Ti faccio un drone così!

L’Osservatore Tuderte scruta dal campanile di San Fortunato

Una volta c’erano solo i piccioni quassù, tra il campanile di S. Fortunato ed il mio abbaino. E ci sono ancora con il tradizionale corredo in agguato di poiane e cornacchie ma anche di un nuovissimo insidioso strumento figlio della tecnologia: i Droni. Se ne aggirano nel cielo terzo (e anche secondo) di ogni tipo, colore e dimensione, svolanti ad ogni ora del giorno e della notte, silenziosi quanto basta. Tanti, così tanti che inizio a selezionarli, un po’ per abitudine ed un po’ per curiosità: uno, grande come un comodino malfatto, insegne locali al vento, si aggira stordito sopra alle zone infestate da erba alta (leggenda metropolitana vuole che vi si sia perso proprio quello che, per mandato del popolo, la doveva tagliare); ed un altro, con l’aria di chi non sa bene cosa stia a fare, sopra i pali della luce, da tenere qui a Todi sempre tutti tirati a lucido perché c’è il Solito che li saluta uno per uno tutti i giorni (ma votano anche loro?). Poi le old entry nel senso che so stati richiamati e spariti: uno, che vagolava sopra una Sezione finora piena de gente ed ora le hanno anche staccato l’insegna de Partito sopra alla porta; e l’altro che albergava sopra alla finestra dell’Altra Sponda richiamato dalla proprietà, non ce so novità, so sempre quei quattro e dicono le stessissime cose da 50 anni solo che prima c’erano le teste vere! Ben più teatrali (d’altra parte anche a TodiFestival ormai fanno solo i monologhi) altri 2: prima diversamente volanti, ora si danno di pancia come per il cinque, poi si son congiunti di spalla come i moduli lunari e ballano facendo ampi archi, tutti sversando stranamente a destra e sopra le dipendenze comunali. Tanta robba. Ora li sguardo, li scruto e li ascolto di traverso e poi Vi scriverò. L’Osservatore Tuderte dall’Osservatorio (e sennò da dove?).