Floriano Pizzichini: “Todi non può essere Saint Tropez”

 

“Todi non può pensare di essere come Saint Tropez”. Il simpatico paragone è di Floriano Pizzichini, capogruppo di Todi Civica al Comune tuderte. Il motivo è presto detto: “Todi non può vivere sul turismo dei magnati, ha una vocazione storica costituita da piccole e medie imprese, artigiani e commercianti. Non sarà mai una piccola Saint Tropez. L’amministrazione attuale si sta orientando su settori sbagliati. Una riflessione sulla vocazione turistica era ciò che volevamo fare anche noi, ma seria”.

Floriano Pizzichini parte da Todi per parlare delle liste civiche, sempre più importanti, come dimostrato anche dalle recenti elezioni in Abruzzo: “Sono ormai una parte sostanziale della politica,sia di Todi che della Regione, forse anche esportabile come modello a livello nazionale. Una parte dell’elettorato, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, non si riconosce più nei partiti classici. Il voto di fiducia viene dato alla persona, indipendentemente dal suo essere di destra o di sinistra. Si prescinde dalle sigle: chi dà qualità, trova spazio e viene premiato”.

Todi è uno dei tanti piccoli laboratori umbri in cui il civismo ha attecchito: “Prima di noi non c’erano mai state liste civiche importanti. Todi aveva sempre votato i partiti classici. E alle ultime elezioni, invece, dietro al Pd che ha preso il 30%, siamo arrivati noi con il 15%. Io ho guidato il blocco civico che oggi è il baricentro dell’amministrazione. Non solo qui a Todi. Con il doppio turno, le liste civiche diventano l’ago della bilancia, potendosi alleare con uno o con l’altro a seconda di programmi, idee e uomini”. L’Umbria, a cominciare da Spoleto, è tutta un pullulare di questi ‘laboratori’: “A Spoleto, con il compianto Cardarelli, le liste civiche avevano conquistato il Comune. Ma potrei citare Città di Castello e Umbertide, dove facendo l’alleanza con la Lega, ora guidano l’Amministrazione. Parlo di Umbertide, dove storicamente il Pd prendeva l’80%”.

   Il segreto del successo, qual è? “Penso che le liste civiche oggi siano l’anti-politica, che inizialmente era invece appannaggio del Movimento 5 Stelle, ora diventato un vero e proprio partito con regole rigide. Le liste sono oggi la nuova frontiera dell’antipolitica, senza regole stringenti. Chi arriva in una lista civica ha esperienze di politica pregresse che poi mette al servizio della collettività. Nello stesso tempo, però, è fuoriuscito dalle logiche partitiche. Da noi, se uno è stato candidato per il Pd piuttosto che per Forza Italia, può tranquillamente candidarsi. L’importante è che abbia idee e programmi per il suo paese o per la sua città”. Insomma, stiamo parlando di soggetti relativamente nuovi, “proiettati sul futuro, senza l’ideologia che invece ormai ha anche il M5S”.

Largo spazio dedica all’argomento Todi Festival Pizzichini: “Noi siamo per la chiusura di questa esperienza. Ha dato tanto all’inizio, ma negli ultimi anni c’è stato un progressivo scollamento con i cittadini. La formula va rivista, vanno fatte singole manifestazioni che attirino gente. Il Todi Festival ha dei costi che sono superiori di due terzi alle manifestazioni che si acquistano. Faccio un esempio: un prodotto artistico costa 70 mila euro, ma tu ne paghi 240 mila perché ci aggiungi le spese per la promozione, la manovalanza, l’organizzazione. Se il Comune le gestisse direttamente, risparmierebbe. La città non risponde più al Todi Festival. All’inizio era una kermesse che coinvolgeva l’intera città: le comparse e la manovalanza erano tuderti. Oggi non c’è amalgama, è qualcosa di a se stante. C’è una distanza incolmabile con la città. Per rilanciare Todi servono altri strumenti”.

Insomma, pure il Todi Festival non porta più lavoro. Come rilanciare una città che soffre in modo molto forte ancora oggi la crisi? “La ricetta non ce l’ho, anche perché la recessione non è solo locale. Credo però che il Comune debba investire sul territorio per rilanciare l’occupazione. Abbiamo una zona industriale che non attrae più, nel centro storico stanno chiudendo tutti i negozi, le attività artigianali cessano. L’Amministrazione non fa nulla per invertire questa tendenza, pur non essendo lei la causa. Bisogna investire, devi sostenere in qualche modo l’apertura di nuovi negozi o se non altro non far chiudere quelli che già ci sono. Ogni attività che chiude crea un effetto domino sull’indotto. Invece, continuano a non esserci iniziative. Il Comune è immobile”.