Un festival può portare molto ad una città.

Una analisi accurata e fortemente critica di Andrea Vannini, per il PD tuderte.

Eugenio Guarducci Direttore artistico di Todi Festival

Andrea Vannini

Nel caso di Todi, con oltre trenta edizioni, il Festival ha costituito un elemento primario nella costruzione dell’immagine recente, nazionale e internazionale, del territorio.

Si può certo scegliere di non avere un festival, ma a patto di avere altri elementi forti di quella stessa costruzione.

La precedente Amministrazione, nel 2013, riportò il Todifestival sotto la direzione artistica del suo ideatore, Silvano Spada. Dal passato appena ereditato non emergevano altri elementi forti di promozione e cultura per la città e interromperlo avrebbe comportato un grave rischio.
Si scelse di riportarlo alla sua vocazione iniziale, sapendo che nel frattempo molte cose erano cambiate.
Fu una bella iniziativa di investimento artistico-culturale che riportò lo storico evento a livelli di attenzione, con una buona promozione della Città sui social media e sulla stampa nazionale.

Dopo tre edizioni, Spada scelse di lasciare la direzione, per lanciare una fase nuova del Festival, guidata dall’attuale direttore.

Il 2016 fu il banco di prova, con collaborazioni importanti, come quella con il Roma Europa Festival, che sicuramente avrebbero potuto favorire una nuova strada di successo negli anni a venire.

Nel 2017 la nuova amministrazione arrivò al termine di una campagna elettorale spesa ad invocare la chiusura del Festival.

Una scelta mai praticata, ma che certo lo ha indebolito (come tutte le volte in cui si fanno le cose senza crederci) portandoci ad oggi.

Questa ultima edizione conferma tale quadro, se è vero che abbiamo raccolto moltissime lamentele da parte di commercianti e cittadini per un Todifestival moscio (ad essere gentili) che ha portato molto poco alla nostra città.

Ma cosa mai è successo allora?

Due le motivazioni secondo noi, la prima squisitamente politica: basta ricordare la performance oratoria della Capogruppo della Lega Peppucci, portaborse del Consigliere Regionale Mancini, che esattamente un anno fa promise in Consiglio Comunale un festival completamente diverso oppure l’abbandono dello stesso (peraltro trattavasi dello stesso Evento, per il quale, in campagna elettorale, si era sgolata a dire che i soldi preventivati sarebbero stati spesi per le frazioni) per capire che è la confusione mentale, la baraonda arrogante similPapeete ad indirizzare (si fa per dire) queste iniziative.

La seconda invece è di carattere tecnico.

 Nei precedenti festival (soprattutto in quelli gestiti da Spada) c’era, oltre ad una programmazione di alto livello un vero coinvolgimento dei commercianti, delle associazioni locali e dei luoghi più belli della Città.

Questo ovviamente era compito e merito di un Assessore, al tempo competente, che riusciva a fare da raccordo tra l’organizzatore e la Città.

Cioè tutto ciò che, umanamente, non si può pretendere da Claudio Ranchicchio, ovviamente, come da copione, abbarbicato tanto alla incompetenza come alla superficialità politico-amministrativa.

Di tutto ciò, dell’aver mal speso l’ulteriore contributo dell’ultimo anno, della non riuscita dell’Evento, del mancato coinvolgimento dei commercianti e dei cittadini, ci dispiace molto, Todi non merita questo abbandono.

Ma la cosa che più ci colpisce e ci addolora è aver visto la nostra meravigliosa Piazza costantemente, desolantemente, tristemente vuota.

Una piazza che, per la prima volta nella storia del Festival, non è stata utilizzata e sarebbe utile sapere, peraltro, perché.

Partito Democratico Todi