La Religione: INDIFFERENZA PROGRESSIVA

Una riflessione di José Antonio Pagola


La crisi religiosa va scivolando a poco a poco verso l’indifferenza.  Di solito non si può parlare propriamente di ateismo, neppure di agnosticismo. Quello che definisce meglio la posizione di molti è un’indifferenza religiosa dove non ci sono più domande né dubbi né crisi.

Non è facile descrivere questa indifferenza. La prima cosa che si osserva è un’assenza d’inquietudine religiosa. Dio non interessa. La persona vive nel disinteresse, senza nostalgie né alcun orizzonte religioso. Non si tratta di un’ideologia. È piuttosto una “atmosfera avvolgente” dove la relazione con Dio resta diluita.

Ci sono diversi tipi d’indifferenza. Alcuni vivono in questi momenti un allontanamento progressivo; sono persone che si vanno distanziando sempre più dalla fede, rompono i legami con il religioso, si allontanano dalla pratica; a poco a poco Dio si va spegnendo nelle loro coscienze. Altri vivono semplicemente assorbiti dalle cose di ogni giorno; non si sono mai interessati molto di Dio; probabilmente hanno ricevuto un’educazione religiosa debole e deficiente; oggi vivono dimentichi di tutto.

In alcuni, l’indifferenza è frutto di un conflitto religioso vissuto a volte in segreto; hanno sofferto paure o esperienze frustranti; non conservano un buon ricordo di quello che hanno vissuto da bambini o da adolescenti; non vogliono sentir parlare di Dio, perché fa loro male;  si difendono dimenticandolo.

L’indifferenza di altri è piuttosto il risultato di circostanze diverse. Sono usciti da un piccolo paese e oggi vivono in maniera diversa in un ambiente urbano; si sono sposati con qualcuno poco sensibile al religioso e hanno cambiato abitudini; si sono separati dal loro primo coniuge e vivono una situazione di coppia non “benedetta” dalla Chiesa. Non che queste persone abbiano preso la decisione di abbandonare Dio, ma di fatto la loro vita si va allontanando da lui.

C’è ancora un altro tipo d’indifferenza occultata dalla pietà religiosa. È l’indifferenza di coloro che si sono abituati a vivere la religione come una “pratica esterna” o una “tradizione rutinaria”. Tutti dobbiamo ascoltare il lamento di Dio. Ce lo ricorda Gesù con parole prese dal profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me».

José Antonio Pagola