
L’accelerazione impressa dalla giunta regionale, che fissa al 27 Ottobre la data per le elezioni umbre, ha avuto il prevedibile effetto di generare una frenesia di appelli all’unità degli schieramenti, oltre quello, altrettanto inevitabile, di ridurre drasticamente i tempi del confronto, della costruzione ragionata e ragionevole di alleanze, che partissero da programmi unitari piuttosto che da nomi e candidature. In questa ipotesi il rischio è di trovarsi di fronte ad uno scenario determinato da scelte e dinamiche interne ai partiti ( su cui incombe anche la ormai imminente crisi di governo nazionale), i cui equilibri si definiscono da sempre sui tavoli romani, piuttosto che in un serio confronto sulle prospettive dell’Umbria. Condizioni incompatibili con il mondo civico, il cui principale obiettivo è quello di costruire percorsi partecipati, condivisi, democratici, nella definizione delle alleanze, nella stesura del programma elettorale e nella individuazione dei candidati. Le dinamiche politiche locali, tuttavia, non possono non fare i conti con la realtà umbra, con l’esigenza di uscire da una stagnazione economica che, complice anche le carenze dei vari governi nazionali, relegano sempre più in basso la nostra regone in tutti i fondamentali settori strategici di crescita, sviluppo, innovazione. Non ci può essere confronto ed intesa sulle candidature, se prima non ci si riconosce in un progetto comune che metta al centro l’Umbria e le sue priorità.
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