazione (anche e soprattutto delle Pmi, con una facilitazione della loro transizione verso il 4.0). Creazione di reti virtuose tra pubblico, privato e alta formazione universitaria e scientifica. Serve un progetto per una Todi europea che possa tenere insieme l’innovazione tecnologica, la sostenibilità e le eccellenze del commercio, dell’artigianato e dell’impresa cuori pulsanti del nostro tessuto economico e sociale. Una strategia integrata governata dall’amministrazione comunale e frutto di un processo partecipativo o da loro alleanze e che abbia al centro i cittadini, il mondo lavoro, le imprese e il volontariato. “L’effimera epoca della disintermediazione”, per citare una bella espressione del Segretario della Cna Sergio Silvestrini, è, per fortuna, finita. 

Dovremmo parlare di più dei progetti da mettere in campo per il Recovery Fund. Di competence center per aiutare la trasformazione digitale delle aziende. Di incubatori per le start-up. Di come la manifattura riesca a mantenersi forte solo se intreccia tradizione ed innovazione. Di fondi per le imprese creative e quelle femminili. Purtroppo, non si salva una città a forza di slogan che la vorrebbero come Positano o Portofino.

È su questi temi concreti, più che sulle alchimie politiche, che va costruito un progetto civico e progressista in grado di rilanciare la nostra città e darle il buongoverno che merita. “Questo è il tempo dei ricostruttori” ha detto nel discorso di fine anno il Presidente Mattarella. Ed è proprio di ricostruttori che ha bisogno la nostra città.

UMBERTO MAGNI – PARTITO DEMOCRATICO TODI