DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO NELLA MVT: UN SCONTRO CAUSATO DA UNACONDOTTA DISCUTIBILE DELL’AMMINISTRAZIONE RUGGIANO

I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI

La riforma del governo Meloni in tema di dimensionamento scolastico ha previsto la riduzione delle istituzioni scolastiche sedi di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi; la regione Umbria si accinge ad attuarla; l’amministrazione Ruggiano si è adeguata a suo modo, fingendo di tutelare gli interessi della città, ma in realtà ha messo a rischio gli equilibri e le relazioni sinergiche instaurate da lungo tempo nella Media Valle Tevere.
Chi semina zizzania normalmente raccoglie tempesta; da cittadini tuderti speriamo solo di non uscirne, ancora una volta, con le ossa rotte.

Il quadro di riferimento.
La finanziaria 2023, la prima a firma Meloni, ha varato la nuova disciplina del dimensionamento scolastico. Il governo nazionale ha rivisto, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025 e fino all’anno scolastico 2026/2027, i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale. Per l’Umbria, con tale disciplina, è prevista in un triennio la riduzione di 9 istituzioni scolastiche, delle quali 3 nel prossimo anno scolastico, 1 nel 2025/2026 e 2 nel 2026/2027.
Dopo la definizione, nello scorso mese di agosto, delle linee guida per il dimensionamento per il prossimo anno scolastico da parte della Regione Umbria, si è aperta la fase delle interlocuzioni a livello locale per avanzare proposte da presentare ai tavoli provinciali, preparatori alla delibera regionale.
La regione Umbria, al pari delle altre e come ogni anno, avrebbe dovuto esprimersi relativamente al dimensionamento entro il 30 novembre; come previsto dalla normativa, la stessa ha optato per un differimento temporale della decisione di durata non superiore a trenta giorni.

I fatti.
In questa situazione, che prevede necessariamente la soppressione di alcune istituzioni scolastiche autonome, il Comune di Todi, bypassando completamente ogni opportuno tavolo di dialogo e confronto a livello locale e decidendo di muoversi come un elefante in una cristalliera, si è messo a seminare zizzania nella Media Valle del Tevere.
Continuando a perseguire lo splendido isolamento in cui l’amministrazione Ruggiano ha chiuso Todi, la Giunta tuderte non ha promosso un accordo dei Comuni della Media Valle del Tevere sul parere da produrre prima alla provincia e poi alla Regione; al contrario, nottetempo, alla chetichella, dividendo un comune dall’altro, aizzando la competizione territoriale, ha prodotto un risultato che sta provocando la animata protesta non solo del Comune di Marsciano, ma anche delle famiglie, dei docenti e dei dirigenti.
La proposta deliberata dal Comune di Todi prevede, infatti, l’accorpamento alla scuola media Cocchi-Aosta dei plessi appartenenti alle 2 Direzioni didattiche di Marsciano siti nei comuni di Montecastello di Vibio, Fratta Todina e Collazzone, nonché dell’istituto comprensivo di Massa Martana.

Tutto questo senza che l’amministrazione comunale marscianese, le famiglie e il personale scolastico fossero stati minimamente coinvolti, tanto meno informati di tale situazione.
Visto il chiaro problema di metodo, fatta la frittata, il Sindaco Ruggiano tenta di dare la colpa ad altri e fa la sceneggiata a cui ci abituati in questi anni: lui non ne sa nulla, non c’era e se
c’era dormiva.

Ebbene l’amministrazione Ruggiano si è già dimostrata supina alle devastanti politiche della Giunta Tesei in tema di sanità, accettando il depotenziamento dell’ospedale di Pantalla a favore degli ospedali dell’Alta Umbria e la rinuncia alla titolarità del Distretto della MVT a vantaggio di quello del Perugino. Ha depotenziato i trasporti riducendo il trasporto pubblico urbano rendendo inaccessibile il centro storico. Si dichiara favorevole alla costruzione dell’inceneritore dell’Umbria a Todi. Ci mancava solo che scatenasse una lotta fratricida anziché perseguire l’obiettivo di proficue relazioni territoriali, assolutamente necessarie in un contesto sempre più ripiegato su se stesso.
Speriamo solo di non uscirne con le ossa rotte.

I GRUPPI CONSILIARI PD – CIVICI X TODI FABIO CATTERINI – SINISTRA PER TODI – TODI CIVICA – PER TODI

Quale futuro per il ponte di Montemolino?/

Un incontro a Fratta Todina ha cercato di chiarire lo stato attuale del progetto alla presenza di Michele Bettarelli ed Erika Borghesi

Nessuna struttura ex novo ma un rifacimento di quella esistente, con tempi e modi ancora da stabilire. E’ questo – sembrerebbe – il futuro del Ponte di Montemolino, a quanto emerso dal recente incontro svoltosi a Fratta Todina con Michele Bettarelli – vice Presidente dell’Assemblea legislativa umbra e consigliere regionale – ed Erika Borghesi – consigliera alla viabilità della Provincia di Perugia, promosso dai Circoli PD di Fratta Todina e di Monte Castello di Vibio. Il ponte di Montemolino è un collegamento fondamentale fra più paesi e le rispettive aree industriali con Todi e con l’Ospedale di Pantalla ed è ormai da anni che sindaci e politici delle giunte regionali ne stanno discutendo. Da qui, il recente meeting dal titolo, appunto, “Il futuro della Media Valle del Tevere: aggiornamenti sul rifacimento del Ponte di Montemolino”. Grazie agli interventi dei relatori, che hanno ripercorso tutte le tappe dei vari progetti presentati negli anni, si è potuto apprendere che, anche a seguito delle interrogazioni e richieste di chiarimenti, la Regione, dopo aver rischiato di far saltare definitivamente i lavori del ponte, con un progetto dichiarato per ben due volte non conforme, sia riuscita in extremis a concordare con la Soprintendenza una via d’uscita, ovvero far partire i lavori per un importo di 5 milioni di euro, condizionandoli, però, alle nuove prescrizioni stabilite dallo stesso organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali. Già dal 2019 la giunta Marini aveva concluso uno studio di fattibilità e si era dichiarata pronta a finanziare un nuovo ponte. Successivamente poi, la Giunta Tesei presentò un ulteriore progetto che per ben due volte è stato negato dalla Soprintendenza speciale per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria. I relatori e i rappresentanti dei Circoli PD hanno concordato sul fatto che, pur rimanendo perplessi per la soluzione individuata, sia giunto il momento di impegnarsi tutti insieme, affinché la sistemazione di questa importante struttura viaria, su cui gravitano oltre tremila veicoli al giorno, venga completata nei tempi più rapidi possibili. Il segretario PD di Fratta Todina Gianluca Coata, sostenitore da sempre di un nuovo ponte, ha espresso dubbi in particolare sulla strada alternativa – quella che passa per il borgo tuderte di Cecanibbi – non solo per i normali veicoli ma soprattutto per i pullman che portano tantissimi studenti a Todi e per i mezzi (come le autoambulanze) per raggiungere l’Ospedale di Pantalla di Todi, per cui sono assolutamente fondamentali i tempi di percorrenza. I rappresentanti dei Circoli rimangono in attesa di chiarimenti sia sul progetto che sulle tempistiche e su soluzioni adeguate alle varie problematiche dei numerosi Comuni interessati.

Montecastello: possibile una rinascita.

Riprendiamo l’intervento di un lettore a commento di due pagine del Corriere dell’Umbria di oggi.

Oggi sul corriere dell’Umbria c’è un interessante articolo sull’investimento di un milionario americano a Monte Castello. In pratica si è innamorato del paese e ha comprato numerosi immobili al centro con l’idea non solo di ristrutturarli, ma di aiutare a riportare al centro tutta una serie di servizi e attività commerciali che nel tempo hanno inevitabilmente chiuso. È un esperimento che non so quante speranze abbia di successo, tuttavia è sicuramente interessante proprio perché è terribilmente visionario. Ad ogni modo, leggendo l’articolo, mi sono ancora più convinto che dobbiamo fare un cambio di marcia e provare, anche con l’aiuto esterno, ad elaborare e formulare idee per Todi, che in qualche modo siano espressione di una visione d’insieme, di un progetto più ambizioso che non sia limitato esclusivamente alle piccole cose sulle quali siamo coinvolti dall’amministrazione di turno.

AL GP PADEL DI SPOLETO UNA FINALE DELLA MEDIA VALLE DEL TEVERE

Si è tenuto questo fine settimana al GP Padel di Spoleto il torneo doppio maschile FIT-TPRA di padel per 3^, 4^ e 5^ fascia expert L.

Tra gli iscritti nel tabellone erano presenti anche quattro giocatori della media valle del Tevere, dove questa attività sportiva è sempre più diffusa, come dimostrano anche i numerosi campi da gioco sorti in questi ultimi anni.

La prima coppia era formata da Andrea Carocci (del circolo Massa Martana Padel) e Luca Traversini (del circolo Todi Padel Center), teste di serie n. 1 del torneo e vincitori del torneo svoltosi sempre al GP padel quindici giorni fa. La seconda coppia, quella dei giocatori del Todi Padel Center, costituita da Daniele Catterini e Gabriele Scassini. Quest’ultimi, nella prima giornata, hanno affrontato un doppio turno vincendo ai quarti 6/4 – 6/3 contro la coppia Batini/Falocco. Poi una bellissima semifinale contro due bravissimi giocatori dell’H2O Sparta Padel, Alessandro Piovanello e Riccardo Marzolini. Nel primo set sono partiti in svantaggio per poi recuperare nella fase centrale di gioco e vincendo con un 7/5. Secondo set sempre lottato con scambi lunghi e poi aggiudicato con un break sul 6/4.

Più sofferta invece la vittoria in semifinale di Carocci-Traversini contro la coppia ternana Daniele Diomei ed Emanuele Poddi. In vantaggio per 5 giochi a 2 nella prima frazione di gioco, quando il set sembrava quasi concluso la coppia Diomei-Poddi  ha approfittato del momento di rilassamento degli avversari rimontando lo svantaggio e sul pari si sono aggiudicati il tie-break  con il parziale di 7/4. Il secondo set ha riportato l’equilibrio in campo ed ogni coppia ha mantenuto il turno di battuta fino al break aggiudicato da Carocci-Traversini sul 5 a 3. Il set si è concluso poi con il risutato di 6/4 a favore di Carocci e Traversini. Nel tie-break finale partenza in vantaggio per la coppia ternana Diomei-Poddi mentre Carocci e Traversini hanno iniziato a ritrovare la quadra e costruire la rimonta, agevolata anche da due smash di Diomei sul vetro. Poi la vittoria è scivolata via con il risultato finale di 10 a 5. E così nella mattinata di domenica 26 novembre si è disputata la finale tra le due coppie costituite da tre tuderti ed un massetano. Nei primi cinque giochi del set,  nonostante il buon livello di gioco in campo, nessun giocatore ha mantenuto il proprio turno di battuta, poi la coppia Carocci-Traversini sempre sul ‘maledetto’ risultato del 5/2 si è ritrovata sul 5 pari senza accorgersene, chiudendo però il set sul 7/5. Grande prestazione della coppia Catterini-Scassini sulla seconda frazione di gioco che sono andati subito sul 5 a 0 e poi hanno vinto facilmente il set per 6/1. Il tie-break a 10, decisivo per decretare il vincitore, ha visto partire con un vantaggio di un punto la coppia Catterini-Scassini fino al 3-2. Poi Carocci e Traversini, amanti del rischio, hanno rimontato e scavalcato gli avversari chiudendo sul risultato di 10 a 5 grazie anche a due magistrali recuperi di palla di Luca Traversini nei due punti finali

I GRANDI INTERVENTI DI RECUPERO E RESTAURO DEI BENI CULTURALI DEL CENTRO STORICO DI TODI REALIZZATI CON I FONDI DELLA LEGGE SPECIALE.

Uno studio del dott. Alfonso Gentili


Gli interventi per il consolidamento, recupero e restaurodei beni monumentali, opere d’arte e siti archeologici ubicati nelle aree consolidate delle città di Orvieto e Todi sono stati progettati e realizzati dall’impresa Bonifica SpA di Roma (Presidente dr. G. Fortunato e trai consulenti l’arch. B. Sperandio di Trevi) del gruppo IRI-Iritecna in qualità di concessionaria, mediante convenzione del 5 luglio ’89, del Ministero per i beni culturali  e ambientali (Ministro Bono-PSDI e prima Vizzini-PSDI dal luglio ’87). La concessione di servizi venne affidatasulla base di un Programma di interventi approvato dallo stesso Ministero e finalizzato al recupero, restauro e valorizzazione dei centri storici delle due città umbre.Il Programma di interventi erafinanziato con i fondi statali stanziati dalle leggi speciali 227/84, 545/87 e 242/97 per un importo complessivo di lire 143 miliardi,di cui stimabili per Todi  circa 52 miliardi di lire.
L’impresa appaltatrice dei lavori di consolidamento e recupero dei beni monumentali e archeologici iniziati nel 1991 è stata l’Associazione temporanea d’imprese (A.t.i.) Fioroni Sistema spa (mandataria), Consorzio Cooperativo Costruzioni, Consorzio Recupero Umbria ’90, Edil 2000 srl, ICLA Costruzioni Generali spa, Fondedile, SEM-Società Edilizia Moderna, Todini spa e con la direzione tecnica per Todi di A. Pasimeni. Le imprese appaltatrici ed esecutrici degli interventi di restauro delle opere d’arte sono state COO.BE.C. arl, ESTIA srl, TEKNERESTAURO srl, Alberto Polidori, Paolo Giubboni, EDILTECNICA, Marcello Castrichini, Giantomassi-Zari, Mammoli. Il nuovo allestimento museale è stato curato da Centro Umbria Arte.
La funzione di Ingegnere capo è stata svolta prima dall’arch. Guglielmo Maria Malchiodi e dall’ottobre ’92dall’arch. Germana Aprato in qualità di Soprintendenti ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici (BAAAS) dell’Umbria. Per quanto riguarda la vigilanza sul consolidamento e restauro delle strutture d’interesse archeologico e i ritrovamenti connessi agli scavi la vigilanza è stata svolta dalla Soprintendente archeologica dell’Umbria dott.ssa Anna Eugenia Feruglio con l’assistenza di Paolo Bruschetti. La Direzione dei lavori è stata affidata con decreto ministeriale ai tecnici della Soprintendenza BAAAS dell’Umbria e specificamente all’arch. Giovanni Venturini per le opere monumentali e dalla dott.ssa Caterina Bon di Valsassina per le opere d’arte.  Per la città di Todi gli interventi  programmati e attuati hanno interessato i più importanti  beni monumentali del centro storico  e le opere d’arte custodite al loro interno.
Nei PALAZZI COMUNALI del secolo XIII e cioè i due edifici monumentali del Palazzo del Podestà prospiciente la piazza San Giovanni (oggi Garibaldi) e del Palazzo del Consiglio generale o Arengo (poi del Capitano del Popolo) sono stati eseguiti lavori di consolidamento e restauro architettonico, soprattutto al secondo piano di entrambi destinato interamente a sede del museo-pinacoteca per il quale occorreva anche ampliare gli spazi espositivi. Si trattò di lavori di completamento del consolidamento e di adeguamento del bene monumentale all’obbligo di superamento delle barriere architettoniche e alle norme di sicurezza in materia di musei e uffici pubblici, in particolare dopo la chiusura al pubblico della Pinacoteca disposta nel 1979 dall’allora direttore del Museo prof. F. Buchicchio per l’inagibilità della sala  Pinacoteca (sopra l’attuale sala delle Pietre) a causa del tetto pericolante.
Per il MUSEO CIVICO i lavori hanno riguardato, oltre il consolidamento della copertura, l’individuazione e realizzazione di un vano ascensore e di un vano scala d’emergenza sul retro del palazzo del Capitano nell’area prospiciente via San Bonaventura, nonché l’adeguamento degli impianti tecnologici e il nuovo allestimento completo dello stesso per una corretta esposizione delle opere. L’intervento di restauro delle Sala del Consiglio dei Priori (oggi Sala affrescata) ha interessato il soffitto ligneo intagliato e dipinto e i dipinti murali delle pareti, compresi tra gli altri l’affresco della Città con tutto il suo territorio di P.P. Sensini e la Leggenda della fondazione di Todi di I. Mei. Il progetto di allestimento del Museo civicoè stato articolato in cinque Sezioni tematiche: archeologica, numismatica, tessuti, ceramiche e pinacoteca  e con una prima ampia Sezione dedicata al Museo della città come memoria della storia della città e del suo territorio.  Nel percorso musealesono state inserite anche le chiese dei SS. Filippo e Giacomo e della SS. Trinità,di proprietà comunale e restaurate sempre con i fondi della legge speciale, esponendovi le opere provenienti dalle stesse e altre affini.
Nel PALAZZO DEI PRIORI del secolo XIV ma con l’innalzamento parziale e le merlature su tutto il fronte completati nel XVI secolo, posto a sud-ovest della piazza Maggiore (ora del Popolo) e con appesa sulla facciata l’aquila in bronzo argentato, simbolo del Comune di Todi e opera di G. Gigliuccio, con due aquilotti sulle ali aperte quali simboli di Amelia e Terni nel XIII secolo sottomesse a Todi, sono stati eseguiti lavori di restauro architettonico. Il palazzo era già stato  ampiamente restaurato nel XIX secolo e in particolare la grande sala del consiglio per poter adeguatamente ospitare la sede della Pretura dal 1870 (per questo detto anche Palazzo della Pretura). I lavori di restauro hanno riguardato le facciate dell’intero palazzo, compresa la torre trapezoidale, prospicienti su piazza del Popolo, via Mazzini e piazza Garibaldi con interventi di pulitura delle superfici a mattone e in pietra, la ricostruzione di conci in pietra degradati o mancanti, il consolidamento delle lesioni statiche superficiali e le operazioni di velatura e di protezione dei paramenti. Inoltre e’ stato eseguito un accurato restauro delle opere d’arte presenti nella sala delle Udienze e in particolare degli affreschi (San Cristoforo col Bambino, Maestà e stemmi del XIV e inizio XV sec.) in pessimo stato di conservazione dovuto alle infiltrazioni d’acqua bloccate con il restauro dell’edificio.
Il MONASTEO DELLE LUCREZIE (propriamente di San Giovanni), più noto a Todi come Convento delle Lucrezie, è stato legato alle vicende del Terzo Ordine Francescano  della città  sin dai primi decenni del secolo XV ed è ubicato nel rione Nidola sulla sommità di uno sperone del colle di Todi ove  la leggenda volle si posasse l’Aquila del mito della fondazione della città. Il complesso delle Lucrezie era posto a ridosso delle mura urbiche con la zona sottostante del fosso delle Lucrezie interessata fin d’allora al fenomeno delle frane, che nel 1760 fecero rovinare a valle parte delle mura cittadine contigue al monastero, un fabbricato e una strada interna della città. Il Convento fu acquisito al patrimonio comunale a seguito del Regio Decreto n. 3036 del 7 luglio 1866 per la soppressione delle Corporazioni religiose e che all’art. 20 prevedeva  la concessione, da parte dello Stato, ai Comuni e alle Province per usi di pubblica utilità dei fabbricati dei conventi soppressi se sgombri dai religiosi, anche se le terziarie francescane vi dimorarono fino alla fine del secolo. Nel salone superiore F. Morigi nel 1927 trasferì dall’Istituto Crispolti la sua bottega dell'”ars legnaminis“. Nei locali sottostanti aveva trovato sede in locazione dal ’19 l’Accademia dei Convivanti che aveva adattato il salone inferiore a teatrino per i filodrammatici aprendolo al pubblico la sera di capodanno del ’21. Nel secondo dopoguerra la sala venne destinata a cinematografo e una parte degli altri locali furono poi concessi in locazione ai fratelli Gentili, artigiani che continuavano l’attività appresa dal Morigi. La Chiesa era stata destinata a palestra della società sportiva”Marzia Todi”, poi a palestra scolastica e infine data in locazione ai Gentili. Il corpo superiore dell’ex convento è stato utilizzato come edificio scolastico sin dagli anni ’40 con la scuola Media statale “Amedeo di Savoia-Aosta”,poi accorpata a fine anni ’90 con la scuola Media “G. Cocchi” e con la nuova denominazione di Scuola secondaria di I grado “Cocchi-Aosta” avente sede nel nuovo edificio del piazzale G. F. degli Atti appena fuori Porta Fratta. La destinazione scolastica del corpo superiore dell’ex convento non è però venuta meno in quanto è stata adibita a sede del plesso di scuola Primaria “San Fortunato-Santa Prassede”,l’unica con classi a tempo pieno della città di Todie anche a sede della scuola dell’Infanzia ex via Cesia. Nel piano più basso dell’ex convento si trova il c.d. “Nido dell’Aquila” che consiste in un ampio spazio accessibile dall’interno e utilizzato pure per feste da ballo all’aperto ma poi dichiarato inagibile da inizio anni sessanta, mentre il piano superiore è stato anche sede dell’astuccificio “Bomet” e poi dell’Ufficio di collocamento.
Il restauro architettonico del complesso monumentale delle Lucrezie, oltre ai vari interventi statici, e’ consistito nel recupero e adeguamento di alcuni spazi del complesso conventuale per destinarli ad attività culturali come esposizioni, auditorium, spettacoli e accoglienza. Importanti lavori di restauro conservativo sono stati effettuati nel loggiato che si apre ad “U” sulla valle del Tevere, con interventi di consolidamento e restauro pittorico delle decorazioni delle travi e pianelle. Si è provveduto anche al rifacimento di tutti gli intonaci della struttura, poi tinteggiati con terre naturali. Tutta la pavimentazione è stata ricostruita in cotto e sono stati altresì ricostruiti tutti gli impianti necessari con adeguamento alle norme di prevenzione incendi e, per quanto possibile, all’abbattimento delle barriere architettoniche. Per quel che riguarda la Chiesa di San Giovanni, in pessime condizioni di conservazione anche per il precedente uso improprio dell’edificio, è stato eseguito il recupero conservativo del campanile e del portale in pietra arenaria e nell’abside è stato riportato alla luce un ciclo di affreschi risalente alla prima metà del ‘600 in precedenza coperto con uno strato di calce e raffigurante entro i riquadri Storie della vita della Vergine e di San Giovanni Battista, entro le lunette Santi Francescani e entro i medaglioni al centro dell’ombrello mistico quattro figure di Sante e le Virtù teologali (nella calotta absidale).        
Il CONVENTO DI  SAN FORTUNATO è stato legato anch’esso  alla vicende tuderti dell’Ordine Francescano che, dopo un primo insediamento all’esterno del perimetro urbano in loc. Sant’Arcangelo delle Fontane, volle entrare a far parte della realtà religiosa e sociale della città e a metà secolo XIII i Minori francescani permutarono la prima sede con il convento di San Fortunato  allora occupato dalla comunità di Benedettini Vallombrosani e che, insieme alla chiesa omonima, era collocato nel borgo alto della città. L’insediamento in città dei Minori francescani sottintendeva la volontà di costruire una nuova chiesa e di ampliare il convento stesso. Quel secolo segnò il momento di massimo sviluppo della comunità francescana di Todi e il convento diventò sede della Soprintendenza sugli altri edifici monastici con la carica di custodia tudertina nella provincia dell’Umbria. Nella sacrestia della chiesa era custodito l’Archivio Secreto di San Fortunato che, ritrovato e riordinato  nel 1860 dal conte Lorenzo Leoni dopo secoli d’incuria, fu trasportato insieme alla Biblioteca al primo piano dell’ex convento (poi divenuto sede delle scuole elementari di San Fortunato). Nel 1918 tutto il materiale  fu trasportato al secondo piano dei Palazzi comunali. Il complesso conventuale che occupa un’ampia area dietro la Chiesa già prima dei lavori di ristrutturazione si articolava su tre livelli sovrapposti con al piano terra il magazzino comunale, la rimessa di auto con grandi ambienti voltati e la centrale termica dell’archivio. Il primo piano (già sede della scuola elementare di San Fortunato con ingresso sul lato est della Chiesa) era occupato dall’Archivio storico comunale di rilevante importanza, con la sala di lettura, gli uffici e la serie di depositi dei suoi preziosi volumi. Il secondo piano (in parte già sede della scuola Media statale “G. Cocchi” dal 1942 al 1978 quando fu trasferita nel nuovo edificio fuori le mura e con ingresso sul lato ovest della Chiesa dalla prima porta nel chiostro dell’ex convento) invece era occupato dal Ginnasio municipale sin dal 1871, poi dal Regio Ginnasio Jacopone dal 1929 e dal Regio Liceo Ginnasio Jacopone dal ’35. Dal ’46, con la Repubblica, divenne il Liceo Ginnasio statale “Jacopone da Todi” fino al ’94 quando assunse la nuova denominazione di Liceo”Jacopone da Todi” a seguito dell’accorpamentocon il Liceo scientifico statale “Donato Bramante”di via Roma fondato nel ’69 (con dal 1985 Preside dello stesso l’innovatore prof. F. Tofanetti e, dal ’94 fino al collocamento a riposo nel 2008, del nuovo polo scolastico comprensivo di tre indirizzi liceali (Classico, Linguistico– dal 1992 (Preside prof. R. Cassisi)- e Scientifico) ai quali si è poi aggiunto nel 2011 anche l’indirizzo liceale delle Scienze Umane (Dirigente scolastico prof. S. Guarente). La sede del Liceo classico ha l’accesso sul lato ovest della Chiesa (con la contigua piazza Pignattaria dove un tempo si teneva la “fiera delle cocce”) e dalla seconda porta presente nel ben conservato chiostro; in parte è sopraelevata e prospiciente il piazzale della Rocca.
I lavori di consolidamento statico,dato anche un antico e noto movimento franoso, e di ristrutturazione architettonica e impiantistica del grande complesso ex conventuale, con particolare attenzione anche al sistema di smaltimento delle acque meteoriche  provenienti dai tetti del convento e della chiesa, sono stati progettati ed eseguiti in funzione delle destinazioni d’uso indicate dall’Amministrazione comunale e specificamente la nuova sede della Biblioteca comunale “L. Leoni”,lasede dell’Archivio storico comunale e ilmantenimento della destinazione a Scuola secondaria di II grado e cioè in funzione di tre servizi fondamentali per la cittadinanza. In particolare è stato scelto di ubicare l’Archivio storico al piano terra dell’imponente edificio anche per motivi statici, la Biblioteca al primo piano creando però un collegamento verticale (corpo scala e relativo ascensore) per unire le due parti tra loro complementari e lasciando tutto l’ultimo piano, oltre la palestra (ex refettorio benconservato) al piano primo, all’antica e prestigiosa Scuola secondaria superiore nella quale tanti di noi cittadini di Todi negli anni ci siamo veramente formati e che ricordiamo sempre con gratitudine (Preside prof. G. Bilancini,  per noi diplomati del luglio ’67).
La CHIESA DI SAN FORTUNATO, di stile gotico eche con la sua mole maestosa sovrasta il centro storico della città di Todi, trae origine dalla volontà dei Minori francescani, una volta presa dimora  sulla vetta del colle nell’ex convento dei Vallombrosani, di realizzarvi accanto un nuovo tempio dedicato al patrono di Todi,in gara con i Domenicani che vivevano nel convento di San Leucio, antica abbazia confinante con il convento poi abbattuta verso la fine del XIV secolo per costruivi la Rocca. Iniziati “in Anno Domini 1292, septimo idus Iunii” i lavori vennero ultimati solo nella seconda metà del XV secolo (ma con la decorazione della facciata rimasta incompiuta) insieme all’attiguo grande campanile gotico che originariamente aveva la terminazione a palla di rame con angelo sovrastante, poi distrutta da un fulmine a metà ‘700 e sostituta con l’aquila, simbolo civico di Todi. Nella cripta sono conservate oltre le urne funerarie dei santi protettori della città (Santi Fortunato, Callisto e Cassiano insieme a quelle delle Sante Romana e Degna) anche le ossa di Jacopone da Todi.
I lavori eseguiti con i fondi della legge speciale sono consistiti nella revisione e impermeabilizzazione del manto di copertura, nel consolidamento e restauro di alcuni elementi strutturali dell’edificio monumentale e nella realizzazione dei vari impianti tecnologici a norma di legge. L’impermeabilizzazione ha riguardato le due falde più basse della copertura del tempio in corrispondenza delle due cappelle laterali dove si verificavano infiltrazioni d’acqua piovana minacciandone le decorazioni e mettendone a rischio la conservazione. E’ stato tolto il vecchio canale di gronda e realizzato un ampio canale di raccolta delle acque piovane garantendo un efficace smaltimento delle stesse nelle fognature cittadine senza più perdite e continue infiltrazioni di acqua nelle fondazioni. Sono stati eseguiti i lavori di sostituzione, con nuovo materiale simile, delle strutture di copertura completamente fatiscenti della sala adiacente alla sagrestia (a sx dell’altare) e della Cappella Gregoriana (a dx dell’Altare). E’ stato realizzato anche un sistema complesso di impianti che ha reso l’edificio utilizzabile anche per manifestazioni con grande affluenza di pubblico e idoneo a garantire la sicurezza dei beni ivi contenuti, come l’impianto antintrusione, l’impianto di rilevamento fumi, il sistema di controllo con telecamere a circuito chiuso per la sicurezza della cripta e il nuovo impianto elettrico e di illuminazione.
(Fine parte prima)
Li 20 novembre 2023
Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)
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Todi, Comune e Diocesi ricordano il Vescovo Grandoni

Articolo pubblicato da Orvieto sì

Mercoledì 8 novembre, presso l’Aula Magna del Liceo “Jacopone da Todi”, si svolgerà una commemorazione di Monsignor Decio Lucio Grandoni, Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi dal 1974 al 1986 e primo Vescovo dell’attuale Diocesi riunita dal 1986 al 2003. E proprio nel ventennale della sua rinuncia al governo pastorale, il Comune di Todi e la Diocesi di Orvieto-Todi hanno inteso promuovere un’iniziativa in sua memoria.

L’appuntamento, aperto a tutta la comunità, è per le ore 10:30, con i saluti e le testimonianze del Sindaco di Todi Antonino Ruggiano e del Vescovo S.E. Gualtiero Sigismondi, cui seguirà l’intervento di Don Mario Venturi, canonico della Concattedrale di Todi, che traccerà un profilo di Monsignor Grandoni, del quale fu collaboratore negli anni del Sinodo diocesano celebrato alle soglie del Giubileo del 2000. Decio Lucio Grandoni era nato a Todi nel 1928 e ordinato sacerdote nel 1950 dal Vescovo Alfonso Maria De Sanctis.
Nei primi anni Settanta fu Vescovo titolare di Atella e ausiliare del Vescovo di Foligno Monsignor Siro Silvestri per la reggenza della Diocesi di Assisi. Il 12 dicembre del 1974, Papa Paolo VI lo nominò Vescovo delle Diocesi di Orvieto e Todi, poi unite in un un’unica circoscrizione ecclesiasistica con decreto del 30 settembre 1986. Scomparso il 22 marzo del 2006, le sue spoglie riposano nella cripta del Duomo di Todi.
Mercoledì 8 novembre, alla conferenza nell’Aula Magna del Liceo seguirà un momento di raccoglimento presso il Largo intitolato a Monsignor Grandoni nell’area del carcere di San Cassiano, a ridosso dell’ingresso del Parco della Rocca.

LA RINASCITA DELLA CITTA’ DI TODI CON LA LEGISLAZIONE SPECIALE DI FINE ‘900

Studio del dott. Alfonso Gentili

Nell’anno 1978 con la legge n. 230 del 25 maggio (Governo Andreotti IV monocoloreDC con l’appoggio esterno di PCI-PRI-PSDI-PSI) furono emanati provvedimenti urgenti per il consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi ai fini della salvaguardia del patrimonio paesistico, storico, archeologico e artistico delle due città dai movimenti franosi allora attuali e potenziali. Tale legge dispose l’assegnazione alla Regione Umbria (Presidente Marri I– PCI-PSI) di un contributo speciale di lire 6 miliardiper la città di Orvieto e di lire 2 miliardi per la città di Todi (Sindaco Budassi I- ’75-’80) ripartiti  in quattro annualità di lire 1.500 milioni (Orvieto) e di lire 500 milioni (Todi) per ciascuno degli esercizi finanziari dal 1978 al 1981. La legge affidò alla Regione Umbria il compito di eseguire uno studio geolitologico per accertare le causedei movimenti franosi e di individuare gli interventi necessari per il consolidamento del masso tufaceo su cui poggia Orvieto  e per il consolidamento del colle di Todi. Inoltre le assegnò il compito di realizzare, d’intesa con i due Comuni e con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e di Istituti universitari, i progetti e le opere necessarie per evitare che i movimenti franosi in atto e prevedibili mettessero in pericolo gli abitanti e le opere d’arte contenute nelle due città.

Questa importante “legge speciale” derivava da un disegno di legge dei Senatori  Maravalle, Anderlini, Ottaviani, Rossi Raffaele, Carnesella, Valori, De Carolis e da quello d’iniziativa  del Consiglio regionale dell’Umbria approvati nell’ottobre 1977 dal Senato della Repubblica in un testo unificato recante però il titolo di “Provvedimenti urgenti per il consolidamento della Rupe di Orvieto a salvaguardia del centro storico”. La deliberazione del Consiglio Regionale conteneva peraltro la raccomandazione di esaminare anche la situazione della città di Todi. A tal fine in Commissione Lavori pubblici della Camera dei Deputati nel gennaio 1978 alcuni Deputati dei gruppi comunista, socialista e democristiano e precisamente gli Onorevoli Ciuffini, De Poi, Bartolini, Manca, Scaramucci, Guaitini Alba e Micheli suggerirono varie modifiche al d.d.l. che aggiungevano allaRupe di Orvieto anche il Colle di Todi. Nella seduta dell’aprile1978la Commissione suddetta, dopo il parere della Commissione bilancio nella quale non era risultato possibile l’aumento dello stanziamento previsto in lire 8 miliardi solo per il Comune di Orvieto, optò per la ripartizione  dello stanziamento in lire 6 mrd per il Comune di Orvieto e in lire 2 mrd per il Comune di Todi.

Con la legge n. 227 del 12 giugno 1984 (Governo Craxi I di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) è stato poi approvato il rifinanziamento della legge 230 per consentire la prosecuzione degli interventi prevedendo la concessione alla Regione Umbria (Presidente Marri II– PCI -PSI) di un contributo speciale di lire 12 miliardi per il 1984 e 16 miliardi per il 1985 per la città di Orvieto (totale 28 mld, circa 65% ) e di lire 7 miliardi e 8 miliardi (totale 15 mrd, circa 35%) negli stessi due anni per la città di Todi (Sindaco Budassi II- ’80-’85). Tale legge ha inoltre autorizzato la spesa di lire 1 miliardo per ciascuno degli anni ’84 e ’85 (totale 2 mrd) da iscrivere nello stato di previsione del nuovo Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (istituito tramite legge del 1975 e con ministro Giovanni Spadolini) per studi, progettazioni e primi interventi volti ad affrontare la situazione di grave dissesto strutturale del duomo d’Orvieto nonché di altri edifici storici e artistici e delle mura di cinta di Orvieto e di Todi. Il tutto al fine di arrivare ad adottare una legge organica relativa alle spese di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi e anche per il recupero e restauro degli edifici storici, dei beni artistici e delle mura di cinta delle due città umbre, demandando alla Regione Umbria e al MBCA di predisporre entro il 31 marzo 1985 gli idonei  programmi e progetti.

 Nell’anno 1987 con la legge n. 545 del 29 dicembre (Governo Goria di pentapartito DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) sono state così emanate le disposizioni organiche per il definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi disponendo l’assegnazione sempre alla Regione Umbria (Presidente Mandarini I- PCI-PSI e Presidente del Consiglio regionale Lorenzini-PSI- unico Presidente del C.r. di Todi-  ’85 -’90) di un contributo straordinario di lire 180 miliardi negli anni 1987-1990 in misura di 55, 45, 40 e 40 miliardi rispettivamente negli anni 1987, 1988, 1989 e 1990 per gli interventi di definitivo consolidamento della rupe d’Orvieto e del colle di Todi valutati in lire 115 miliardi (circa 64%)  per Orvieto e lire 65 miliardi (circa 36%) per Todi (Sindaco Buconi I- ’85-’90). Alla Regione Umbria furono affidati i compiti di realizzare direttamente gli interventi, d’intesa con i due comuni (da qui la scarsità di documentazione presso i comuni medesimi) e garantendo continuità delle realizzazioni. La Regione poteva anche avvalersi del CNR e di Università ed Enti scientifici anche al fine di realizzare sistemi di costante monitoraggio e vigilanza e poteva anche delegare attività ai due Comuni. I lavori di consolidamento e sistemazione idrogeologica del colle di Todi furono affidati in concessione dalla Regione, con il ribasso del 10,50%, all’impresa Todini Costruzioni Generali S.P.A di Roma quale mandataria del Raggruppamento  di imprese (Todini-Fioroni-S.E.M.-C.C.C.).

La legge 545/87 ha inoltre autorizzato la spesa di lire 120 miliardi  negli anni 1987-1992 per interventi, di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali, di recupero, restauro, conservazione, valorizzazione e utilizzazione degli edifici nonché dei beni e delle opere di pertinenza degli stessi in ragione di lire 5, 15, 20 e 20 miliardi per ciascuno degli anni dal 1987 al 1990 (totale 60 miliardi) sulla base di un programma che garantisse continuità di realizzazione e completamento delle opere in corso, mentre per gli anni successivi al ’90 gli stanziamenti degli ulteriori 60 miliardi relativi ai singoli esercizi sarebbero stati poi quantificati con le relative leggi finanziarie. I relativi lavori nei due Comuni furono affidati in concessione dal Ministero all’impresa Bonifica S.P.A. di Roma. All’onere complessivo di lire 300 miliardi (180 +120) lo Stato ha fatto fronte per l’importo di lire 60 miliardi nell’anno ’87 e per l’importo di 60 miliardi annui per ciascuno degli anni ’88, ’89 e ’90 (per un totale di lire 240 miliardi) e con le leggi finanziarie annuali per il residuo importo di lire 60 miliardi negli anni ’91 e ’92 (Sindaco Buconi II-’90-’95- ma con cessazione anticipata del mandato a febbraio ’94 e successiva gestione straordinaria del Comune da parte  del Commissario prefettizio De Bonis fino all’elezioni anticipate del giugno ’94). Le leggi finanziarie 1991 (L. 405/’90) e 1992 (L. 415/’91) hanno poi stanziato 20 + 20 miliardi di lire per gli anni 1991 e 1992 e per l’anno 1993 gli altri 20 miliardi di lire quali parti delle quote del ’91 e ’92 onde completare il finanziamento della  legge 545 sul definitivo consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (Beni culturali).

Infine con la legge n. 242 del 23 luglio 1997 (Governo Prodi I (L’Ulivo con PDS-PPI-UD-FdV-RI-SI) è stato autorizzato un contributo straordinario alla Regione Umbria (Presidente Bracalente- PDS-PRC-PPI-PdD) di lire 80 miliardi in misura di 30 miliardi per il 1997 e 25 miliardi per ciascuno degli anni 1998 e 1999 ai fini del rifinanziamento della legge 545 del 1987 per il definitivo consolidamento della  rupe di Orvieto e del colle di Todi (Sindaco Nulli Pero– ’94-’98). Per l’anno ‘97 la legge ha finalizzato una quota di lire 22 miliardi per i lavori di consolidamento della rupe e del colle e una quota di lire 8 miliardi per gli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali. Per ciascuno degli anni 1998 e 1999 una quota di lire 18,5 miliardi è stata destinata  agli interventi di consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi (per un totale di lire 59 miliardi nel triennio ripartiti dalla Regione tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 38 mrd per Orvieto e circa 21 mrd per Todi). Una quota di lire 6,5 miliardi è stata destinata nello stesso biennio  agli interventi di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali per un totale di lire 21 miliardi nel triennio ripartiti tra le due città presumibilmente con le stesse percentuali degli altri finanziamenti e quindi circa 13 mrd per Orvieto e circa 8 mrd per Todi). La legge ha anche prescritto la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra  il Ministero dei lavori pubblici, quello dei beni culturali e ambientali, la Regione Umbria e i Comuni di Orvieto e Todi per individuare e definire il quadro conclusivo degli interventi  di consolidamento e sistemazione idrogeologica nonché degli interventi di restauro sui beni artistici e culturali con priorità al completamento degli interventi avviati. Nel 1999 è stata anche istituita dalla Regione Umbria e dai comuni di Orvieto e Todi la Scuola di Alta Specializzazione e Centro Studi per la Manutenzione e Conservazione dei Centri Storici in Territori Instabili le cui finalità statutarie prevedono di svolgere studi superiori a carattere internazionale e di elevato profilo scientifico, destinati ai ricercatori ed agli studiosi delle discipline geologiche, geotecniche, idrologiche ed idrauliche, agrarie e forestali, architettoniche, urbanistiche e paesaggistiche e sismiche nonché a quelleconnesse con la conservazione del patrimonio artistico e monumentale.

Nell’arco temporale del ventennio 1978-1997 le leggi speciali per le due città umbre risultano avere  stanziato fondi statali per un ammontare complessivo di 433 miliardi di lire. Per gli interventi di consolidamento e sistemazione idrogeologica della Rupe di Orvieto e del Colle di Todi gestiti direttamente dalla Regione Umbria  risultano stanziati complessivamente 290 miliardi di lire ripartiti nella quasi totalità direttamente dalle leggi in circa 187 mrd per la città di Orvieto e 103 mrd per la città di Todi. Per gli interventi di recupero e restauro sui beni culturali e artistici delle due città di competenza del Ministero dei beni culturali e ambientali risultano stanziati in totale 143 miliardi di lire ripartiti presumibilmente in analoga proporzione e quindi in circa 91 mrd per la città di Orvieto e circa 52 mrd per la città di Todi. Quei fondi statali per complessivi circa 155 miliardi di lire nonché quelle grandi opere pubbliche e quei numerosi restauri conservativi dei beni culturali realizzati hanno significato per la città di Todi una vera e propria “rinascita” e anche una ripartenza dopo la terribile tragedia dell’incendio del Palazzo del Vignola il25 aprile 1982, proprio l’ultimo giorno di apertura della XIV edizione della Mostra mercato nazionale dell’Antiquariato, che causò la morte di 35 persone e oltre 40 feriti.

Dopo il restauro e l’adeguamento alle nuove normative di sicurezza finanziati con una consistente quantità di fondi della legge speciale-beni culturali, il Palazzo Landi Corradi, noto come Palazzo del Vignola e già sede del Seminario vescovile, fu riaperto al pubblico nell’anno 1993 (Sindaco Buconi II– ’90-’94) e ricominciato ad utilizzare per attività espositive anche se l’importante Mostra nazionale con le successive gestioni del Palazzo del Vignola dal 1993 non risulta essersi più svolta ma sostituita comunque dalla Rassegna Antiquaria d’Italia, salvo una riedizione nel ’97 organizzata dall’Azienda  di Promozione Turistica (APT) del Tuderte nel suo ultimo anno di funzionamento prima della soppressione delle 12 APT Umbre. Nell’anno 1992 intanto era stato riaperto, con la serata inaugurale della VI edizione del Todi Festival di S. Spada, anche il Teatro comunale (chiuso dopo la tragedia del Vignola) ad avvenuta ultimazione dei lavori di restauro e adeguamento alle nuove norme di sicurezza, finanziati però con fondi comunali reperiti con una rapida chiusura delle contabilità di lavori precedenti nella struttura rimaste in sospeso. In quei primi anni ’90 e precisamente nell’anno 1991 Todi era anche salita alla ribalta internazionale e di fatto entrata nei principali circuiti turistici come la città “più vivibile del mondo”, come città sostenibile secondo una ricerca dell’Università di Lexington nel Kentuchy-Facoltà di Architettura a cura del Prof. Richard S. Levine, architetto e urbanista, che insieme alla sua equipe di ricercatori americani avevano costruito al computer la “città ideale” o come lui già allora amava definirla la “città sostenibile” (sustainable), che mostrava una straordinaria somiglianza con le caratteristiche, dimensioni e la struttura urbana di Todi. Insomma la patria di Jacopone, che conservava tutte le caratteristiche della città medievale, rappresentava per l’urbanista del Kentucky (che meriterebbe la concessione di un riconoscimento onorifico) la supremazia della città vivibile, e cioè della città e della campagna che convivono invece di sopraffarsi, come avviene nella città c.d. moderna. In quegli stessi anni il Comune di Todi con decreto del Presidente della Repubblica (Scalfaro) del 19 settembre 1994 (Sindaco Nulli Pero e ottima istruttoria del direttore dell’Archivio storico G. Comez) fu anche insignito del titolo di “Città” ottenendo l’ambito nuovo stemma con la corona turrita a 5 punte e il tutto d’oro, mentre la corona dei Comuni è sormontata da merli a coda di rondine e il tutto d’argento.

Dott. Alfonso Gentili, già Segretario Generale del Comune di Todi (1989-2000)

Bocciato O.d.G. su commissione centro storico: i deliri del sindaco e i consiglieri di maggioranza muti. La palla al Presidente Tenneroni

COMUNICATO STAMPA dei partiti di opposizione

La maggioranza di centrodestra boccia la proposta di ordine del giorno presentato da Todi Civica in merito all’istituzione di una commissione per le politiche del centro storico che avrebbe dovuto prevedere il coinvolgimento, oltre a sindaco e capigruppo, dei

rappresentanti delle associazioni di categoria, dei comitati cittadini sorti in questi ultimi mesi ed esperti del settore.

L’iniziativa nasceva dall’esigenza di dare risposte ai residenti e ai commercianti che in questi anni hanno visto peggiorare drasticamente le condizioni di fruibilità e di vivibilità del centro storico.

I tagli effettuati al trasporto pubblico locale, la gestione di parcheggi e viabilità e l’assoluta mancanza di partecipazione dei soggetti interessati sono alcune delle principali cause di questo peggioramento, una situazione resa ancor più grave dalla difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando.

La proposta, che ha visto il sostegno convinto di PD, Civici e Sinistra per Todi, oltre naturalmente a quello di Todi Civica, è stata respinta dalla maggioranza consiliare che, per bocca della capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanna Fortunati, si è trincerata dietro un’infantile e generica adesione alla linea politica della giunta, con buona pace della autonomia dell’intero Consiglio Comunale. Lo spettacolo più desolante lo ha offerto però il sindaco che, dopo uno sbilenco pappone sulle democrazie liberali, ha confermato la sua idea di governo, quella che lui comanda e il resto non conta, con buona pace dei cittadini che vivono sulla loro pelle le scelte scellerate di Ruggiano e della sua maggioranza.

Per parte nostra siamo pronti a sottoporre al Presidente del Consiglio Tenneroni la richiesta di convocazione di un consiglio comunale aperto sulla questione affinché tutti i soggetti interessati possano investire la massima assise cittadina delle problematiche emerse anche nell’incontro pubblico tenutosi mercoledì 25 ottobre scorso.

Todi 31/10/2023

Partito Democratico

Civicix

Todi Civica

Sinistra per Todi

Per Todi con Ruspolini

Questo Presidente del Consiglio …” può continuare guidare il Consiglio Comunale di Todi?

COMUNICATO STAMPA di Todi Civica PD Sinistra per Todi Civici X

Ancora una volta siamo costretti a stigmatizzare la gravità del comportamento tenuto dal Presidente del Consiglio Comunale Tenneroni che, in spregio al rispetto del ruolo che ricopre e delle sue funzioni, commette un’altra grave ingerenza politica nei confronti del Consiglio Comunale, dopo aver negato un Consiglio comunale aperto a otto consiglieri.

Ignorando la basilare distinzione tra ruolo politico e ruolo istituzionale, Tenneroni, nei giorni scorsi, ha inviato una comunicazione ufficiale al Capogruppo di “Per Todi” Filippo Sordini, intimandogli, con tono perentorio, ad occupare gli scranni dell’opposizione o a comunicare “con lettera scritta” una ritrovata fiducia nei confronti dell’amministrazione comunale. Un gesto di cui, sino ad oggi, nessun Presidente di Consiglio Comunale si era mai reso protagonista. Un’ ingerenza politica senza precedenti di chi dovrebbe, al contrario, essere estraneo alle dinamiche politiche per garantire, con imparzialità, i diritti e l’autonomia di tutti i membri del Consiglio.

Un atto fuori da ogni regola istituzionale che dimostra come lo “spericolato” Tenneroni, invece di garantire la terzietà del proprio ruolo, sia sempre più strumento maldestro di chi guida l’amministrazione comunale, nel tentativo di scaricare le tensioni interne ad una maggioranza ormai ridotta al lumicino, sul Consiglio Comunale. Una maggioranza che vota 15 variazioni di bilancio, che non discute né difende gli atti che vota, totalmente appiattita sul Sindaco e che esautora con il proprio atteggiamento il ruolo del consiglio e le fondamenta del principio di rappresentanza.

Un atto istituzionale, quello del Presidente, che, a tutela del massimo organo cittadino e del corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, non può determinare un pericoloso precedente e che, ancora una volta, ci costringe a sollecitare l’intervento del Prefetto.

Consideriamo comunque necessario che Tenneroni si scusi davanti alla cittadinanza e al Consiglio per questa colossale sgrammaticatura istituzionale che mette in imbarazzo l’istituzione da lui rappresentata.

Sulla base di quanto visto sino ad oggi, negazione di Consigli Aperti, convocazioni in date e orari onerosi per l’ente ed uso inappropriato del proprio ruolo, si impone un’ultima riflessione: può Tenneroni continuare guidare il Consiglio Comunale di Todi?

Todi Civica PD

Sinistra per Todi Civici X

Il Mistero della pavimentazione di Via Ciuffelli.

L’Osservatore Tuderte

Da quando è terminata la pavimentazione sono cominciate le voci più strane ma le chiacchiere si sono concentrate soprattutto su un tema: la pavimentazione non è più in pietra (Nasso) ma in lastre di cemento della forma e del colore del nasso. Poi subito ‘il cemento non regge, si screpola, la pavimentazione non può sostenere il passaggio di veicoli pesanti’’.

E soni cominciati anche  i numeri: non più di 3 tonnellate e mezzo quindi non più veicoli pesanti e neppure autobus con la naturale conseguenza: l’autobus di collegamento dalla Consolazione si deve fermare prima, all’altezza dei giardini facendo strane merce indietro, i mezzi di trasporto che portano merci ai pochi negozi rimasti non possono entrare, vietato il doppio senso di marcia: dal centro di Todi , chiuso il Borgo e via Ciuffelli, si esce solo per via Roma che si è trasformata, da principale e  importante via di Todi, nel Circuito di Monza, con grande felicità degli abitanti.

Poi sono circolate altre voci: forse si poteva arrivare a 4 tonnellate e mezzo ma comunque niente autobus in Piazza Jacopone e niente mezzi pesanti o doppio senso.

Ieri sera abbiamo sentito l’ultima notizia da Floriano Pizzichini: l’ultima perizia effettuata certifica che la pavimentazione può sostenere non meno di 40 tonnellate.  Che cosa sta succedendo? Non sarà il caso che l’amministrazione comunale  dica con chiarezza quale è la verità? E se veramente, come anche noi crediamo per tanti motivi, può senza problemi sostenere i pesi fino a 40 tonnellate, non sarà il caso di tornare ai vecchi tempi, con gli autobus (i pochi che ormai restano, per gli altri bisogna andare a Ponte Rio) che giungono a Piazza Jacopone, i mezzi pesanti, necessari alla vita dei negozi, fino alla Piazza e il doppio senso di marcia?  Oppure si deve pensare ad un oscuro progetto che preveda la ‘’liberazione’’  di tutto il Centro da ogni forma di presenza veicolare? A favore di chi? Naturalmente dei turisti, anche se non ci sono, ora, finita l’estate. E anche prima non erano poi tanti!!! Dei problemi degli abitanti del Centro ma anche e soprattutto dei Borghi non si parla!