Di fronte alla violenza e all’estremismo, di fronte a chi calpesta le persone bisogna avere il coraggio di dire: “No!”

Wole Soyinka

In un’intervista l’85enne Soyinka, scrittore, poeta e drammaturgo nigeriano, Premio Nobel per la letteratura 1986, ha dichiarato: «Mi sembra che in generale i politici e l’opinione pubblica abbiano smarrito la capacità di vedere gli altri esseri umani che si trovano in una condizione di difficoltà e di bisogno come persone: la loro situazione viene di fatto trasformata in ideologia»

«Sostenere – ha aggiunto – che si sta solo difendendo la propria razza e cultura o che la presenza dei migranti potrebbe privare gli occidentali della loro qualità di vita è pretestuoso. Dovremmo anche ammettere con onestà che la maggior parte dei Paesi che oggi si sentono minacciati dalle ondate migratorie hanno una responsabilità storica per la situazione che le genera, di natura coloniale, imperialista o di sfruttamento economico. Prima o poi tutte queste colpe tornano al mittente in una forma diversa».

Secondo il Premio Nobel africano, per arrivare ad una soluzione condivisa «ci vuole un dialogo strutturato e senza preconcetti tra le nazioni di partenza e di arrivo, non bastano azioni sporadiche di carità. In questo momento lungo le traiettorie seguite dai migranti in condizioni disumane ci sono persone rapite, ridotte in schiavitù, torturate e vendute. Lungo il percorso ci sono i deserti e tanti campi di morte. Bisogna affrontare la situazione in modo globale, come si fa per esempio con le epidemie».

Nella sua ultima raccolta di poesie Soyinka ha raccontato la storia di molte persone che hanno detto no alla disumanità. Persone come Mandela, quando rifiutò di uscire dal carcere («La libertà non accetta condizioni»); la giovane Malala, sopravvissuta alle pallottole e mai doma; e soprattutto Leah Sharibu, una delle ragazze rapite da Boko Haram nel 2014, alla quale i carcerieri dissero: «abiura la tua fede», e lei rispose: «no, non potete togliermela, la mia libertà».

«Non si può imporre una situazione, una scelta con la violenza», ha ribadito il Premio Nobel. «Non importa chi sia a volerlo fare, in questi casi la ribellione è necessaria, ed è importante dirlo e raccontarlo».

«La letteratura e le arti – ha rilevato – hanno un ruolo importantissimo, hanno una grande forza creativa. Anche l’istruzione a scuola può svolgere una funzione fondamentale per integrare le differenze tra i generi e le culture, e quindi ridurre il più possibile le possibilità di discriminazione».

Ed ha concluso: «Ogni società ha bisogno di un gruppo da vittimizzare, considerato inferiore, perché questo forse permette di sentirsi più soddisfatti o più sicuri, ma il meccanismo nasce sempre all’interno della società stessa. Non dobbiamo essere sorpresi; questa situazione nella storia è sempre esistita, ma ora, in particolare in alcune culture, si concentra contro le donne. Ogni volta che nasce una discriminazione c’è però anche chi si attiva per eliminarla».