La fontana dei Rognosi. Presentato il restauro.

La storia della Fontana e i problemi per il restauro in un comunicato di Chiaraluce e Bilancini.

La fontana dei rognosi dopo il restauro

La fontana è stata individuata nel 2014 dai soci dell’Associazione Culturale Toward Sky, in particolare dall’archeologo Valerio Chiaraluce e dallo storico Massimo Rocchi Bilancini, grazie al fortunato rinvenimento dei documenti relativi alla lite giudiziaria avvenuta nel 1764 tra i frati Domenicani di Santa Maria in Camuccia e le suore Agostiniane della Santissima Trinità. Gli uni come le altre intenzionati a condurre la preziosa risorsa liquida della fontana all’interno dei loro orti.

I dati topografici non erano molti ma sufficienti per arrivare alla sua esatta localizzazione: vi si sosteneva che la fonte si trovava lungo la pubblica via di Summuro; si deduceva inoltre che fosse situata grossomodo al confine tra le proprietà dei due conventi. È bastato poco per riconoscere in un grande arco tamponato l’unico sito che avesse tutte le carte in regola per nascondere i resti della fonte. All’epoca, venne aperto un passaggio nella muratura, sufficiente appena per far strisciare all’interno una persona. Dopo un primo momento di smarrimento necessario per far abituare gli occhi all’oscurità, ci si rese conto che davvero sotto quell’arco, sebbene interrata, doveva celarsi la vasca che per secoli, dal Basso Medioevo, era stata frequentata dai malati di scabbia.

Dopo aver comunicato la scoperta alla Soprintendenza, si iniziò a lavorare per ottenere le autorizzazioni necessarie a sottrarre il monumento all’oblio e a restituirgli il posto che meritava nella storia della città. Dopo un primo interessamento del locale Gruppo FAI, privo di un seguito, nel 2018 l’associazione Toward Sky ha stipulato con il Comune di Todi, proprietario del bene, un patto di collaborazione finalizzato al ripristino e alla valorizzazione della fontana.

Nel corso del 2019 l’intervento è stato portato a termine, non senza difficoltà, dai volontari dell’associazione che hanno rimosso la tamponatura che mascherava la vasca e liberato quest’ultima da circa 10 metri cubi di detriti. Le operazioni sono state rese particolarmente difficili dall’impossibilità di accedere con veicoli a motore in via di Mezzomuro, costringendo i volontari a carreggiare a mano centinaia di pesanti secchi colmi di terra e sassi. A complicare ulteriormente il lavoro è stata la presenza di una fognatura moderna mal realizzata nel muro immediatamente sopra la fonte, che si è reso necessario impermeabilizzare ed in parte deviare. Intervento realizzato dal gestore del servizio Umbra Acque SPA.

            Il restauro non solo contribuisce a comprendere la storia della città ed in particolare del borgo di porta Fratta, ma restituisce un nuovo monumento ai cittadini e conferisce nuovi significati allo spazio urbano. Le vicende storiche della fontana vengono rese accessibili a tutti mediante un pannello informativo in lingua italiana ed inglese.

Essa esisteva già nel 1297 quando fu riparata per volere del Consiglio Cittadino. La fonte venne realizzata alla base della cosiddetta Seconda Cerchia di mura, in un tratto dove le originarie fortificazioni romane in blocchi di travertino erano crollate e sostituite da murature più recenti. Il nome più antico deriva da quello della via di Summuro sulla quale si affaccia (odierna via di Mezzomuro), ma almeno dal XVIII sec. era nota anche come fonte dei Rognosi, poiché si credeva che le sue acque fossero curative per le malattie della pelle, in particolare per la scabbia. Questa malattia, detta volgarmente rogna come l’omologa patologia animale, si curava con lavaggi frequenti e con l’applicazione di unguenti ricavati dal frutto della fusaggine.

La vasta area sottostante la via, inclusa nella cinta muraria del 1244, per secoli ospitò solamente orti e venne edificata soltanto nel secondo dopoguerra. Grazie ad una notevole campagna di acquisti i frati Domenicani di Santa Maria in Camuccia divennero proprietari di tutta l’area fatta eccezione per i possedimenti delle suore Agostiniane della SS. Trinità, chiusi dall’alto muro della clausura. Ai terreni già di loro proprietà i frati aggiunsero quelli acquistati dal sig. Bonaventura Mattei nel 1729 e quelli acquistati dai Monaci Olivetani del SS. Crocefisso nel 1734, anche grazie ad un prestito di cento scudi contratto con l’Inquisitore del Sant‘Uffizio di Perugia. La coltura più praticata era quella della canapa, che veniva fatta macerare in apposite vasche, cardata ed utilizzata per la produzione di tessuti e corde. La lunga e dritta via di Mezzomuro fu per secoli luogo di lavoro per i funai della città.

Nel gennaio 1764 i Domenicani chiesero e ottennero dai Priori di poter ricercare la sorgente della fontana per condurre l’acqua nella peschiera che l’anno precedente avevano realizzato nel loro orto. Tuttavia, le Agostiniane, che da tempo conducevano l’acqua della Fonte dei Rognosi al loro fontanone privato, fecero ricorso al governatore pontificio Cardinal Lante e alla Sacra Congregazione del Buon Governo ottenendo l’annullamento della concessione. I Domenicani quindi furono costretti ad abbandonare il progetto e a richiudere la galleria che avevano iniziato a scavare sotto la strada per raggiungere la fontana. Col tempo l’acqua iniziò a scarseggiare e la fontana divenne scomoda da utilizzare a causa dell’accumulo di terreno nella via antistante, il cui piano di calpestio in origine si trovava ben tre metri sotto la quota attuale; infine venne riempita di detriti e tamponata.

Il restauro non sarebbe stato possibile senza la disponibilità del Comune di Todi e in particolare del Sindaco Antonino Ruggiano, dell’Assessore alle Politiche Culturali Claudio Ranchicchio e del Vicesindaco Adriano Ruspolini. Fondamentale è stata poi la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, che, nella persona dell’Arch. Maurizio Damiani, ha compreso da subito l’importanza del restauro. Un ringraziamento speciale va a quei cittadini che hanno contribuito in vario modo al restauro: la Geometra Daniela Crisanti che ha curato egregiamente la parte tecnica ed amministrativa del cantiere, il fabbro Diego Giorgioni che ha realizzato l’inferriata protettiva, Giorgio Rocchi Bilancini e Giancarlo Berrettoni che hanno messo a disposizione le loro attrezzature, i proprietari degli immobili sovrastanti il monumento, ossia Rosa e Simona Toppetti, Luca Epifani e Nadia Zerboni. Si ringrazia inoltre Umbra Acque SPA il cui intervento tempestivo ed efficace ha permesso il completamento del lavoro, in particolare Andrea Vitali, Massimo Cavalagli e Gianluca Perri. Un ultimo ringraziamento va ai dipendenti dell’impresa Lupini, Giovanni Menestò e Abderrahman Charbaoui che hanno eseguito materialmente l’intervento sulla rete di scarico.