Il commento al Vangelo di Pasqua di José Antonio Pagola

                                                                                                                                   1 APRILE 2018

                                                                                                                        Domenica di Pasqua

                                                                                                                                             Gv 20,1-9

 

                                                                   MISTERO DI SPERANZA

 

Credere nel Risorto è rifiutarsi di accettare che la nostra vita sia solo una piccola parentesi fra due immensi vuoti. Appoggiandoci su Gesù risuscitato da Dio, intuiamo, desideriamo e crediamo che Dio sta conducendo verso la sua vera pienezza l’anelito di vita, di giustizia e di pace racchiuso nel cuore dell’umanità e della creazione intera.

Credere nel Risorto è ribellarci con tutte le nostre forze a che l’immensa maggioranza di uomini, di donne e di bambini che in questa vita hanno conosciuto solo miseria, umiliazione e sofferenza, restino dimenticati per sempre.

Credere nel Risorto è confidare in una vita in cui non ci sarà più povertà né dolore, nessuno sarà triste, nessuno dovrà piangere. Alla fine potremo vedere quelli che vengono sui barconi arrivare alla loro vera patria.

Credere nel Risorto è accostarci con speranza a tante persone senza salute, malati cronici, disabili fisici e psichici, persone infossate nella depressione, stanche di vivere e di lottare. Un giorno conosceranno cosa è vivere in pace e in piena salute. Ascolteranno le parole del Padre: «Entra per sempre nella gioia del tuo Signore».

Credere nel Risorto è non rassegnarci a che Dio continui ad essere per sempre un «Dio nascosto», di cui non possiamo conoscere lo sguardo, la tenerezza e gli abbracci. Troveremo Colui che si è incarnato gloriosamente in Gesù.

Credere nel Risorto è confidare che i nostri sforzi per un mondo più umano e più felice non si perderanno nel vuoto. Un felice giorno, gli ultimi saranno i primi e le prostitute ci precederanno nel Regno.

Credere nel Risorto è sapere che tutto quello che qui è rimasto a metà, quel che non ha potuto essere, quello che abbiamo sciupato perché siamo maldestri o con il nostro peccato, tutto arriverà in Dio alla sua pienezza. Niente si perderà di quello che abbiamo vissuto con amore o di quello a cui abbiamo rinunciato per amore.

Credere nel Risorto è sperare che le ore di gioia e le esperienze amare, le «impronte» che abbiamo lasciato nelle persone e nelle cose, quel che abbiamo costruito o di cui abbiamo fruito generosamente, sarà trasfigurato. Non conosceremo più l’amicizia e la festa che finisce né il commiato che intristisce. Dio sarà tutto in tutti.

Credere nel Risorto è credere che un giorno ascolteremo queste incredibili parole che il libro dell’Apocalisse mette in bocca a Dio: «Io sono il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita». Non ci sarà più morte, non ci sarà più lamento, non ci saranno pianti né affanni, perché tutto questo sarà passato.

                                                   José Antonio Pagola